Myanmar, nessuno parla più di questa guerra

In Myanmar da 4 anni si combatte un conflitto interno crudele e sanguinoso fra militari golpisti e milizie etniche. Una guerra civile che ha causato più di 50 mila morti e 3,5 milioni di sfollati. E un'emergenza alimentare che è destinata a peggiorare ulteriormente nel 2025
Myanmar. EPA/ROLEX DELA PENA

Sembra assurdo, eppure fra i processi discriminatori esiste anche quello che lascia da parte e ignora alcuni conflitti. In questi giorni l’Occidente sta scoprendo cosa da anni avviene in Congo per il controllo delle miniere di materiali che sono fondamentali per telefonini e computer, quindi al controllo sul mondo. Ma questa pare essere l’unica vera preoccupazione.

Perché è un fatto: anche fra le guerre ci sono quelle di serie A e quelle di serie B. Fra queste – quelle di cui mai o raramente si parla – non possiamo ignorare il Myanmar, dove da quattro anni si combatte un conflitto interno crudele e sanguinoso. Le cifre sono impressionanti per un Paese, che potremmo definire, tutto sommato, piccolo.

La guerra civile, infatti, ha causato più di 50.000 morti e 3,5 milioni di sfollati interni e ha prodotto un’emergenza alimentare che è destinata a peggiorare ulteriormente nel 2025, secondo quanto stimato dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite: più di 15 milioni di persone soffriranno la fame e 20 milioni di abitanti (più di un terzo della popolazione totale) avranno bisogno di aiuti umanitari per cibo e malattie.

Questo quanto riportano le agenzie Fides e AsiaNews, entrambe legate alla Chiesa Cattolica, che sembrano essere fra le poche fonti di notizie di quanto sta veramente succedendo nel Paese del sud-est asiatico. In questi giorni, entrambe le agenzie hanno riferito che, esattamente quattro anni dopo l’intervento dei militari e l’inizio delle ostilità interne, la giunta militare ha ulteriormente prolungato lo stato di emergenza.

La situazione è tutt’ora confusa. Si sa che l’esercito, ovviamente fedele alla giunta militare che ha compiuto il colpo di stato nel 2021, a tutt’oggi mantiene il controllo solo sul 21% del territorio, in particolare sulle zone più densamente popolate e su alcune città chiave. Da parte loro, le milizie etniche e le altre forze della resistenza, le People Defence Forces (Pdf), hanno riconquistato ampie aree del Paese, soprattutto lungo i confini.

Il Myanmar Peace Monitor afferma che 95 città in diverse parti del Myanmar si trovano ora sotto il controllo della resistenza. In varie parti si sono costituite nuove amministrazioni locali, ridisegnate lungo le linee etniche dei gruppi in lotta contro la giunta militare. Nonostante questo, le violenze continuano.

Anche se poco o nulla si sa fuori del Paese, è comunque noto che, negli ultimi quattro anni, il regime militare si è macchiato di gravi crimini contro la popolazione civile. Il Meccanismo investigativo indipendente delle Nazioni Unite per il Myanmar (Iimm) ha affermato che «Attacchi aerei, bombardamenti di artiglieria e droni sempre più frequenti e indiscriminati hanno ucciso civili, costretto migliaia di persone ad abbandonare le loro case e distrutto ospedali, scuole e luoghi di culto». Ovviamente, una guerra è crudele da entrambe le parti dei contendenti e non si può negare che anche le milizie etniche si siano macchiate di gravi abusi, tra cui stupri, omicidi e torture.

In questi giorni, rinnovando lo stato di emergenza, i generali hanno ribadito l’intenzione del governo militare di indire nuove elezioni democratiche nel 2025. Ovviamente, in molti se non in tutti c’è l’idea che si tratterà, ammesso che avvenga, di una consultazione elettorale farsa che mira a rinforzare il controllo della giunta militare.

Intanto, per l’anno appena iniziato si prevede che il numero di sfollati salirà a 4,5 milioni. Inoltre, la popolazione civile è minacciata anche dalle mine antiuomo che, secondo il Landmine Monitor 2024, stanno causando vittime in tutti i quattordici Stati e regioni del Myanmar. Sembra che nel paese le vittime per esplosione di mine siano state 692 solo nei primi sei mesi del 2024. Come rivela l’agenzia Fides, l’esercito sta piazzando mine in villaggi, fattorie, campi di riso e di mais e vicino ai campi militari. Quando i contadini si recano nei campi, rischiano la vita.

Altra emergenza drammatica è quella relativa alla fascia minorile della popolazione. Da un lato, c’è un fenomeno crescente di impiego di bambini nel lavoro, soprattutto in settori come l’abbigliamento, l’agricoltura, la ristorazione, il lavoro domestico, l’edilizia e la vendita ambulante, in palese violazione dei diritti dei bambini. L’altro aspetto inquietante è la chiusura di scuole e istituzioni educative, negando così a bambini e giovani il diritto fondamentale all’istruzione, con gravi implicazioni per il futuro della nazione. Nonostante l’impegno di alcuni Paesi dell’Asean per arrivare a una soluzione del conflitto, non pare ci sia speranza di pace. Nella difficile questione – non possiamo nascondercelo – entrano anche interessi economici più o meno nascosti, come quello della Cina, che attraverso il Myanmar mira ad un accesso all’Oceano Indiano.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons