Italtennis sul tetto del mondo
Il cielo è sempre più blu su Malaga e su tutto il mondo tennistico e sportivo perché i nostri azzurri, in meno di una settimana, si sono resi doppiamente protagonisti – per la prima volta nella storia – dei due tornei a squadre più importanti di tutti.
Da Malaga…
C’erano tutte le carte in regola per il trionfo: una magnifica Paolini che scala fin quasi alla vetta della classifica ATP, l’azzurra più vincente della storia; un doppio, quello Errani-Paolini oro olimpico; una capitana che crede nelle sue ragazze più che in sé stessa; un gruppo unito, compatto, affiatato da una parte. Poi dall’altra il numero 1 al mondo; l’ex numero 6 e primo finalista a Wimbledon con la voglia di riscattarsi; un bronzo olimpico e dei magnifici ragazzi uniti dalla bellezza e dalla responsabilità di vestire l’azzurro. Ecco, c’era tutto, ma meglio non pensarci, meglio non dirlo, meglio non sognarlo che poi, se il pensiero va troppo in alto, quando si cade, ci si fa più male. Ma se si sia detto, pensato, sperato, sognato o meno fa lo stesso perché ormai, se c’è una certezza nello sport azzurro, è che il tennis non è mai stato così forte, non è mai stato così in alto e, soprattutto, non lo è mai stato contemporaneamente per gli uomini e per le donne. E, ormai, anche la scaramanzia che accompagna sempre noi italiani, quella che ci fa pensare “aspettiamo prima di dirlo”, è stata messa a tacere perché da oggi il tennis italiano è sul tetto del mondo e non sembra avere voglia di scendere.
Ma andiamo in ordine e partiamo dalle ragazze, partiamo dal sorriso di Jasmine, dall’eterna Sara Errani, dalla ragazzina prodigio Lucia Bronzetti, dalla studentessa Elisabetta Cocciaretto, dalla rinata Martina Trevisan e dalla capitana Tathiana Garbin. Partiamo dalle ultime partite tutte in salita per le nostre azzurre, dal primo punto portato a casa dal Giappone ai danni di Elisabetta ai quarti di finale, al secondo conquistato da Jasmine e difeso, poi, nel doppio insieme a Sara. E poi, eccoci alle semifinali dove, per complicare ulteriormente il lavoro delle nostre azzurre, ad attenderle c’è nientepopodimeno che la ex numero uno al mondo Iga Swiatek. Ancora una salita, ma stavolta i risultati si invertono ed è Lucia Bronzetti a portare a casa il punto nel singolare al termine di due set tiratissimi – l’ultimo al tie-break – contro Magda Linette. Poi tocca a Jasmine affrontare Iga e, dopo un primo set vinto quasi con facilità, ecco perdere gli altri due e doversi giocare il doppio. Con Jasmine c’è la sua compagna dell’oro olimpico, Sara Errani, con la Swiatek, invece, Katarzyna Kaw che non vuole di certo regalare il punto alle azzurre che, in entrambi i set sono costrette ad arrivare al tie-break. Ma alla fine sono le nostre ragazze ad avere la meglio: sono l’eterna Sara e la “top player” – così la definisce la Swiatek al termine del match – Jasmine Paolini a giocarsi la finale contro la Slovacchia, la nazione rivelazione del torneo. E, sarà che le nostre ragazze avranno deciso di evitarci troppi batticuori alla fine, sarà che alla fine della salita c’è sempre la discesa, sarà che avevano deciso di dominare nell’atto finale, ma ecco che gli ultimi due punti arrivano quasi troppo facilmente per le nostre azzurre che, in un batter d’occhio, si ritrova a festeggiare. Apre le danze di nuovo Lucia Bronzetti che batte in due set Viktoria Hruncakova e poi, il punto finale non poteva che essere di Jasmine che, dopo il primo set vinto 6-2 contro Rebecca Sramkova, concede al secondo set un solo punto alla slovacca e dà inizio alla festa azzurra.
Una festa azzurra per tutto il movimento dell’Italtennis femminile che non aveva mai vinto il torneo da quando aveva cambiato nome nel 2020, e che aveva collezionato l’ultimo – il quarto dopo i successi del 2006, 2009 e 2010 – ben 11 anni fa, nell’ultimo atto di Cagliari contro la Russia, quando in squadra c’erano ancora le dee del tennis Flavia Pennetta, Karin Knapp, Francesca Schiavone, Roberta Vinci e Sara Errani. Quest’ultima, poi, come se non bastasse, nella stagione della rinascita, ha anche un altro motivo per festeggiare perché grazie al successo nel doppio decisivo di Italia–Polonia, “Sarita” è diventata l’azzurra più vincente con ben 28 successi, superando Francesca Schiavone che era ferma a quota 27, davanti anche a Flavia Pennetta a 25, Silvia Farina Elia a 23 e Roberta Vinci a 23.
…a Malaga
E da Malaga torniamo a Malaga perché la storia si ripete e lo fa più in fretta che mai in un finale di stagione che, in effetti, non potevamo aspettarci diverso da quello che abbiamo vissuto. Dopo le donne, infatti, tocca ai nostri ragazzi difendere il titolo che l’anno scorso, dopo 47 anni dall’ultima volta, avevano portato a casa. E i nostri ragazzi lo difendono bene, da cavalieri, da campioni e da dominatori.
Anche gli uomini iniziano un po’ in salita la fase finale del percorso che li avrebbe visti trionfare in Davis Cup con un punto perso, all’indomani del trionfo delle colleghe, contro l’Argentina di Cerundolo ai danni di Musetti. Ma siamo ancora all’inizio, tutto si può ancora sistemare e, infatti, dopo il secondo punto portato da Sinner dopo aver annientato Baez 6-2, 6-1, ecco arrivare la vittoria anche nel doppio dove, per non rischiare, è di nuovo Sinner a giocare al fianco di un fantastico Matteo Berrettini e a portare a casa il punto decisivo.
E, se mai ci fosse il rischio di dimenticarli, ricordiamoci bene questi nomi: Matteo Berrettini e Jannik Sinner perché – nulla volendo togliere agli altri – sono stati loro i protagonisti di tutte le altre partite, dominate dall’inizio senza correre il rischio di dover giocare un doppio che, a questi livelli, è sempre un’incognita pericolosa. Ecco, infatti, di nuovo il magico duo contro l’Australia con il primo punto portato da Matteo, al termine di tre set contro Kokkinakis in cui il romano cede un solo set al tie-break e poi, ecco arrivare il secondo punto da Jannik ai danni di De Minaur in soli due set. E si arriva in finale, si arriva in finale contro un’Olanda che non ha nulla da perdere, ma solo da guadagnare contro un’Italia che sente di dover dimostrare, di dover difendere. Eppure l’Olanda lo sa già che gli azzurri sono imbattibili. «Bisognerebbe avvelenargli il pranzo per batterli» scherza il CT olandese; eppure, chapeau all’Olanda perché, anche senza veleno, lo spettacolo non è di certo mancato. Ad aprire le danze Matteo Berrettini e Botic Van de Zandschulp in una gara che vede il nostro Matteo vincere in due set 6-4, 6-2 contro uno che, nemmeno una settimana prima, aveva avuto l’ardire di far piegare un campione del calibro di Rafa Nadal, in casa sua. E dopo il primo punto ne manca ancora uno, tocca al nostro Jannik farlo ma, dall’altra parte, il numero uno olandese, Tallon Griekspoor che, almeno per una sera, è diventato l’eroe della sua nazione. Andando a memoria, negli ultimi tornei, è difficile ricordare l’ultima volta in cui Sinner è finito al tie-break ed è questa la magia dell’olandese: far arrivare il numero uno al mondo al tie-break, farlo faticare, farlo quasi dubitare per prendersi il suo meritatissimo attimo di gloria. Ma il nostro Jannik, sulla vetta del mondo non c’è mica arrivato per caso, ed eccolo, quindi, imporsi e obbligare Griekspoor a piegarsi davanti alla perfezione del suo gioco che dà, di nuovo, inizio alla festa azzurra. Una festa che è il risultato del duro lavoro, dell’impegno, della voglia di riscatto, di una promessa, della promessa che Jannik, un anno fa aveva fatto a Berrettini e che, puntualmente, ha mantenuto perché sì, l’anno scorso la Coppa Davis era di Jannik, ma quest’anno è anche e soprattutto quella di Matteo.
Un Matteo che, però, afferma di non essere mai sceso in campo da solo perché, quando si indossa la maglia azzurra “si scende sempre in 6 in campo” ed ecco, quindi, un magnifico trionfo che più azzurro di così non si può perché, oltre alla terza “insalatiera” portata a casa, per la prima volta nella storia, i ragazzi e le ragazze del tennis alzano al cielo nella stessa stagione la coppa più importante per le nazioni. E, qualora potesse venire il dubbio che sia un’impresa semplice da eguagliare, basti pensare che l’Italia è solo il quinto Paese a riuscirci.
Ma il cielo è sempre più blu il canto che risuona a Malaga prima ancora dell’Inno di Mameli e sì, è vero, più blu di così, di certo, non riusciamo ad immaginare.