Trump, la cerimonia d’insediamento sulla stampa internazionale

Dalle testate di casa a quelle europee, come le prime pagine dei siti di informazione vedono le prime mosse ufficiali del neopresidente
Donald Trump mostra uno degli ordini esecutivi firmati durante la cerimonia di insediamento.. EPA/ANNA MONEYMAKER / POOL

Le prime parole da 47mo presidente Usa di Donald Trump hanno fatto il giro del mondo; e su quelle, in realtà, c’è poco da dire se non riferirle. È interessante però vedere come, nei diversi Paesi, si sottolinei l’uno o l’altro passaggio, o si dia rilevanza specifica all’uno o all’altro dei suoi atti già compiuti o annunciati.

Guardando in casa, ossia negli Usa, il New York Times apre a tutta pagina con «Trump concede la grazia a quasi tutti i 1600 assalitori del 6 gennaio»: l’attenzione è quindi concentrata sul fatto che il neopresidente abbia “perdonato” coloro che avevano assaltato il Campidoglio dopo l’elezione di Biden, per rivendicare invece la vittoria di Trump stesso. Una mossa naturalmente assai controversa, che ha provocato al tempo stesso «gioia e rabbia». Anche il Washington Post individua la concessione della grazia come il primo dei «rovesciamenti di politiche» ordinati da Trump, oltre alla stretta sull’immigrazione, all’uscita dagli accordi di Parigi e dall’Oms. Significativo anche il commento «una straordinaria concentrazione di ricchezza con Musk e Bezos in prima fila all’insediamento».

Spostandoci in Spagna, El Paìs titola «Trump chiude l’era Biden con decreti contro l’immigrazione, l’agenda verde e la diversità, ritira gli Usa dall’accordo di Parigi e dell’Oms, concede l’indulto i condannati per l’assalto al Campidoglio e ribattezza il Golfo del Messico, ma non impone ancora dazi alle importazioni». Per certi versi è più curioso però l’articolo «Il presidente Usa confonde la Spagna con un Paese Brics e minaccia dazi al 100%», annoverandola per errore tra i Paesi che intendono creare una valuta alternativa al dollaro. Da segnalare anche il commento «Il giorno in cui l’oligarchia tecnologica prese il potere», che analizza «il protagonismo di Musk, Zuckerberg e Bezos» nella nuova amministrazione.

In Francia, Le Monde parla di un’«onda choch del secondo mandato confermata da una serie di decreti». Significativa l’analisi di Agnes Buzyn e Mélanie Heard secondo cui «negli Stati Uniti non è solo la scienza ad essere minacciata, ma anche il ruolo che ha nella democrazia». Di qui l’appello ad una «mobilitazione politica per difendere il ruolo della scienza nella vita pubblica», in ragione delle posizioni del neopresidente che si pongono come «contrarie ai fatti scientifici accertati» su temi come il clima e la salute.

Molto critico anche il tedesco Der Spiegel, con un commento dal titolo «La forza di Trump è la nostra debolezza», firmato dal corrispondente da Washington René Pfister. Secondo il giornalista, «il principio politico di Donald Trump si chiama egoismo radicale, sia in Patria che all’estero. L’Europa potrà tenergli testa solo se si ricorderà della propria forza».

I giornali britannici titolano in gran parte, come quelli americani, sulla grazia concessa ai condannati per l’assalto al Campidoglio. Particolarmente tagliente sull’Independent il commento di Holly Baxter che definisce quella di Trump «la cerimonia di insediamento più imbarazzante di sempre», tenuta dal «presidente della guerra delle culture» in cui «un discorso estremamente imbarazzante è stato seguito da una raffica di ordini esecutivi senza senso e inopportuni».

Secondo il belga Le Soir, «Donald Trump sbatte violentemente la porta sugli anni di Biden», e cita la «crociata contro la diversità di genere», l’«offensiva contro i migranti» e la «valanga di frenetici decreti esecutivi».

Sulla russa Komsomol’skaja Pravda la notizia dell’insediamento di Trump è in seconda posizione, a differenza di quasi tutti i giornali dell’Europa occidentale che la mettono in apertura. L’articolo rimarca che Trump nel suo discorso di insediamento «ha promesso all’America un’età dell’oro, la lotta ai migranti e il divieto della censura, ma non ha menzionato Russia e Ucraina»: dettaglio che naturalmente non può essere passato inosservato in quel di Mosca, dove Putin ha già espresso una cauta apertura a possibili interlocuzioni.

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