È tempo di Conclave

Se ne parla. Anche nel fantathriller politico in sala.
Da sinistra: Ralph Fiennes, Edward Berger e Sergio Castellitto alla presentazione del film 'Conclave' alla 19ma Festa del Cinema di Roma , il 26 ottobre 2024. ANSA/ETTORE FERRARI

Papa Bergoglio ha 88 anni e lo si nota, quindi i lavori in attesa di un conclave ci sono già, più o meno espliciti. Edward Berger, regista accorto, utilizzando il romanzo omonimo Conclave di Robert Harris che sempre unisce attualità ad analisi socio-politica, ha girato un lavoro ben fatto tecnicamente, come ambientazione (la Sistina e santa Marta ricostruite in studio, altre scene girate alla Reggia di Caserta), con un cast attoriale quasi perfetto e un andamento sobrio, rapido, teatrale, molto efficace, grazie anche allo sceneggiatore Peter Straughan.

Roma, oggi. È morto un papa molto amato, si consumano i riti di sepoltura e inizia il conclave. Passi felpati, discussioni pubbliche e private, ambizioni, timori, contrasti, fra Casa Santa Marta dove i porporati alloggiano e la Cappella Sistina, mentre in città scoppiano esplosioni. Il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes) è il decano e si trova nel complicato ruolo di regolare questo mondo prelatizio internazionale, dove di fatto si contrappongono due schiere: i conservatori guidati dal cardinale veneziano Tedesco (Sergio Castellitto), e quelli più aperti. Qualcuno lavora per diventare papa, altri sono molto papabili come il cardinale Bellini (Stanley Tucci), altri non ci pensano nemmeno, qualcuno tira colpi bassi ad un cardinale africano pur di farsi eleggere. Lawrence deve gestire con coscienza la situazione – c’è anche una suora dal carattere forte da controllare (Isabella Rossellini) – ed anche lui, spiritualmente provato, è tentato di cedere all’ambizione, fino alla soluzione sconcertante e provocatoria.

Ovviamente, il film si prende le sue licenze – è un fantatrhiller politico -, le sue semplificazioni e l’equilibrio tra finzione e realtà è sul filo del rasoio. In fondo, il soggetto “Vaticano” è sempre portatore di un misterioso fascino sia per registi e scrittori come per il pubblico e i media, che oggi potrebbero condizionare un futuro conclave.

Ne esce un film rapido, schietto nel delineare le personalità e i sentimenti umani complessi e non sempre limpidi, dove risalta la bravura di un Ralph Fiennes da Oscar, del cast sontuoso e di Isabella Rossellini (la suora, un tocco di femminilità forte non guasta oggi nel Vaticano). Fascinoso, intrigante, tormentato e un po’ esagerato, ma in certe situazioni indovinato, pur nel genere consueto del “thriller vaticano”.

In sala

L’attore britannico Aaron Taylor, protagonista del film “Kraven il cacciatore”, posa durante un incontro con i fans a Città del Messico il 6 dicembre 2024. EPA/Mario Guzman

Kraven il cacciatore

Per gli amanti dell’eroe invincibile che ama la natura e gli animali ma fa fuori senza problemi i cattivi c’è questo film diretto da J.C. Chandor, dove Kraven, appartenente ad una famiglia russa specializzata in traffici internazionali vari, si libera dal padre dittatore violento (Russel Crowe) e dotato di forza e velocità pazzesche, gira il mondo eliminando rapidamente i malvagi (ma anche lui non è perfetto…). Tra vicende familiari, scontri, acrobazie, il filmone fumettistico non stanca e il protagonista Aaron Taylor-Johnson alla fine dimostra pure lui le sue fragilità.

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