Francesco, lo scandaloso ripudio della guerra

Un papa scomodo, così come lo è l’annuncio evangelico che sovverte e spiazza le nostre certezze e abitudini. Ora che è giunto il suo “sabato senza vesperi”, possiamo riconoscere che, senza l’elezione al soglio pontificio, l’insegnamento di Francesco non avrebbe trovato spazio in molti ambienti ecclesiali, a cominciare dai media, perché giudicato “poco equilibrato”.
Non lo è stata la sua presa di posizione a difesa delle persone migranti, manifestata in ogni modo, e l’impegno per l’ecologia integrale. Due questioni scandalose che rimandano alle conseguenze dell’economia che uccide denunciata nell’esortazione Evangelii Gaudium, il manifesto lanciato nel 2013 all’inizio del suo pontificato.
In quel testo papa Bergoglio ha osato colpire uno dei dogmi del pensiero liberista: “il trickle down”, l’idea cioè che la ricchezza di pochi avrebbe un effetto positivo anche per i più poveri. Una vera profanazione mai perdonata dai custodi del sistema che accettano di buon grado la declamazione dei valori, a patto che restino astratti.
La morte del papa lascia smarriti. Manca ora la sua voce, proprio nel momento in cui i pezzi della guerra mondiale che aveva descritto, tra l’incredulità di tanti, si stanno ricomponendo.
Fino alla fine dei suoi giorni, nel messaggio di Pasqua Urbi et Orbi, che ha scritto senza poterlo leggere, Francesco ha ribadito che «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo».
Affermazioni chiare che possono essere relativizzate da un’interpretazione ambigua banalizzante, oppure offrire una direttiva concreta per quella politica della nonviolenza attiva auspicata nel messaggio per la giornata della pace del 2017, a cento anni dall’invocazione di Benedetto XV, ignorata dai capi delle nazioni, di porre fine all’inutile strage del primo conflitto mondiale.

ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Visitando nel 2014 il sacrario di Redipuglia, eretto per motivi di propaganda nazionalista, Francesco ha detto di avere udito, davanti ai resti di oltre 100 mila giovani immolati tra le trincee della cosiddetta “grande guerra”, il grido di Caino che dice:: “A me che importa?”.
Sono parole che invitano al pentimento e alla conversione, lontana da ogni retorica del conflitto e delle relative teorie giustificazioniste per entrare poi nella denuncia del tempo passato e di quello attuale: «Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”».
Sono stati innumerevoli i riferimenti nei discorsi di Francesco al potere pervasivo delle industrie delle armi capaci di imporsi sulla volontà dei popoli e delle persone chiamate a combattere, uccidere e morire.
La seduzione dell’onnipotenza delle armi ha il suo compimento con gli strumenti di devastazione in grado di porre fine all’umanità, cioè alle bombe nucleari considerate come strumento efficace di deterrenza contro ogni evidenza dimostrata dagli scienziati atomici che, di anno in anno, avvisano dell’avvicinarsi dell’apocalisse nucleare con il proliferare di tali strumenti sofisticati di morte.
Ormai di conflitto nucleare si parla apertamente anche come escalation del conflitto in Ucraina, mentre Francesco è stato tra i maggiori sostenitori del trattato Onu del 2017 di messa al bando delle armi nucleari che alcuni Paesi non vogliono neanche discutere. Tra questi l’Italia che ospita decine di bombe nucleari B61-12 nelle basi Usa di Ghedi, Brescia, e Aviano, Pordenone.
L’intima illusoria accettazione delle armi nucleari come garanzia di sicurezza è in contrasto con la condanna di immoralità pronunciata da Francesco nei confronti non solo dell’utilizzo, ma anche del possesso delle armi nucleari.

Proprio per superare tale contraddizione, decine di associazioni e movimenti cattolici in Italia stanno cercando di fare pressione, sostenendo la campagna per l’adesione dell’Italia al trattato del 2017 scontrandosi contro un muro di gomma anche all’interno dei loro ambienti.
Il magistero di Francesco sulla pace ha permesso di mettere in evidenza in questi anni il difficile ripudio della guerra che la Chiesa intera è chiamata a compiere dopo secoli di giustificazioni e teorie sulla guerra giusta utilizzabile in fronti diversi. La complessità degli scenari concreti ha visto ricomparire inquietanti esaltazioni del riarmo come unica ragione politica destinata ad incidere sulle scelte determinanti in economia.

Al contrario, una particolare affinità con Francesco è emersa da realtà anomale come il Calp, il Collettivo dei portuali di Genova che hanno rifiutato di caricare armi su navi dirette in zone di guerra. Un atto lodato dal papa come esempio di chi mette a repentaglio il proprio lavoro per motivi di giustizia. Josè Nivoi, portuale del Calp,come gesto di affetto, ha rimesso in rete la foto dell’incontro cordiale avuto con Francesco al momento di consegnargli la maglia del collettivo
Un gesto che fa capire, più di mille discorsi, che non resterà isolato il suo grido contro la guerra.
Una certezza radicata nel messaggio che Francesco ci ha lasciato nel giorno della Resurrezione: «Cari fratelli e sorelle, nella Pasqua del Signore, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello, ma il Signore ora vive per sempre (cfr Sequenza pasquale) e ci infonde la certezza che anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte. Affidiamoci a Lui, che solo può far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5)!»
«L’assemblea generale del Movimento dei Focolari si impegna a favore di una politica che promuove un dialogo a tutto campo e azioni dirette a sostegno di iniziative di pace perché cessino tutte le guerre. Aderisce a quelle iniziative che contrastano la corsa agli armamenti nello spirito intrapreso con decisione da papa Francesco»
Per dare applicazione a questa mozione, approvata all’unanimità il 20 settembre 2014, il Movimento dei Focolari in Italia ha promosso il Gruppo di riflessione e azione su disarmo, riconversione e cammino della pace, “Economia disarmata“.