A Osaka apre l’Expo della società futura

Si è inaugurata a Osaka in Giappone l’Expo Universale 2025, esattamente 55 anni dopo quella che si tenne nella stessa metropoli nel 1970. L’esposizione, che resterà aperta fino al 13 ottobre, raccoglie rappresentanze di 158 Paesi espositori e di 7 organizzazioni internazionali
Visitatori sulle scale della stazione Yumeshima all'apertura di Expo 2025 ad Osaka, Kansai, Giappone, 9 Aprile 2025. Ansa EPA/FRANCK ROBICHON

Il tema dell’Expo di Osaka è Designing Future Society for Our Lives (Progettare la società futura per le nostre vite) ed esprime bene l’impegno da parte di molte società a riflettere sul futuro tentando di coniugare innovazione tecnologica e rispetto dei valori umani. Osaka aveva ospitato questa manifestazione circa mezzo secolo fa, in un momento di grande crescita del Giappone uscito sconfitto e distrutto – soprattutto nell’animo e nell’identità nazionale – dalla Seconda Guerra mondiale. Osaka, fra l’altro, è stata la capitale imperiale ed è considerata una delle culle della civiltà giapponese. Oggi si presenta come una metropoli di assoluta avanguardia a livello mondiale e, a livello commerciale, è, probabilmente, il vero hub dell’arcipelago giapponese. Trascorrere alcuni giorni in questa città significa immergersi in un mondo che ha saputo coniugare tradizione, modernità e, soprattutto, assoluta innovazione. È dunque la sede giusta per ospitare un’Expo mondiale con il tema che è al centro dell’esposizione di quest’anno.

Vista aerea di Osaka Expo 2025 sull’isola artificiale di Yumeshima, 13 Aprile 2025. Ansa

La sede della manifestazione si trova sull’isola artificiale di Yumeshima, in quello che è stato definito il Grand Ring, il grande anello, che rappresenta anche il simbolo di questa edizione. Si tratta di una concezione di Sosuke Fujimoto, uno dei più importanti architetti contemporanei: un anello circolare in legno (del diametro di 700 metri) che abbraccia i padiglioni nazionali dei diversi Paesi presenti. Tutto questo rende il Grand Ring la più grande struttura in legno mai realizzata. Ma c’è di più in questa opera suggestiva e tradizionale. Si tratta, infatti, di una struttura senza chiodi, assemblata secondo la tradizionale tecnica a incastro “nuki”, nella quale le travi orizzontali perforano quelle verticali. L’opera, inoltre, è resistente ai terremoti. Da un punto di vista del significato, merita notare come il Grand Ring esprima un’autentica filosofia: la circolarità, infatti, indica cooperazione e connessione, e l’uso del legno sottolinea l’importanza del legame con la natura. La struttura stessa è immagine di un futuro sostenibile, che è anche il tema dell’Expo.

Grande, dunque, la differenza fra il simbolo e l’architettura della prima edizione tenutasi a Osaka nel 1970. Allora, infatti, il simbolo era stato la Torre del sole, che con i suoi 70 metri che si impennavano verso il cielo voleva indicare lo slancio vitale ed entusiasta di un Paese che si lasciava alle spalle la Seconda Guerra mondiale. Inoltre, la Torre del sole presentava tre facce: la brillante “Maschera d’oro”, situata alla sommità, che suggeriva il futuro; la “Faccia del sole” sul davanti, a significare il presente, e, sul retro, il “Sole nero”, simbolo del passato. Queste differenze a livello simbolico e architettonico – fra le due manifestazioni – lasciano capire quanto il Giappone e l’umanità siano cambiati in questo mezzo secolo. Un altro elemento che, oggi, può far sorridere, ma resta significativo, sta nel fatto che nel 1970, in occasione di quella Expo, apparvero per la prima volta i telefoni senza filo: i visitatori potevano avere un primo contatto con il Dream Telephone, antenato del telefono cellulare. Anche il titolo dell’Expo del 1970 può essere una chiave di lettura importante: “Progresso e armonia per l’umanità”. Da un lato, un chiaro riferimento alla cultura orientale che si concentra decisamente sull’armonia, che spesso è ignorata o aliena alla cultura occidentale, soprattutto attuale. Dall’altro, questa frase calzava a pennello con lo spirito di quei decenni. Gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, infatti, hanno rappresentato un momento della storia recente dell’umanità caratterizzato da grande ottimismo e da rapido sviluppo tecnologico. Si capiva che l’umanità non sarebbe più stata la stessa.

La cerimonia di inaugurazione del padiglione italiano a Osaka Expo 2025 alla presenza del ministro degli Esteri Antonio Tajani con il commissario generale Mario Vattani, mons. Rino Fisichella e Serena Autieri, Osaka (Giappone), 13 aprile 2025.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Per questa edizione, il padiglione Italia è stato concepito da Mario Cucinella e il suo tema è “l’Arte rigenera la vita”, che offre una moderna interpretazione della città ideale del Rinascimento. Al centro si impone l’Atlante Farnese, un capolavoro immenso che rappresenta il titano Atlante in ginocchio mentre sostiene il globo celeste, simbolo dell’universo conosciuto all’epoca. Il padiglione italiano ospita anche quello della Santa Sede – sono stati inaugurati dal ministro degli Esteri Tajani e da mons. Fisichella. Da parte sua, la Santa Sede espone un capolavoro d’eccezione: la “Deposizione di Cristo” di Caravaggio, proveniente dai Musei Vaticani. Se, da un lato, il padiglione Italia, desidera proporre una vetrina unica del Made in Italy, il settore riservato alla Santa Sede intende trasmettere un concetto profondo: la bellezza, da scorgere in molteplici sfaccettature, può essere una fonte di ispirazione per la costruzione di una società più armoniosa. Inoltre, lo spazio della Santa Sede unisce simboli cristiani e giapponesi raffigurando la cupola di San Pietro e il sole nascente, accompagnato da riferimenti alla calligrafia giapponese Sumi-e.

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