La cultura della vita: i passi che ci restano da fare

Intervista al presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi ed Ostetrici Cattolici, neopresidente dell’Associazione Italiana dei Medici Cattolici dell’Umbria.
Foto Pexels

Chi è Alberto Virgolino?
Sono un medico ginecologo, in pensione da quasi 5 anni, laureato (1982) e specializzato (1986) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma (Policlinico A. Gemelli). Dal 1990, anno in cui mi sono sposato, abito a Stroncone, un piccolo Comune a pochi chilometri da Terni, dove ho lavorato come dirigente del Distretto Sanitario locale. Ho due figlie, Chiara, 32 anni sposata e trasferita a Firenze, Maria Elena 31 ancora con noi genitori. 

Sono volontario del Movimento per la Vita (MpV) di Terni dal 1988, anno in cui ho iniziato a lavorare nella ULSS di Terni. Sono stato presidente della Federazione regionale dei MpV e CAV dell’Umbria per 9 anni e, fino al 2018, anche del MpV-CAV di Terni; attualmente svolgo il compito di segretario. Sono stato eletto presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi ed Ostetrici Cattolici (A.I.G.O.C.) nel 2021 e sono ancora in carica. Sono anche presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) della Diocesi di Terni, Narni, Amelia e da pochi mesi anche della stessa Associazione Italiana dei Medici Cattolici dell’Umbria. 

Come nasce il suo impegno nel Movimento per la Vita?
Fin dall’infanzia ho avuto la fortuna di frequentare l’Oratorio Don Bosco di Gaeta, città dove sono nato 69 anni fa, e da ragazzo nelle riunioni formative del sabato pomeriggio per il Gruppo Giovani, tra i vari temi di cultura sia scientifica che sociale i Salesiani, coadiuvati da “esperti” (anche medici), ci sottolineavano la bellezza ed il valore della vita nascente. E al Liceo Scientifico “E. Fermi”, nei primi anni ’70 l’insegnante di Religione, don Giuseppe Viola, dava molto risalto al rispetto della vita nel grembo materno; lo stesso sacerdote fondò una Casa di accoglienza per ragazze-madri proprio a Gaeta, dando così un esempio di come rispondere concretamente al bisogno di accoglienza di una madre in difficoltà.

Da questi imput educativi, oltre quelli ricevuti in famiglia, rafforzati dalla formazione universitaria sotto la guida di mons. Elio Sgreccia e mons. Carlo Caffarra (entrambi poi divenuti Cardinali), è nata la vocazione di studiare la vita nascente, conoscerne le basi scientifiche e quindi curarla. Nel 1981, al 5° anno di Medicina, con i miei amici colleghi universitari di CL di Roma, ho vissuto l’impegno referendario per abrogare la legge 194, promulgata nel 1978, che introdusse la liceità dell’aborto volontario in Italia. Dopo questa vicenda, conclusasi come sappiamo purtroppo, con la conferma della stessa legge, il MpV cominciò a diffondersi in Italia insieme ai Centri di Aiuto alla Vita (CAV) la cui nascita a Firenze nel 1975 – 50 anni fa appunto – aveva dato l’avvio a tutto il volontariato a difesa della vita.

Durante gli anni di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia al Gemelli ho avuto la fortuna di conoscere l’opera delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Queste umili suore accoglievano le donne in gravidanza provenienti dai quartieri più poveri della Capitale, in una struttura ex-scolastica del Comune di Roma nel quartiere di Primavalle, non molto distante dal Policlinico “A. Gemelli”. Era la “Casa dell’allegria”: una dozzina di donne di ogni etnia e di lingue e costumi diversi, ospitate con i loro bambini neonati che attendevano una possibile sistemazione più stabile. Venivano assistite gratuitamente nel Day Hospital Ostetrico (D.H.O.) dello stesso Policlinico universitario durante tutta lo loro gravidanza fino al parto. Ho avuto anche la grazia di incontrare personalmente santa Madre Teresa grazie al prof. Giuseppe Noia, dirigente del D.H.O. e oggi direttore dell’Hospice Prenatale.

Dopo il mio trasferimento per lavoro a Terni nell’estate del 1988, ho preso i contatti con il MpV locale, presieduto dall’ingegnere Antonio Dughiero. Nel mio nuovo lavoro di medico di distretto sociosanitario mi capitò di parlare con una giovane donna incinta, molto incerta sul prosieguo della sua gravidanza. Così, in cerca di un possibile aiuto, mi rivolsi al MpV di Terni e da allora ho continuato a svolgere il mio servizio di volontariato anche nella mia veste professionale di ginecologo ed ostetrico. Fu quello un esordio memorabile: quella prima mamma incontrata, accompagnata dalle preghiere di tante e sante persone e sacerdoti amici, non solo partorì felicemente la sua bambina, ma si unì in matrimonio in chiesa, prima di partorire, con il padre della piccola (Erica), nata nell’89, e poi ebbero altri due figli!

Indubbiamente la mia professione di ginecologo mi ha favorito e quasi naturalmente portato a questo impegno di volontariato. Negli anni successivi, grazie all’incontro provvidenziale con altre amiche ed amici di Terni che mi hanno fatto conoscere l’esperienza di Medjugorje, la nostra associazione è cresciuta divenendo MpV – CAV Onlus nel 2006. Da allora ad oggi abbiamo aiutato a nascere 390 bambini! Il nostro MpV-CAV è molto legato al MpV di Rieti presieduto dalla dottoressa Maria Laura Petrongari che da diversi anni mi invita ad incontri culturali e di formazione anche per gli studenti locali.

L’8 marzo il Movimento per la Vita ha partecipato alla S. Messa in S. Pietro celebrata dal card. Parolin, che ha sostituito papa Francesco ora ricoverato al Gemelli. È stato letto il testo del suo Messaggio, in cui si dice: «Una società giusta non si costruisce eliminando i nascituri indesiderati, gli anziani non più autonomi o i malati incurabili». A suo avviso, come è cambiata nella società la cultura della vita? Quali passi si potrebbero ancora fare per promuoverla soprattutto tra i giovani e le giovani?
Un fattore determinante che ha prodotto il profondo cambiamento di mentalità nei confronti della vita umana è stato, ed è, l’esasperazione dell’individualismo personale e collettivo; lo stesso atteggiamento che scoraggia e indebolisce le relazioni tra uomini e donne, anzi, tenta anche di stravolgerle, riconoscendo ed esaltando quelle “diverse” come nuove conquiste di diritti sociali. La famiglia è la prima causa e, allo stesso tempo, la vittima di questo “tsunami” ideologico che, nell’inganno dell’autodeterminazione come principio assoluto del “singolo”, travolge e dissesta le basi fondamentali della vita presente e futura della civiltà umana.

I figli sono le vittime più colpite in senso fisico, i “piccoli martiri” rifiutati e scartati se non sono programmati e desiderati; e una volta nati, i figli sempre più spesso mancano di figure significative di riferimento per la loro maturazione e acquisizione di una chiara identità e progettualità di vita. Il valore della relazione umana, uomo-donna, madre e padre-figlio, alla base dell’esperienza per cui, e di cui, siamo fatti  “amare ed essere amati” è scaduto in criteri meramente utilitaristici: se “conviene”, se “non costa sacrificio”, se rispetta la “qualità della vita” misurata esclusivamente su parametri di benessere materiale. I frutti di questo “pensiero unico” sono sotto gli occhi di tutti: infertilità, denatalità, cultura dello scarto, violenze di ogni genere fino alle guerre! 

Le nuove generazioni hanno l’urgenza di essere protette dalle menzogne mediatiche e non solo (anche scolastiche!), che negano l’esistenza della vita umana fin dal suo inizio, il concepimento. L’essere umano in ogni sua fase di sviluppo, prima e dopo la nascita, indipendentemente dal suo stato di salute o di malattia, merita il rispetto assoluto e la cura necessaria. Principi questi contemplati anche dagli ordinamenti pubblici nazionali ed internazionali che però vengono indeboliti dai “nuovi diritti” personali (quelli della moderna “salute riproduttiva”, ad esempio).

I nostri figli e le nostre figlie hanno bisogno di essere amati, nella famiglia finché esiste, ma anche nella scuola e nelle realtà aggregative, da persone testimoni di verità e bellezza che si fonda sull’esperienza della comunione profonda tra di noi e con Dio. In tal senso, come cristiani cattolici, uniti al Papa e ai nostri pastori, abbiamo una grande responsabilità e un grande compito di annuncio e di testimonianza che renda credibile ed amabile spendere la vita per Gesù Cristo!

Questi 50 anni hanno visto il vostro impegno crescere attraverso tanti progetti a tutela della vita. C’è un progetto che le sta particolarmente a cuore? Perché?
Trenta anni fa alcuni membri del MpV italiano, l’ingegnere Mario Paolo Rocchi, l’avvocato Francesco Migliori e l’ingegnere Silvio Ghielmi inventarono una straordinaria forma di aiuto alle madri in grave difficoltà che venivano a colloquio con i volontari e volontarie dei CAV diffusi in tutta Italia, che chiamarono “Progetto Gemma”. Si tratta di una “adozione prenatale a distanza” che viene offerta in anonimato da singole persone o gruppi in favore di una mamma nel primo trimestre di gravidanza, periodo più rischioso per la vita del bambino nel suo utero, stante la possibilità offerta dalla legge 194 di essere soppresso volontariamente in questo limite di tempo.

L’impegno economico attualmente di 200 mensili per 18 mesi, dal 3° mese di gravidanza fino al compimento del 1° anno di vita del bambino, ha favorito, ad oggi, la nascita di oltre 25.000 bambini! Ma oltre questa efficacia concretissima che consente letteralmente di salvare la vita di un essere umano innocente e indifeso, il Progetto Gemma crea anche una sensibilità ed una attenzione crescente nella nostra gente per il bambino non nato, che altrimenti per la cultura dominante resterebbe invisibile, come inesistente e pertanto facilmente eliminabile. È possibile a tutti noi diventare “adottanti a distanza” di una mamma in attesa del suo bimbo, prendendo contatti con la Fondazione Vita Nova – Progetto Gemma.

Quanto è importante formare i ragazzi e gli uomini ad accogliere la vita nascente e a tutelarla per costruire una società fondata sui valori della vita? In che modo il Movimento porta avanti questo impegno e cosa si potrebbe fare ancora?
L’urgenza più grande, come ho detto, è l’educazione all’accoglienza della vita umana soprattutto per i giovani, veri protagonisti della società di oggi e di domani. Il MpV a livello nazionale offre dal 1987 la possibilità agli studenti dell’ultimo triennio delle Scuole superiori e dell’Università di partecipare ad un Concorso Europeo, negli ultimi anni chiamato “Premio Internazionale Alessio Solinas” (un giovane universitario impegnato nel MpV scomparso alcuni anni fa). I vincitori selezionati in ogni regione italiana di residenza vengono premiati con un soggiorno di alcuni giorni a Strasburgo, sede del Parlamento europeo, durante il quale incontrano deputati e svolgono anche lavori assembleari nell’emiciclo dello stesso Parlamento. Il titolo del Concorso di questo anno scolastico 2024-2025 è il seguente: “FAMIGLIA: parola d’ordine del futuro. Ripartiamo da noi”.

Questo lavoro in collaborazione con gli insegnanti delle scuole superiori è particolarmente strategico per entrare in dialogo con i ragazzi e le ragazze e trasmettere loro informazioni ed esperienze che lascino il segno nelle loro menti e nei cuori. Tra le priorità che la nostra Chiesa italiana, in particolare, dovrebbe considerare nel suo cammino sinodale per una nuova evangelizzazione, sono i temi della sessualità inerente l’identità della persona, aperta all’incontro con l’altro, per l’accoglienza responsabile del dono della vita. In concreto, una proposta di vita affettiva liberata dalla dipendenza ideologica della contraccezione, per un progetto di amore integrale che risponde alla totalità della persona.

Coinvolgere poi direttamente i giovani in iniziative di impegno culturale e sociale, come ad esempio seminari di formazione promossi dal MpV italiano, o in altre occasioni che si presentano nelle varie realtà del nostro volontariato, è indubbiamente un’azione efficace da raccomandare agli educatori perché consente di rendere gli stessi giovani, a loro volta, testimoni e portatori di vita presso i loro coetanei. A loro deve essere affidata una vera e propria “rivoluzione” culturale, quanto mai necessaria che metta al centro, con coraggio, “il più piccolo e il più povero dei poveri”, il bambino non ancora nato, come lo definiva santa Madre Teresa.

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons