Oliviero Toscani, il sovversivo

La fotografia come potente strumento espressivo, arte e denuncia allo stato puro nell'opera di una vita di Oliviero Toscani, classe 1942,  che ci ha lasciato il 13 gennaio 2025
Il fotografo Oliviero Toscani alla presentazione della sua mostra a Milano 'Oliviero Toscani. Professione fotografo', Milano, 23 giugno 2022. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

I suoi scatti danno fastidio, a volte ti costringono ad abbassare lo sguardo, a volte ti arrivano come pugni, altre ti fanno dire: è semplicemente un genio.

Sempre ti provocano una riflessione: ed è per questo che sono così potenti. Nelle contraddizioni e nelle pieghe dell’umano, nell’attraversare il presente, Oliviero Toscani ha accompagnato più generazioni. «Di ogni fotografia mi ricordo bene dove l’ho fatta, perché l’ho fatta, cosa ho pensato, su cosa ho riflettuto, cosa ho deciso, cosa ho criticato, quando l’ho fatta», spiegava Toscani in un’intervista riportata da Aska News.

Oliviero Toscani ci ha lasciato il 13 gennaio 2025 in seguito all’aggravarsi della malattia che lo affliggeva negli ultimi tempi.

La fotografia come potente strumento espressivo, arte e denuncia allo stato puro. Le sue foto e le sue mostre in tutto il mondo, e i suoi soggetti così vari, raccontano di un uomo che dall’Italia (“italiano, non per scelta, ma per destino”, dirà) ha raccontato il pianeta.

Un lottatore, attivista, di cui, a prescindere dalle posizioni prese, possiamo ammirare il coraggio e la libertà intellettuale.  Le sue campagne denunciano disuguaglianze, discriminazioni di ogni tipo, sensibilizzano – vedi la campagna sull’anoressia, l’aids, il razzismo, la pena di morte – sostengono i diritti civili, indagano sul senso del religioso; così come accompagnano le evoluzioni del mondo della moda, segno dei cambiamenti dell’epoca.

Classe 1942, la prima fotografia la scatta a 5 anni, ma consigliato dalla sua famiglia – papà fotografo, sorella fotografa – va a studiare fotografia a Zurigo, e comincia a fotografare la sua generazione, per essere testimone del suo tempo ed esprimere il suo pensiero attraverso le immagini.

Il segreto del successo per essere un buon fotografo? Questo il suo consiglio – in una puntata di ConverseRai – a chi vuole intraprenderne la carriera: «sociologia, psicologia, storia dell’arte, viaggia, parla almeno quattro lingue, per capire com’è il mondo, più preparazione tecnica e capacità estetica».

La campagna dei primi jeans di fabbricazione italiana con lo slogan “Chi mi ama mi segua”, i Jesus jeans, usando un nome “non protetto da copyright”, che allora (correva l’anno 1973), suscitò un enorme scandalo e molti dibattiti. Così come schock sono anche la foto di Isabelle Caro, la modella fotografata nella campagna sull’anoressia; i tre cuori umani uguali al di là della razza; il bambino appena nato con il cordone ombelicale ancora attaccato… per citarne solo alcune.

Toscani è un sinceramente antipatico, come lui stesso si è definito, senza paura di dire il proprio pensiero a costo di essere pungente, caustico e provocatore. Dà vita ai progetti della rivista Colors (1991-2014) oggi rispuntato come progetto editoriale su Instagram, e Fabrica, centro di comunicazione fondato nel 1994 insieme a Luciano Benetton con cui vive anni di sodalizio professionale, e la galleria di ritratti Razza umana, 80mila fotografie di volti umani, che Oliviero ha ritratto “attirato dalla diversità”.

Con un profondo rispetto per i soggetti della sua fotografia, Toscani crede fermamente nella responsabilità sociale di chi vive la sua professione: «la Shoa esiste perché ci sono le foto», afferma. La sua parabola umana si conclude, lasciando il segno nella storia della comunicazione.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons