I 99 anni di Save the Children

Dalla Grande Guerra al conflitto in Siria, una realtà dalla parte dei bambini

Nei giorni scorsi a Duma, agli sgoccioli dell’assedio che dura da anni intorno alla Ghouta Orientale siriana, ancora una volta sono piovute bombe e gas tossici sulla popolazione civile: nessuno, tranne chi li ha voluti, sa veramente chi li abbia sganciati. Le accuse degli antigovernativi sono ovviamente rivolte contro i militari di Assad, che si difendono negando ogni responsabilità, sostenuti a spada tratta dagli alleati russi. Un Trump indignato promette l’immediata punizione dei “cattivi” e una nave statunitense è partita minacciosa in direzione della base russa di Tartous, a mostrare i muscoli. Un copione visto già molte volte e, come al solito, quando i potenti arruffano le penne (missili e bombe) uno contro l’altro, sono gli innocenti che si beccano le botte (con morti e feriti).

Sonia Khush, direttrice della missione in Siria di Save the Children, non prende certo posizione su chi sia responsabile dell’ultimo attacco con armi chimiche a Duma, ma constata inorridita che “ancora una volta i bambini sono stati uccisi e feriti in modo indiscriminato”. E aggiunge: “I nostri partner riferiscono di aver aiutato bambini in preda a soffocamento, con schiuma alla bocca, convulsioni, in una situazione di caos”. Tra le vittime non ci sono naturalmente solo bambini, ma quello che è più odioso è che ci siano di mezzo dei bambini.

Non deve aver provato sentimenti molto diversi da quelli di Sonia Khush, l’inglese Eglantyne Jebb, quando nel 1919, all’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale, decise insieme alla sorella Dorothy di costituire una fondazione umanitaria internazionale che avesse come obiettivo l’aiuto ai bambini vittime della guerra e dell’abbandono, che prese fin da allora il nome di Save the Children.

Eglantyne era nata nel 1876 nel villaggio di Ellesmere (nel North Shropshire, in Inghilterra). Fu la prima a parlare dei bambini come titolari di diritti ed a stendere la Carta dei Diritti del Bambino che venne subito fatta propria dalla Società delle Nazioni. Più tardi la Carta diventerà la base della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, adottata dalle Nazioni unite il 20 novembre 1989 e in seguito ratificata da quasi tutti i Paesi del mondo (195), tra i quali non figurano però gli Stati Uniti che, pur firmandola nel 1995, non l’hanno di fatto mai ratificata, probabilmente a causa di una difficoltà legislativa a sottoscrivere parte dell’articolo 37 (CRC 37a), soprattutto per quanto attiene all’esclusione della pena di morte per i minori di 18 anni: un principio del Diritto internazionale molto importante, anche se ancora oggi è purtroppo ben lontano dall’essere universalmente applicato.

Tra le prime iniziative di Eglantyne, dopo la fondazione di Save the Children, ci fu una lettera del 1919 a Benedetto XV (papa dal 1914 al 1922), per chiedergli di promuovere una raccolta fondi per combattere la carestia che imperversava nei difficili anni che seguirono la fine della Prima Guerra Mondiale (1918). Il Papa accolse l’appello e per la prima volta la Chiesa cattolica sostenne una causa promossa da un’organizzazione umanitaria aconfessionale: con l’Enciclica Paterno Iam Diu (novembre 1919) il papa spronò i cristiani a raccogliere fondi per l’infanzia, e l’anno dopo lo stesso pontefice loderà esplicitamente l’operato di Save the Children.

L’eredità di Eglantyne (scomparsa prematuramente nel 1928 a Ginevra) verrà raccolta dalla sorella minore Dorothy, che morirà 82enne nel 1963.

Oggi, a quasi cent’anni dalla fondazione, Save the Children opera in 119 paesi con uno staff di 14.000 persone e una rete di 30 organizzazioni internazionali, occupandosi a livello mondiale di educazione, protezione da abusi e sfruttamento, contrasto alla povertà e sicurezza alimentare, tutela di diritti e partecipazione di bambini, bambine e giovani. Il recente scandalo di abusi che ha coinvolto soprattutto Oxfam, ha toccato di striscio anche Save the Children (31 indagati, di cui 10 denunciati dalla stessa organizzazione), senza intaccarne comunque la validità dell’operato e la credibilità.

In Italia, Save the Children è presente dal 1998 come organizzazione nazionale e negli ultimi 20 anni ha stretto accordi di partnership con oltre 70 aziende che sostengono le iniziative promosse dalla Onlus italiana sia a livello nazionale che internazionale.

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