Un carro di carnevale costruito assieme

La storia di Franca D. a proposito di una manifestazione pubblica carnevalesca. Un carro con finalità solidali e l’occasione di dare spazio ad un messaggio di dignità
Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay

Anche nella città dove vivo, fervevano i lavori per la preparazione della sfilata dei carri del carnevale. Vari gruppi l’organizzavano. Non è che mi attirino questi giorni di baldoria collettiva.

Un po’ per caso ho saputo che “l’Associazione per una vecchiaia felice” voleva creare un carro con delle panchine in legno colorate che poi, finito il carnevale, sarebbero state messe in vari luoghi della città.

Bella iniziativa con scopo positivo– ho pensato- e così con tre amiche ho deciso di collaborare alla realizzazione di questo progetto, nato come servizio gratuito da pare di un falegname che ha fatto i lavori di costruzione facendo solo pagare il costo del legno.

Inoltre ci piaceva l’idea che il lavoro fatto potesse continuare, anche una volta terminato il carnevale, perché le panchine sarebbero state messe a disposizione della città e collocate in vari punti di essa.

Anziani, e non, potevano sedersi su di esse per riposare o ammirare il panorama. Abbiamo trovato tra i collaboratori dell‘associazione un clima di famiglia, un rapporto cordiale, amichevole fra i membri che ci hanno accolte e trattate come facessimo parte del loro comitato.

Ad un certo punto, il responsabile mi ha fatto vedere anche tutte le frasi che avrebbero affisse al carro. Erano simpatiche e umoristiche. Solo una non mi piaceva. Parlava del sesso in un contesto ridicolo che feriva l’anzianità. Non ho subito reagito, ma tornando a casa non riuscivo dormire. Come posso dire loro di non affissare quello striscione?

Rideranno e diranno che la penso all’antica? Di colpo mi è venuta un’idea. Potrei dire loro, che io non sarei salita sul carro se c’era affissa quella frase. Parlando con la mia amica anche lei la pensava come me decisa a non partecipare alla sfilata.

Il responsabile e sua moglie ci hanno ancora invitato prima del carnevale per darci dei vestiti e tutte le istruzioni. Sentivamo forte la loro disponibilità e gioia di incontrarci. C’era un bel clima e io ho preso coraggio e ho detto: «Non posso salire sul carro a causa di quella frase perché per me la sessualità è una cosa bella e che oggi dietro ogni pubblicità, si nasconde un riferimento negativo al sesso deturpato e usato per tutto»: «per vendere vestiti, creme di bellezza, immagini scandalose nei film e perfino l’alcool» aggiungeva la mia amica.

Loro ci guardavano e la signora interviene dicendoci: «Ma certo dovete dirci se c’è qualcosa che non va. Vogliamo che tutti si sentano bene. Vado subito in cantina e distruggo quello striscione». Sono rimasta colpita dalla sua risposta che mi ha dato quella gioia, che poi mi ha fatto vivere nella serenità partecipando al clima di festa che si vedeva nei volti della gente al passare dei carri adornati.

 

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