Il ’900 e il pensiero del/dal femminile

Nel nuovo numero di Sophia, alcune delle figure femminili più emblematiche del ’900: da Edith Stein a Simone Weil, da Maria Montessori ad Hannah Arendt, da Simone de Beauvoir a Maria Zambrano, da Adriana Zarri a Madeleine Delbrêl, fino a Etty Hillesum.

Il n° 2023/1 della Rivista Sophia concentra l’attenzione su un fatto che contraddistingue particolarmente il XX secolo: lo stagliarsi imprevisto, sulla scena politica, sociale e intellettuale, di alcune straordinarie figure femminili che hanno saputo promuovere un pensare incarnato e originale, affrontando senza sotterfugi il compito di dar senso alla vita, assumendone responsabilmente la grazia e l’onere al servizio degli altri, della giustizia e della fraternità.

Sullo sfondo di momento storico singolare, e sotto tanti profili inedito, per la fioritura di testimonianze femminili che risultano di portata discriminante per una riforma del pensiero nelle sue molteplici declinazioni, il presente fascicolo raccoglie contributi ricchi e prospettici di autorevoli autori e di giovani studiosi – uomini e donne – in riferimento ad alcune delle figure femminili emblematiche del ’900, dai più diversi orientamenti e nei più diversi campi: Edith Stein (1891-1942), Simone Weil (1909-1943), Maria Montessori (1870-1952), Hannah Arendt (1906-1975), Simone de Beauvoir (1908-1986), Maria Zambrano (1904-1991), Adriana Zarri (1919-2010), Madeleine Delbrêl (1904-1964), Etty Hillesum (1914-1943).

Attraverso la loro vita e opera, si vuole mettere in luce a partire da come hanno esercitato il loro pensiero, l’originale apporto di ciascuna alla configurazione del ruolo e del contributo imprescindibile delle donne oggi nella cultura e nella società. Un altro aspetto che ci sembra di concerto rilevante notare è che nel ’900, per la prima volta nella storia della Chiesa, tre donne sono state proclamate “Dottori”: Caterina da Siena (1347-1380), Teresa d’Avila (1515-1582) e Teresa di Lisieux (1873-1897), cui poi è stata affiancata nel 2012 Ildegarda di Bingen (1098-1179): riconoscendo, in tal modo, lo specifico e profetico valore teologico e dottrinale della loro opera.

Un aspetto rilevante da notare è che in ogni figura trattata si scopre sorprendentemente, nella sua diversità e singolarità, una profonda affinità e sintonia. Un’altra caratteristica comune alle riflessioni riportate è l’assenza di una contrapposizione o dicotomia con il maschile, il che, se da un lato conferma quella tendenziale attitudine all’armonia e all’unità che caratterizza il femminile, dall’altro non indica forse anche il suo contributo più proprio a un rinnovato e generativo esercizio del pensiero secondo quella dinamica di reciprocità inter e trans personale – e disciplinare – intravista e profetizzata dalla riflessione del ’900?

Queste alcune delle impressioni che nascono da un primo confronto tra le figure riproposte nel presente fascicolo e che ci auguriamo possono propiziare un ulteriore stimolo e arricchimento nel dibattito sul pensiero femminile: sulla sua specifica novità e sulla promessa che oggi a noi consegna.

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