Da Leopardi a Verdi

Grandi eventi al romano Teatro dell’Opera. Rubini legge Leopardi e va in scena il  Simon Boccanegra
Michele Mariotti sul podio dell_Opera di Roma_ph Fabrizio Sansoni-Teatro dell_Opera di Roma 2023_5343

I suoi versi sono musica. Lo sanno l’attore e regista Sergio Rubini e il direttore Michele Mariotti che l’8 hanno dato vita ad un concerto che ha unito letture di poesie e di brani – l’inizio era il memorabile “Passero solitario” – con musiche di Schubert (il dolce Entr’acte 3 da Rosamunde) e  di Mahler – i commoventi Kindertotienlieder cantati da un magnifico per delicatezza Markus Werba – e l’Eroica di Beethoven. Esperimento riuscito, sia per la bravura degli interpreti e sia per l’orchestra che si è “distillata” tra Otto e primi del ‘900 con eleganza, diretta con la consueta passione da Mariotti. Melanconia, leggerezza, forza uniscono poesia e musica: Rubini e Mariotti han fatto centro. Esperimento da continuare.

Il teatro romano ha poi presentato il verdiano Simon Boccanegra nella versione su libretto di Boito in un prologo e tre atti. Lungo lavoro di politica, potere sofferto, conflitti familiari – l’amore tra padre e figlia onnipresente in Verdi – sullo sfondo di una città marina, Genova e di un conflitto patrizi-plebei, cioè di popolo verso il quale il doge invoca e grida la parola così presente in Verdi: pace!. Un richiamo all’unità, di ieri e che vale anche oggi. Il finale plana lento, gravido di dolore come sarà  anche da Aida in poi.

Lavoro contorto, irrequieto e colmo di angosciosa sospensione, il Boccanegra – scarso di arie – è un dramma dalla orchestrazione raffinata, dalla parola espressiva, dai cori sensibili nei quali sempre Verdi  ci ritrova.

Bella edizione. Scabra e chiusa la scena, che fa intuire più che rappresentare il mare – il grande personaggio dell’opera – affidato ad una orchestra flessuosa e talora corrusca, increspata e duttile. Esemplare la direzione di Mariotti, centellinata nei dettagli, ottime le prime parti (clarinetto, oboe) in una visione d’insieme sincera e di personale commozione da parte del direttore. Luca Salsi è stato un Boccanegra appassionato, Gevorg Hakobyan un Paolo morbido e vibrante, in forma Pertusi e splendida la Maria del soprano Eleonora Buratto. Delicato e possente i l coro, equilibrata la regia  di Richard Jones. Spettacolo da riprendere.

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