Chiara Lubich: «Se guardo questa Roma»


Nel giugno 1949 Chiara Lubich, lascia le montagne di Trento arriva nella capitale e scrive: «Roma non è come altre città. […] Se accanto alle bellissime chiese, ai monumenti gloriosi, ai palazzi, agli alberghi, i pellegrini trovassero sparsi qua e là come fiamme, i veri cristiani, distinti dagli altri soltanto perché si amano ed amano, cuori aperti come quello di Gesù, […] se ognuno vivrà questo fuoco incendierà a sua volta molti e molti altri. […] Quando è Dio che lavora (e lavora se Lo lasciamo lavorare) opera miracoli».

Questa frase è il cuore del caloroso saluto di benvenuto con cui Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, ha accolto gli ospiti convenuti al Focolare Point presso la chiesa di santa Maria del Carmine, nel centro di Roma, per l’inaugurazione della mostra che ripercorre le tappe della vita di Chiara e la nascita del Movimento dei Focolari nel 1943 a Trento.
Tra gli intervenuti all’evento, Sua Eminenza Cardinale Reina, Sua Eminenza Cardinale Grech e il dott. Ferrandi, Direttore del Museo storico del Trentino che ha ospitato la prima mostra su Chiara Lubich nel 2020, in occasione del centenario dalla nascita, e supporta anche questa.
Nella tavola rotonda coordinata dal giornalista Alessandro De Carolis, il cardinal Reina ha invitato a guardare Roma, una città in cui 100 mila persone sono senza fissa dimora, con uno sguardo attento, che sa accorgersi delle disuguaglianze e delle povertà, fermarsi e sanarle.

Margaret Karram ha spiegato le motivazioni dell’evento: «Sono particolarmente contenta che oggi inauguriamo questa mostra e che lo facciamo a Roma, una città che è stata per Chiara estremamente significativa. Uno degli intenti di questo evento espositivo è aprire una speranza di pace, oggi più che mai necessaria; per questo lo proponiamo come parte del percorso giubilare a quanti verranno. La parola di Gesù che è al centro della spiritualità di Chiara Lubich, “Che tutti siano uno”, ci chiama a coltivare in noi e attorno a noi questo sguardo di speranza e ad impegnarci ancora di più in gesti di amore concreto».

Per il dott. Ferrandi, «Chiara Lubich arricchisce lo sguardo sul Novecento, facendoci cogliere l’intreccio tra dimensione locale e globale. Anche oggi, ci insegna a stare attenti nell’uso delle parole, senza banalizzarle. La parola è un grande strumento, che permette di vivere questo momento di crisi non solo con speranza, ma anche con capacità analitica. Siamo orgogliosi di aver contribuito all’operazione culturale che questa mostra rappresenta».
Infine i due curatori della mostra, Anna Maria Rossi e Giuliano Ruzzier, hanno spiegato come la mostra invita a mantenere lo sguardo attento alla realtà problematica che ci circonda, ma allo stesso tempo a guardare gli spiragli di luce che si intravedono oltre i pannelli… con lo stesso grande amore di Chiara per l’umanità.

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