Papa Francesco sui giornali del mondo

La morte del pontefice ha naturalmente raggiunto con celerità le prime pagine di tute le testate
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Come prevedibile, sono bastati pochi minuti perché, anche laddove per questioni di fuso orario le redazioni erano già chiuse o non ancora aperte, la notizia della morte di papa Francesco raggiungesse le prime pagine dei siti di informazione; naturalmente con accenti diversi a seconda del Paese e del tipo di testata, per quanto di fatto con una certa uniformità di contenuti rispetto all’eredità che questo pontefice lascia al mondo.

Negli Stati Uniti l’attenzione pare essere stata rivolta in particolare a come papa Francesco si sia sempre posto dalla parte degli “ultimi”. Sul Washington Post campeggia infatti il titolo «I cattolici piangono la perdita di una voce in favore dei diseredati», ricordando come nel suo ultimo discorso a Pasqua abbia lanciato un appello contro il disprezzo che si vede verso gli emarginati e i migranti, e come il suo ultimo incontro “istituzionale” sia stato proprio quello con il vicepresidente statunitense Vance – della cui amministrazione il pontefice ha sempre criticato vivamente la politica migratoria. Anche il New York Times ricorda che «nei suoi ultimi giorni il papa ha preso le difese dei poveri e degli impotenti», e cita anche le ben note divergenze tra Francesco e la parte più conservatrice del clero americano, anche all’interno della stessa Conferenza episcopale, e con la stessa amministrazione Trump: una situazione che, almeno negli Usa, fa sentore ancora di più quella situazione di “bivio” citata anche dal Post di fronte al conclave che sta per aprirsi, e che potrebbe avere quasi un sapore di “resa dei conti” tra le due fazioni.

Spostandoci in America del Sud, viene spontaneo dare uno sguardo al Clarìntra i principali giornali argentini: che titola «Addio all’argentino che rivitalizzò la Chiesa», e lo definisce «uno dei leader spirituali e politici più importanti degli ultimi decenni». Largo spazio è poi dedicato alla settimana di lutto nazionale proclamata nel Paese, al rapporto tra il pontefice e i presidenti argentini che si sono succeduti dalla sua elezione (ma anche quelli con cui si è confrontato da arcivescovo di Buenos Aires), e a quali sono i cardinali argentini che siederanno in conclave.

Tornando in Europa, lo spagnolo El Paìs tratteggia il ricordo di un papa che «ha silurato Bannon, Milei, Salvini e Ayuso» su temi come i migranti, l’ambiente e l’economia, pur rimanendo inascoltato su molte delle questioni da lui sollevate; riconosce che su molte delle sue lotte, tra cui quella alla pedofilia, ha incontrato resistenza anche all’interno dello stesso clero spagnolo; e puntualizza tuttavia che papa Francesco si è anche opposto a molte di quelle che vengono definite “conquiste sociali” – come le aperture sull’omosessualità, che sono state considerate eccessive dai conservatori, e tuttavia insufficienti dai “progressisti”. Una visione simile a quella del francese Libération, che titola a tutta pagina «Perdimus Papam», e parla di un pontificato «impegnato sui migranti, sui poveri e sul’ecologia, ma deludente sulle questioni sociali». Impossibile accontentare tutti, verrebbe da commentare; né del resto questa è mai stata la preoccupazione di un papa che, per dirla con il biografo Fabio Marchese Ragona intervistato da Le Monde, «ha sempre parlato in maniera franca, e questo può aver irritato alcuni ambienti». Sempre rimanendo in FranciaLe Figaronell’editoriale di Étienne de Montety, parla di un papa che «voleva riparare la Chiesa», e della cui eredità inedita – il primo sudamericano, il primo ad aver convissuto con un predecessore, il primo ad aver scelto di non vivere negli appartamenti pontifici… – è ancora impossibile tracciare un bilancio.

Il tedesco Der Spiegel è uno dei pochi giornali a non mettere la notizia della morte del pontefice in testa alla pagina (posto occupato dall’ennesimo scandalo di fuga di notizie militari negli Usa), ma dedica comunque ampio spazio a quello che definisce «il popolo di Francesco», ossia alle reazioni dei cattolici. Parla di una Chiesa «ad un bivio esistenziale» di fronte non solo alla scelta del successore di Bergoglio ma anche delle grandi questioni che investono il mondo, e lancia anche un sondaggio tra i lettori chiedendo se il papa sia effettivamente riuscito a dare la sua immagine alla Chiesa. La Frankfurter Allegemeine Zeitung apre con la domanda (che del resto si pongono tutti i media, anche se più in basso in pagina) su chi sarà il successore di Francesco; e nel commento di Thomas Jansen, dal titolo «La risposta che il papa non è riuscito a dare», parla di un pontefice che si è sì posto da subito come un rivoluzionario, ma che, almeno dal punto di vista di molti cattolici tedeschi, non è riuscito a portare a compimento quei cambiamenti di cui si era fatto promotore. Il belga Le Soir tuttavia, che apre con il titolo «Una sede vacante per una Chiesa divisa», dedica un podcast appunto sulle tracce che Francesco lascia nella Storia.

Dall’altro lato del mondo, in Australia, sia The Age che il Sydney Morning Herald aprono con le ultime notizie “tecniche”, dalle tempistiche previste per i funerali e per il conclave, alle procedure di convocazione dei cardinali; solo una riga invece dedicata dal China Daily, uno stringato «Papa Francesco muore all’età di 88 anni». Anche il Japan Times, pur mantenendo la notizia in testa alla pagina, si limita ad un «La morte di papa Francesco provoca una reazione globale», citando tra gli altri i messaggi di cordoglio di Trump e di Putin.

E appunto la reazione di Putin, peraltro uno dei primi capi di Stato a parlare dopo la notizia della morte del pontefice, ha suscitato una certa sorpresa a livello internazionale. Anche i giornali russi, per quanto non in testa alla pagina, danno conto dell’annuncio arrivato da Roma: la Komsomol’skaja Pravda ricorda che «fu il primo papa a incontrare il capo della Chiesa ortodossa russa, ma, in relazione al conflitto in Ucraina, parlò della Russia in modo molto ambiguo. Ciò non ha impedito al suo inviato di visitare Mosca l’anno scorso e al Papa stesso di parlare in videoconferenza a San Pietroburgo». E parla anche di una «strana antica profezia» secondo cui Francesco sarebbe stato «l’ultimo papa della Storia, dopodiché sarebbe arrivata la fine del mondo». La Pravda non aggiunge altri dettagli in proposito, ma che dire: per ora, almeno qui, è tutto tranquillo, staremo a vedere.

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