Prepararsi alla guerra. Cosa accade in Germania? Intervista a Heinz Bierbaum

Se la Germania si riarma da sola, saranno problemi per tutta l’Unione Europea. È questa la preoccupazione manifestata da Mario Draghi durante un summit di finanza internazionale che si è svolto a Hong Kong. L’ex governatore della Bce, nonché già presidente del consiglio italiano, è infatti l’autore del Rapporto sulla competitività che è alla base del piano di riarmo complessivo europeo proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Cdu e socialdemocratici tedeschi condividono la stessa linea di spingere per il piano di riarmo tanto da aver cambiato le regole costituzionali sull’indebitamento grazie alla composizione del vecchio parlamento in scadenza, senza cioè l’ostacolo della crescita di deputati eletti con l’estrema destra e la sinistra.
Come è noto la proposta originaria della Comunità europea di Difesa fu bloccata nel 1954 dall’opposizione francese, che temeva il riarmo tedesco. E ora che scenario si presenta davanti? L’estrema destra ha superato il consenso elettorale del partito socialdemocratico. I liberali sono scomparsi dal parlamento. I Verdi, fortemente indeboliti, fanno parte della coalizione governativa, mentre la Sinistra ha resistito ad una scissione ed è cresciuta nei consensi pur restando una forza minoritaria.
Ne abbiamo parlato con Heinz Bierbaum, presidente della Fondazione Rosa Luxemburg. Bierbaum è stato già presidente del partito della Sinistra europea dopo una lunga esperienza di segretario del potente sindacato IG Metall dal 1980 al 1996.
Rosa Luxemburg (1871-1919), economista e filosofa di origini polacche, è tuttora un punto di riferimento del pensiero della sinistra eterodossa e dalla forte tensione morale.
La Germania è stata, dopo il 24 febbraio 2022, la prima a decidere in Europa, con il cancelliere socialdemocratico Scholz, un vasto piano di riarmo; che ora il nuovo cancelliere in pectore della Cdu, Merz, ha annunciato di voler moltiplicare con un programma pluriennale. Siamo di fronte a scelte trasversali strettamente collegate alla minaccia russa? Oppure fanno parte di un disegno che dura da tempo nella cultura ed economia della Germania?
Sono scelte che, a mio parere, non fanno parte della cultura tedesca attuale. Sono state prese dopo l’invasione russa dell’Ucraina con lo scopo di aiutare Ucraina, ma anche per rafforzare la difesa che in Germania che non è in buone condizioni. Adesso però prevale la paura di subire un attacco da parte della Russia e ci si prepara alla guerra. Emblematica, in questo senso, la frase dell’attuale ministro della Difesa, il socialdemocratico Pistorius, secondo il quale la Germania deve diventare “kriegstüchtig”, cioè preparata alla guerra. Secondo me si tratta di una frase e di una scelta politica irresponsabile e pericolosa. Segnali di una progressiva militarizzazione della società.
Come si collega la strategia nazionale tedesca con il piano di riarmo europeo proposto dalla Commissione von der Leyen? Che ruolo ha avuto questa esponente politica democristiana quando ha ricoperto il ruolo di ministro della Difesa?
La strategia nazionale tedesca è coerente con il piano di riarmo europeo. Senza il sostegno tedesco una tale politica a livello europeo non sarebbe possibile. La von der Leyen non ha fatto bella figura come ministra della Difesa in Germania e ha lasciato dietro di sé molti problemi. Perciò non credo che la sua funzione precedente abbia avuto alcuna influenza. Piuttosto, è la politica del governo tedesco ad essere cruciale e viene sostenuta dai democristiani, socialdemocratici e verdi.
Che peso ha, nel contesto della Germania, la multinazionale Rheinmetall?
L’industria delle armi, in generale, gioca un ruolo importante e ha anche una grande influenza politica. Rheinmetall è una delle imprese più importanti in questo settore e influenza certamente anche la politica industriale tedesca che diventa sempre di più una politica di riarmo. I profitti delle imprese come Rheinmetall stanno salendo alle stelle.
Esiste un dibattito in Germania sulle cause del fallimento degli accordi di Minsk che hanno poi condotto alla guerra e sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 da parte, a quanto pare, dell’intelligence occidentale?
Nel dibattito pubblico e anche nei mass media l’accordo di Minsk gioca un ruolo solo marginale. Questo vale anche per il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, che è un vero scandalo.
Come si vive, da tedeschi, il fatto che Adolf Hitler, come una maledizione, resti il punto di riferimento di ogni giustificazione attuale della guerra fino alle sue estreme conseguenze?
Purtroppo avviene che tutti i dittatori come Putin vengono paragonati a Hitler per giustificare le enormi spese militari e l’invio di armi. Una tal paragone, tuttavia, non è solo molto superficiale, ma minimizza anche Hitler e i suoi crimini terribili. Ci vuole un’analisi più seria della nuova situazione geopolitica e delle cause dei cambiamenti in corso, senza tuttavia giustificare la violazione del diritto internazionale e le atrocità dei crimini di guerra commessi.
Mitterrand e Kohl che, nel 1984, si tengono per mano a Verdun, luogo di un immane strage di soldati tedeschi e francesi, resta l’immagine capace di dare il senso del sogno europeo di superare secoli di guerra. Quanto è viva questa memoria nella società tedesca in cui cresce, anche elettoralmente, l’ultradestra nostalgica di un passato nazista?
Verdun ci ricorda ancor sempre agli orrori della guerra e ci chiama alla pace. Ma si deve dire che oggi di Verdun si parla poco e neanche della riconciliazione tra Francia e Germania come elemento cruciale per uno sviluppo di pace in Europa. La nostalgia di un passato nazista di una parte dell’estrema destra è insopportabile. Ma non è l’argomento principale nella lotta contro l’estrema destra. È piuttosto la sua politica migratoria disumana.

EPA/HAYOUNG JEON
Sono molto importanti i legami storico culturali tra Italia e Germania. Giacomo Matteotti, ad esempio, nel 1914 prendeva come esempio Karl Liebknecht che non votò i crediti di guerra per il riarmo approvato anche dai socialdemocratici. Da quella opposizione di Liebknecht nacque, assieme a Rosa Luxemburg, il movimento internazionalista. Entrambi furono poi massacrati nel 1919. Per chi, come la vostra fondazione, ha il riferimento a quella storia, vi sembra di vivere oggi una situazione simile a quel periodo? Vi sembra una proposta fattibile anche in Germania l’idea lanciata da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, di promuovere un giubileo internazionale dei lavoratori per la pace?
Ovviamente il nome a cui fa riferimento la nostra Fondazione rappresenta un’eredità di particolare importanza. Rosa Luxemburg si è sempre molto impegnata contro la guerra per la pace. La guerra per lei non era solo una barbarie ma anche una sciagura per la classe lavoratrice, che in una guerra, come sempre, può solo perdere. Siamo perciò determinati ad un forte impegno per la pace. Per questo stiamo organizzando iniziative a tutto campo a favore della pace e contro la cultura della militarizzazione. L’idea lanciata da Landini mi sembra un’iniziativa che può essere ripresa anche in Germania.