Bergoglio, papa del dialogo

Lo hanno più volte definito ‘il papa delle prime volte’. In effetti, è stato un papa che ha avuto il coraggio di fare passi che nessuno aveva compiuto prima. E forse anche con la sua morte, avvenuta il giorno dopo aver celebrato in piazza San Pietro con cinquantamila persone la resurrezione del Signore, ha confermato questa immagine. Il momento forse più significativo per tornare alla casa del Padre!
Certo, la Chiesa che papa Bergoglio lascia in eredità dopo dodici anni di papato è diversa da quella che aveva ereditato dalla pesante scelta di Benedetto XVI. Ma anche il mondo è cambiato dopo una epidemia universale e lo scoppio di nuove guerre, fra le quali due ad alto rischio di conflagrazione mondiale. Terrorismo e migrazioni sono state altre realtà nelle quali questo gesuita di Buenos Aires si è trovato a navigare e che hanno impresso un marchio al suo papato, caratterizzandone le scelte, motivandone i costanti appelli e il suo instancabile lavoro per la pace. È in questo ambito che non si può non riconoscere come una delle parole fondamentali di papa Francesco sia stata ‘dialogo’. Sarà interessante scoprire quante volte l’ha pronunciata: non si è mai stancato di farlo e, soprattutto, di esserne testimone.
Papa Francesco fin dai suoi primi momenti al vertice della Chiesa cattolica ha coniugato dialogo a fraternità e di questo ha vissuto. Ne ha fatto un suo stile di vita, un monito per i cristiani cattolici che ha sempre allargato a tutti i credenti e diversamente credenti, arrivando, senza mai fare alcuna eccezione, anche a coloro che affermano di non avere riferimenti religiosi.
Il dialogo è stato per Francesco uno stile di vita, una vocazione, vera chiamata a viverlo nel quotidiano con coloro che si incontrano in ogni momento, a ogni latitudine e in ogni contesto socio-politico. Francesco, come uomo di dialogo, ci ha insegnato a ascoltare. Quante volte lo abbiamo visto in silenzio rivolgendo la sua attenzione a chi aveva vissuto tragedie di migrazione, di violenza fisica e morale, di malattia o di qualsiasi altro tipo. Anche di fronte ai cosiddetti ‘grandi’ della terra, spesso restava in silenzio a lungo per poi arrivare a dire ciò che aveva in cuore.
Per questo, anche se spesso scomodo, quanto diceva veniva ascoltato e apprezzato perché testimoniato in precedenza. Da questa capacità di stabilire dialogo con tutti sono nati anche atti ‘ufficiali’ o, se preferiamo, ‘storici’, come il Documento di Abu Dhabi’ o alcune delle sue encicliche. E il peso di queste ‘carte’ non stavano tanto in quanto esse affermavano e invitavano a fare, ma nella testimonianza da cui erano nate. Papa Francesco sarà, senz’altro, un riferimento di dialogo per il futuro dell’umanità, soprattutto per coloro che desiderano la pace e, per questo, lavorano all’incontro delle culture e delle religioni.
Non dimentichiamoci che la sua elezione è arrivata in un momento in cui si susseguivano ancora molte violenze di terrorismo di carattere ‘religioso’ o pseudo-religioso. La sua scelta, quindi, di incontrare le comunità delle diverse fedi, soprattutto quelle del mondo musulmano sunnita e sciita, è stata una chiara iniziativa di dialogo come risposta alla religione strumentalizzata per fini politici. Per questo ha rischiato la vita nel visitare Paesi difficili come l’Iraq, in momenti tutt’altro che sicuri.
È ancora troppo presto per fare dei bilanci di un papato dirompente come quello di Bergoglio, ma non si può negare che verrà riconosciuto come riferimento per tutti coloro che desiderano vivere per la pace e costruire dialoghi di fraternità. Me lo dimostrano i messaggi di persone di diverse fedi e culture che stanno piovendo sul mio whatsapp in questi minuti che seguono la sua morte.
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