Ciad, fine dell’accordo di difesa con la Francia

È un vero e proprio fulmine a ciel sereno, anche se non imprevedibile: il Ciad e il Senegal, storicamente molto vicini alla Francia, hanno annunciato giovedì 28 novembre la partenza delle truppe francesi di stanza nei due Paesi.
Mentre il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot stava lasciando N’Djamena (la capitale del Ciad) per un tour in altri Paesi africani, il suo omologo ciadiano Abderaman Koulamallah ha annunciato «la risoluzione dell’accordo di cooperazione in materia di difesa firmato con Parigi». Una decisione che ha colto di sorpresa la Francia.
«La Francia è un partner essenziale, ma ora deve anche considerare che il Ciad è cresciuto, è maturato e che il Ciad è uno Stato sovrano e molto geloso della sua sovranità», ha sottolineato il ministro Koulamallah dopo l’incontro tra il presidente Mahamat Idriss Déby Itno e Jean- Noël Barrot, che si era appena concluso.
La Francia ha «preso nota» ma «intende continuare il dialogo» con il Ciad, ha affermato il Quai d’Orsay (la sede del ministero francese degli Esteri, a Parigi).
La decisione a sorpresa del Ciad di risolvere l’accordo di difesa con la Francia sarebbe stata motivata da una serie di disaccordi diplomatici e di sicurezza, secondo fonti vicine ai negoziati.
Alcune fonti ciadiane menzionano in particolare un episodio avvenuto lo scorso ottobre, quando l’esercito francese si rifiutò di fornire supporto aereo o intelligence di fronte a un grave attacco del gruppo terroristico Boko Haram contro una base ciadiana nella regione del Lago Ciad. Questa mancanza di cooperazione avrebbe causato «profonda frustrazione».
Durante la visita in Ciad del ministro degli Esteri francese, la settimana scorsa, la situazione sarebbe degenerata. Barrot avrebbe insistito sulla necessità che il Ciad restasse “neutrale” nei conflitti regionali. Una richiesta che sarebbe stata percepita come un’ingerenza da N’Djamena, tanto più che il Ministro francese avrebbe anche chiesto, secondo la stampa francese, il rinvio delle elezioni legislative e locali in Ciad, previste entro dicembre.
Il Capo di Stato del Ciad ha fornito i dettagli domenica 1° dicembre, tre giorni dopo la decisione del suo governo di porre fine all’accordo di difesa con Parigi. Lo ha fatto durante una conferenza stampa tenuta in occasione del 34° anniversario della ritrovata libertà e democrazia simboleggiata dall’ascesa al potere del padre dell’attuale presidente, il maresciallo Idriss Déby Itno, morto il 20 aprile 2021 al fronte, combattendo contro un gruppo di ribelli del Fact.
Per il presidente ciadiano l’accordo di difesa con il partner francese è obsoleto e non serve più a nulla: «Non corrisponde più né alle realtà di sicurezza, geopolitiche e strategiche del nostro tempo, né alle nostre legittime aspettative riguardo alla piena espressione della nostra sovranità», ha spiegato ai giornalisti.
Il leader ciadiano aggiunge che il Ciad non vede realmente gli effetti sul terreno di questo accordo di difesa: «Non ci apporta alcun reale valore aggiunto in campo militare, dove affrontiamo, da soli, sfide varie e gravi, compresi attacchi di dimensioni terroristiche», spiega Mahamat Idriss Déby Itno. Sostiene che il suo esercito è in grado di difendere la propria integrità territoriale e di mettere al sicuro le popolazioni e le loro proprietà.
Annunciando, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, la partenza dei soldati francesi dal proprio territorio, il Senegal e il Ciad hanno anticipato una “riorganizzazione” che Parigi preparava da tempo. Giovedì scorso questi due partner storici hanno però espresso il desiderio che l’esercito francese non riduca le dimensioni dei rispettivi contingenti, ma lasci le sedi che li ospitano. Il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye ha affermato che la “sovranità” del suo Paese non «(accetta) la presenza di basi militari», e chiede una partnership senza i soldati francesi. «Quale Paese può avere soldati stranieri sul proprio territorio e rivendicare la propria indipendenza? La Francia non lo accetta, quindi non deve imporlo ad altri Paesi (…) Noi non abbiamo una base militare all’estero. È quindi normale che non accettiamo elementi estranei sul nostro suolo. Non dobbiamo confondere un’anomalia con la normalità».
Il Ciad, prima di questa decisione, ospitava l’ultimo presidio militare francese nel Sahel, dopo la partenza delle truppe francesi da Mali, Niger e Burkina Faso. Dopo l’accordo firmato nel 1976 e rivisto nel 2019, questa cooperazione è stata caratterizzata da operazioni specifiche. Presentato come un attore che contribuisce alla “stabilizzazione” del Ciad, l’esercito francese è stato spesso accusato di essere solo un sostegno al regime del momento, poco incline a promuovere il progresso democratico. Per la Francia, che sta gradualmente riducendo la sua presenza militare nell’Africa francofona, questa rottura avviene in un contesto di generale perdita di influenza nel continente africano.