Quanto durano le batterie dei veicoli elettrici? Meglio del previsto

Uno studio sui veicoli elettrici ha confermato le performance sulla durata delle batterie. 200mila km non è il tetto massimo di utilizzo ma può essere superato con una capacità dell’80%
Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Sono quasi quattro anni che in famiglia possediamo uno scooter elettrico. Una scelta sostenuta dal nostro stile di vita attento all’ambiente. Siamo anche stati incoraggiati dai contributi statali e dallo sconto rottamazione del vecchio scooter inquinante. Ebbene questo scooter elettrico lo utilizziamo quotidianamente per gli spostamenti in città. E a Roma percorriamo chilometri e chilometri ogni giorno, anche solo per tragitti semplici come casa-lavoro o per portare i ragazzi alle attività sportive. Eppure, dopo quattro anni possiamo ritenerci soddisfatti. La batteria ha ancora un’autonomia molto alta.

Cercando sul web ho trovato un recente studio sull’invecchiamento delle batterie dei veicoli elettrici (EV) il quale afferma che conservano oltre l’80% della capacità originale anche dopo 200mila km di percorrenza.

L’indagine è stata realizzata da P3, società di consulenza specializzata in mobilità elettrica, in collaborazione con Aviloo, azienda austriaca che si occupa di diagnosi alle batterie. Il 19 novembre scorso è stato pubblicato il libro bianco sull’invecchiamento delle batterie che sfata i falsi miti sulla breve vita delle batterie dei veicoli elettrici.

La società P3 ha inizialmente analizzato la sua flotta composta da 50 veicoli. Successivamente ha allargato l’analisi su 7000 veicoli effettuando 60mila test in collaborazione con Aviloo per capire quanto siano effettivamente stabili le capacità delle batterie nei veicoli elettrici. Questo processo è servito soprattutto per rispondere alle preoccupazioni degli utenti sull’invecchiamento precoce.

Se per i veicoli elettrici nuovi – soprattutto auto e furgoni – c’è difficoltà nella vendita a causa dei costi non proprio accessibili a tutti nonostante i contributi statali, per i veicoli elettrici usati infatti c’è difficoltà nella vendita perché la ridotta capacità della batteria limita notevolmente l’autonomia e quindi l’utilità. Quindi si genera incertezza tra gli acquirenti. Ricordiamo che l’unità di accumulo rappresenta circa il 20–30% del costo di un veicolo.

Bisogna comunque tenere in considerazione i fattori esterni quali il clima (le batterie non amano climi estremi), il tipo di guida (quella sportiva con forti accelerazioni necessità di più energia), la durata della ricarica e la programmazione del sistema di gestione della batteria (uso sproporzionato del climatizzatore, etc).

Il report afferma che inizialmente la capacità delle batterie dei veicoli EV è al 100% ma nei primi 30mila Km di percorrenza subiscono un degrado di circa il 5%. Arrivati a 100mila Km lo stato di salute medio si attesta sul 90%, dopodiché tra 200mila e 300mila si arriva a circa l’87%. Quindi, dopo una prima fase di riduzione repentina, si fa notare che poi il degrado rallenta.

Quindi, a lungo andare, il report fa capire che è molto conveniente investire su un veicolo elettrico. Bisogna poi considerare il basso costo di manutenzione rispetto ad uno termico, e anche l’importante riduzione delle emissioni di anidride carbonica, fino al 75%.

L’unico problema rappresenta i tempi di ricarica. Il mio scooter elettrico necessità di una normale presa di corrente casalinga e ogni ora di ricarica dà circa il 12% di energia alla batteria. Ma è vecchio (si fa per dire!) di quattro anni. I modelli più recenti già sono più veloci sulle prestazioni di ricarica. Per le auto o i furgoni i tempi però sono molto più veloci. Dipende dalla potenza delle colonnine. Quelle più veloci, montate soprattutto in autostrada (se ne vedono anche in città), permettono di avere una ricarica completa in poco meno di mezz’ora: il tempo di un caffè, una visita alla toilette e una telefonata.

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