Sinodalità in Italia: ci aiuterebbe una maggiore presenza di laici e laiche

Le parole di Mons. Matteo Zuppi e il racconto di un'esperienza di sinodo. Rimane viva l'esigenza di inserire laiche e laici nei lavori.
Papa Francesco durante l'udienza nella Sala Clementina ai dipendenti e ai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Dicastero per la Comunicazione. (Foto ANSA/Vatican Media)

I giorni a San Paolo fuori le mura, all’Assemblea Sinodale, mi hanno lasciato un’impressione formidabile, dalla cena all’arrivo, quando quasi per caso, dato che ero tra gli ultimi arrivati, mi sono trovata a tavola con alcuni membri della Presidenza, ad ascoltare voci consapevoli – senza ingenuità e retoriche – del rapido mutamento che attraversa la Chiesa cattolica in Italia.

Il giorno dopo si è composta un’assemblea insolita, che ha messo da parte la «paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli”, come ha ricordato mons. Matteo Zuppi nella sua introduzione. Alla ricerca di vie nuove.

Eppure, nonostante i tavoli partecipativi sostenuti da una metodologia fertile come “la conversazione sinodale”, nonostante i numerosissimi contributi che si intrecciavano e hanno prodotto un’agenda di proposte fortemente connesse alla realtà del Paese, nonostante il largo clima di gioia, ulteriore conferma del coinvolgimento efficace dei presenti, uomini e donne, giovani e meno giovani, quella profonda lacerazione che tutti avvertiamo, tra l’esperienza di Dio proposta dalla nostra Chiesa e i passi di vita quotidiani della nostra società era lì, davanti a tutti.

Una lacerazione che può essere risanata solo da un cambiamento radicale di cultura, di metodo e di cuore, come è stato detto. Per questo aiuterebbe molto che laici e laiche fossero più presenti e più coinvolti (tra il resto, gli uomini adulti sono tuttora grande maggioranza…), invitati ad esprimersi e ascoltati, con la loro elaborazione, esperienza e competenza specifica negli ambiti più diversi della costruzione sociale. Difficile (ma non impossibile), tenendo conto che tante sessioni del cammino sinodale si sovrappongono ai ritmi delle professioni e della vita in famiglia.

Ma uno sforzo in più va fatto, era esigenza diffusa. Insieme alla domanda di una più intensa condivisione tra espressioni ecclesiali, quelle delle diocesi e delle parrocchie e quelle dei movimenti e delle associazioni laicali impegnate in ambito sociale, economico e politico. È la stessa passione a far vivere Gesù nella storia quella che ci guida; possiamo camminare fianco a fianco non solo nelle scelte faticose che interpellano le nostre realtà – ed è già così in tanti luoghi –, ma anche quando viene il momento di prendere decisioni che ci riguardano tutti, per dare alla Chiesa cattolica oggi un volto sempre più aperto e solidale, un volto di unità.

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