Adolescenti: di cosa hanno paura?
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di paure genitoriali, questa volta vorrei volgere lo sguardo ai figli, in particolare adolescenti, e guardare insieme quella che è la loro paura più grande oggi. Mi farò aiutare in questo da Sara e Angelica, due quindicenni molto diverse tra loro, ma con una stessa grande paura.
I genitori di Sara mi contattano perché da qualche mese lei è diventata taciturna, schiva, triste. Prima la loro figlia raccontava sempre tutto e chiedeva loro dei consigli, adesso quando parlano finiscono sempre col litigare. Non la riconoscono più e vorrebbero il mio aiuto per capire cosa stia succedendo. Dopo qualche incontro con Sara, in cui abbiamo lavorato sul costruire una relazione di fiducia tra noi, un giorno lei improvvisamente scoppia a piangere mentre esprime la sua più grande paura: deludere i suoi genitori. Proprio così. Probabilmente qualcuno (onestamente penso più di qualcuno!) sarà sorpreso, ma è proprio questa una delle paure più grandi degli adolescenti oggi: deludere. E in particolare, deludere i propri genitori.
Sara ha paura che la sua confusione sul suo orientamento sessuale e il suo trovarsi in disaccordo a volte con le regole familiari per lei troppo rigide, possa farle perdere l’affetto dei suoi genitori e causare loro troppo dolore, deluderli.
Angelica arriva in studio e mi colpisce subito per il suo aspetto, l’abbigliamento, il modo in cui è pettinata la fanno sembrare più piccola della sua età. Mi racconta dei suoi frequenti attacchi di panico e di come sia difficile per lei rapportarsi con i suoi coetanei. I genitori sono molto preoccupati per la sua ansia e per la sua tendenza ad isolarsi, la descrivono come una ragazzina buona che ricerca tanto delle manifestazioni del loro affetto per cui non capiscono cosa stia succedendo che scatena i suoi attacchi di panico. Durante il nostro percorso insieme emerge la difficoltà di Angelica di poter crescere, di potersi identificare con i suoi pari, esprimendo il suo desiderio di somigliare loro anche nell’abbigliamento e negli atteggiamenti poiché teme che i suoi genitori possano restare delusi dal suo cambiamento, che non essere più “la loro bambina” possa farle perdere il loro affetto. Gli attacchi di panico sono dunque il sintomo del suo adattamento a quella situazione, pur di non deludere i suoi genitori cerca, inconsapevolmente, di restare piccola, di non crescere.
A questa età il bisogno fondamentale è quello di definirsi e per definirsi è necessario il riconoscimento dell’altro. Come ci spiega Michele Lipani, psicologo e psicoterapeuta della Gestalt, il vissuto dell’adolescente, la domanda che connota la sua esperienza di crescita, non è: “chi sono io?” ma “chi sono io per te?”.
L’adolescente vive un momento caratterizzato da grandi possibilità – si trova a poter scegliere come costruire la sua vita e la sua identità – ma anche da grande sofferenza legata alla fatica che questo richiede e a come la società si confronta con questo eterno contrasto tra appartenenza e autonomia, tra rispetto delle regole e divergenza.
Sono proprio queste due polarità, appartenenza e differenziazione (diventare io) a caratterizzare il processo evolutivo che lo vede protagonista, il processo di individuazione.
Il bisogno di scoprire chi sono si esplicita in un un’overdose di IO (come la definisce Lipani), ma posso permettermi di dire “Io… Io… Io…” se ho dall’altra parte qualcuno che mi dice “Noi… Noi… Noi…”
Che non significa: “Resta con noi… è meglio o è più sicuro stare con noi… Noi siamo più belli, più bravi, più buoni…”, ma significa “Sei parte di noi… Noi siamo con te… Noi ti vogliamo bene sempre e comunque… Per noi sei OK… Puoi tornare qui ogni volta che vuoi…”
Significa che per differenziarsi bisogna prima appartenere ad un ground (terreno) solido, ad una appartenenza che viene assimilata come certa. Solo allora è possibile, per l’adolescente, creare nuovi rapporti sociali e nuove appartenenze, altrimenti il passo che è chiamato a fare nel mondo avviene nel vuoto.
Questo compito spetta ai genitori. L’adolescenza ha molto bisogno di protezione da parte del genitore che deve tollerare la differenziazione senza che questa diventi un non occuparsi dei figli, senza perderli di vista.
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