Una giornata per riflettere sui disturbi alimentari

Si tiene ogni anno il 15 marzo la Giornata nazionale contro i disturbi alimentari. L'edizione 2025 sarà la tredicesima, e mira a sensibilizzare una volta di più sulla necessità di garantire assistenza diffusa
Manifestazione degli studenti e associazioni donne manifestano in piazza Castello per chiedere l'attuazione della legge sui disturbi alimentari. Torino 19 gennaio 2024 ANSA/TINO ROMANO

«La XIII Giornata nazionale contro i disturbi alimentari deve essere l’occasione per riflettere su un fenomeno in drammatico aumento in Italia e agire concretamente per prevenire e sostenere i pazienti e le loro famiglie. Forse non tutti sanno che esiste un numero verde nazionale, lo 800180969, servizio anonimo e gratuito, a disposizione di tutti». A dirlo è Laura Dalla Ragione, psichiatra direttrice della Rete Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) Usl1 dell’ Umbria, docente del Campus Biomedico di Roma nonché direttrice del numero verde “SOS Disturbi alimentari” istituito a Todi dalla Presidenza del Consiglio e dall’Istituto Superiore di Sanità.

«Nei primi anni 2000 le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300 mila, oggi sono oltre 3 milioni, ed è sicuramente un numero sottostimato – continua Dalla Ragione – Un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rappresentano in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Un fenomeno drammatico che si è aggravato ulteriormente durante la pandemia e i lockdown: i dati del ministero della salute ci dicono che c’è stato un aumento del 30% di casi, soprattutto tra i giovanissimi. Il numero verde nazionale “SOS disturbi alimentari” segnala un drastico aumento di richieste di aiuto che sono raddoppiate nel 2020 e triplicate nel 2024».

È cambiata la popolazione ammalata di disturbi della nutrizione e alimentazione: sono aumentati i maschi, che sono il 20% nella fascia tra i 12 e 17 anni; e si è abbassata moltissimo l’età di esordio, che arriva a collocarsi tra gli otto e dieci anni. Il 30% della popolazione ammalata è under 14; e purtroppo più si abbassa l’età di esordio e più la patologia è grave, con conseguenze severe e a volte irreversibili.

Nel sito www.piattaformadisturbialimentari.iss.it è possibile avere una panoramica dell’assistenza per i disturbi alimentari in Italia. Secondo il censimento della Mappa DCA dell’Istituto superiore di Sanità i centri nel nostro Paese sono 150, di cui 120 del Servizio Sanitario Nazionale e 30 del privato accreditato. L’area più coperta è il Nord, con 72 centri; 29 si trovano al Centro e 43 tra Sud e Isole. Vi lavorano 1652 professionisti, per l’81% strutturati. I servizi erogati sono la terapia ambulatoriale specialistica (84% dei centri), terapia ambulatoriale intensiva/semiresidenziale/day-hospital (59% dei centri), riabilitazione intensiva residenziale (26% dei centri).

«In Italia nel 2024 i decessi per malattie legate ai disturbi dell’alimentazione sono stati 3.890 (dati Rencam): sono ormai la prima causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali – aggiunge Dalla Ragione -. Ogni anno si intercettano sempre più casi nuovi: secondo i dati del ministero della Salute, nel 2019 erano 680.569 e sono progressivamente cresciuti fino ad arrivare, nel 2023, a quota 1.680.456. Le conseguenze dei dca sono depressione, limitazione della vita sociale e lavorativa, compromissione di apparati cardiaco e gastrointestinale, osteoporosi, morte per arresto cardiaco o suicidio. Le cause di morte sono collegate alle complicanze mediche e all’alto tasso di suicidio. I dati sulla mortalità sono in aumento, ma molto disomogenei sul territorio: si muore di più nelle Regioni dove non ci sono strutture specializzate. La rete degli ambulatori multidisciplinari in Italia ha costituito un importante passo in avanti nel percorso di cura dei pazienti, ma è ancora presente in modo troppo disomogeneo sul territorio italiano».

Per Dalla Ragione «chi lavora nel campo dei disturbi alimentari si è trovato negli ultimi anni a dover combattere contro un potentissimo fattore di diffusione del disturbo: i social media. Oggi i canali attraverso cui ragazzi e ragazze possono attingere a informazioni riguardo a metodi pericolosi per perdere peso sono moltiplicati a dismisura. E non solo: sono a portata di tutti app per il conteggio calorico o il dispendio energetico, e anche il semplice utilizzo dei social media ha un’influenza sull’autostima e contribuisce a cambiare l’immagine corporea di chi ne fa uso, determinando un aumento di sintomi depressivi, l’interiorizzazione di ideali di magrezza, pratiche di monitoraggio del corpo. Il tempo trascorso sui social media e lo sviluppo di disturbi alimentari appaiono quindi fortemente correlati».

La giornata del 15 marzo vuole quindi una volta di più sensibilizzare sulla diffusione, spesso sottotraccia, di questi disturbi, e sulla necessità di superare le disparità territoriali nell’assistenza: disparità di cui, come per ogni altra diseguaglianza in ambito sanitario, letteralmente si muore.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons