Laudato si’: il lascito di papa Francesco per la cura della Casa comune

Quest'anno ricorrono i dieci anni dell'enciclica del papa sulla cura del creato. I suoi appelli per l'ambiente, i Paesi poveri, la lotta alle diseguaglianze, gli emarginati... Il commento del fisico del CNR Antonello Pasini
Papa Francesco durante la cerimonia di benvenuto al suo arrivo all’Aeroporto internazionale di Dili, Timor Est, 9 settembre 2024. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Parlare dei cambiamenti climatici non è più di moda. Anzi, negli Stai Uniti guidati da Donald Trump usare queste espressioni può comportare la perdita dei finanziamenti pubblici e la cancellazione di anni di studi e ricerche. Tra i grandi della Terra, papa Francesco era uno dei pochi che, nonostante tutto e tutti, aveva continuato a richiamare l’attenzione sulla crisi climatica.

Lo scorso gennaio, ad esempio, nel discorso ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Bergoglio aveva spiegato che «sempre più la natura sembra ribellarsi all’azione dell’uomo, mediante manifestazioni estreme della sua potenza. Ne sono un esempio le devastanti alluvioni che si sono verificate in Europa centrale e in Spagna, i cicloni che hanno colpito il Madagascar, il Dipartimento francese di Mayotte e il Mozambico. Non possiamo rimanere indifferenti a tutto ciò! Non ne abbiamo il diritto! Piuttosto, abbiamo il dovere di esercitare il massimo sforzo per la cura della nostra casa comune e di coloro che la abitano e la abiteranno».

Valencia devastata dalle alluvioni. Foto Ansa, EPA/CHEMA MOYA

In quell’occasione, papa Francesco aveva sollecitato ancora una volta i Paesi ricchi a condonare i debiti dei Paesi più poveri. «Non si tratta – aveva sottolineato – solo di un atto di solidarietà o magnanimità, ma soprattutto di giustizia, gravata anche da una nuova forma di iniquità di cui oggi siamo sempre più consapevoli: il “debito ecologico”, in particolare tra il Nord e il Sud».

Il 24 maggio 2025 saranno i dieci anni dell’enciclica Laudato si’. Riprendendo i versi del Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi, nel 2015 il papa aveva richiamato l’attenzione del mondo sulla cura del nostro pianeta, la nostra Casa comune, proponendo il modello di un’ecologia integrale per il pieno sviluppo del genere umano e della natura.

Antonello Pasini

Un’ecologia integrale inseparabile dalla nozione di bene comune, «fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo». La Laudato si’ ha avuto vasta eco in tutto il pianeta e ha introdotto nuove espressioni destinate a sopravvivere al pontefice. La capacità del papa, commenta Antonello Pasini, fisico, ricercatore senior del Centro nazionale delle ricerche (CNR) e scrittore, è stata quella di aver compreso la complessità del problema.

L’ultimo libro di Antonello Pasini, dal titolo La sfida climatica

Nel suo ultimo libro, “La sfida climatica. Dalla scienza alla politica: ragioni per il cambiamento”, pubblicato da Codice edizioni e in uscita il 24 aprile, Pasini approfondisce proprio questo aspetto. «Il clima – afferma – è un sistema complesso: non è che se hai un buco qui, lo tappi e pensi di aver risolto. In un sistema complesso si apre una voragine da un’altra parte. Devi capire come funziona e affrontare un’infinità di sfide con tutti gli altri sistemi complessi in cui si è inseriti. È una sfida per la scienza, per la nostra visione del mondo “filosofica” e una sfida comunicativa. Non possiamo più ritenerci padroni del mondo alla Cartesio: siamo un nodo della rete di relazioni con la natura, ma anche con gli altri uomini, che deve andare verso l’armonia. Quando papa Francesco parlava di queste cose era veramente eccezionale.

Quest’anno ricorrono i 10 anni della Laudato si’. Cosa ha dato questa enciclica al mondo?
Ha parlato a tutti e credo che sia stata accolta molto bene anche in vari ambienti laici. Mi ha stupito l’estrema chiarezza con cui il papa ha visto il dato scientifico. È stato uno dei primi ad aver compreso la complessità del sistema clima, in cui non si può agire in maniera semplice, con quelle che lui chiama soluzioni tecnocratiche, ma devi cercare delle soluzioni più sistemiche. Il papa ha evidenziato che il bene nostro è il bene del pianeta: one health, una salute globale. Lui diceva che i gemiti della terra sono i gemiti dei più deboli, ed è vero. Papa Francesco ha legato le dinamiche umane a quelle della natura. Questo è esattamente quello che noi vediamo: siamo un nodo della rete di interrelazioni tra noi e la natura e con gli altri umani.

Che ne pensava di papa Francesco?
Papa Francesco è stato un uomo di grande cultura e umanità, che ha fatto del servizio agli ultimi la sua opzione di vita. La sua grandezza risiede anche nell’aver compreso la complessità del mondo e le varie dinamiche dello scarto – non solo di beni, ma anche di essere umani –, che porta con sé il nostro attuale modello di sviluppo.

(Leggi l’intervista ad Antonello Pasini sul numero di maggio della rivista Città Nuova).

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