Da Leopardi a Verdi
I suoi versi sono musica. Lo sanno l’attore e regista Sergio Rubini e il direttore Michele Mariotti che l’8 hanno dato vita ad un concerto che ha unito letture di poesie e di brani – l’inizio era il memorabile “Passero solitario” – con musiche di Schubert (il dolce Entr’acte 3 da Rosamunde) e di Mahler – i commoventi Kindertotienlieder cantati da un magnifico per delicatezza Markus Werba – e l’Eroica di Beethoven. Esperimento riuscito, sia per la bravura degli interpreti e sia per l’orchestra che si è “distillata” tra Otto e primi del ‘900 con eleganza, diretta con la consueta passione da Mariotti. Melanconia, leggerezza, forza uniscono poesia e musica: Rubini e Mariotti han fatto centro. Esperimento da continuare.
Il teatro romano ha poi presentato il verdiano Simon Boccanegra nella versione su libretto di Boito in un prologo e tre atti. Lungo lavoro di politica, potere sofferto, conflitti familiari – l’amore tra padre e figlia onnipresente in Verdi – sullo sfondo di una città marina, Genova e di un conflitto patrizi-plebei, cioè di popolo verso il quale il doge invoca e grida la parola così presente in Verdi: pace!. Un richiamo all’unità, di ieri e che vale anche oggi. Il finale plana lento, gravido di dolore come sarà anche da Aida in poi.
Lavoro contorto, irrequieto e colmo di angosciosa sospensione, il Boccanegra – scarso di arie – è un dramma dalla orchestrazione raffinata, dalla parola espressiva, dai cori sensibili nei quali sempre Verdi ci ritrova.
Bella edizione. Scabra e chiusa la scena, che fa intuire più che rappresentare il mare – il grande personaggio dell’opera – affidato ad una orchestra flessuosa e talora corrusca, increspata e duttile. Esemplare la direzione di Mariotti, centellinata nei dettagli, ottime le prime parti (clarinetto, oboe) in una visione d’insieme sincera e di personale commozione da parte del direttore. Luca Salsi è stato un Boccanegra appassionato, Gevorg Hakobyan un Paolo morbido e vibrante, in forma Pertusi e splendida la Maria del soprano Eleonora Buratto. Delicato e possente i l coro, equilibrata la regia di Richard Jones. Spettacolo da riprendere.