Uniservitate e la cultura della curiosità

Il 7-8 novembre 2024 presso la Lumsa di Roma si è svolta la V Conferenza Globale Uniservitate, con la partecipazione di 250 persone provenienti da tutto il mondo. Uniservitate è un programma globale per la promozione del service-learning (SL) nelle istituzioni cattoliche di istruzione superiore

Uniservitate, il programma globale per la promozione del service-learning (SL) nelle istituzioni cattoliche di istruzione superiore è nato dall’intuizione di un gruppo di educatori argentini e, soprattutto ma non solo, di altri Paesi del Sud America.

Il SL è, invece, l’applicazione della cosiddetta Terza Missione a cui è chiamata l’educazione universitaria per favorire un impatto positivo sul territorio circostante. Ciò che distingue il SL da altre attività di Terza Missione è che i docenti che lo promuovono, insieme ai loro studenti, si adoperano perché l’impegno sia un servizio alla comunità con un’attenzione particolare a situazioni di disagio, di migrazione, di sfruttamento e discriminazione, di inserimento sociale, e così via. Da questo impegno nasce non solo un servizio sociale ma si genera una formazione attiva degli studenti che vi sono impegnati e, anche, dei rispettivi docenti che li accompagnano.

Nata solo da pochi anni, Uniservitate si è delineata chiaramente come una rete che cerca di collegare queste esperienze – in particolare ma non solo in ambito cattolico – con un programma capace di generare un cambiamento sistemico in ambito di formazione universitaria attraverso l’istituzionalizzazione del service-learning come strumento per le istituzioni di istruzione superiore. Questo offre un contributo prezioso per un’educazione integrale alle nuove generazioni che, in questo modo, si trovano già in ambito universitario coinvolte in un impegno attivo nei confronti dei problemi del nostro tempo. In questi giorni di convegno globale, presso la sede della Lumsa a Roma, accanto ad una riflessione sulla pedagogia e sulla formazione universitaria nella prospettiva cristiana, si sono succedute esperienze di università (docenti e studenti insieme) provenienti da diverse parti del mondo.

Ho potuto essere presente in uno dei workshop in qualità di docente animatore, nello spirito del progetto del Patto educativo globale proposto da papa Francesco quasi in contemporanea con il lancio di Uniservitate. Le esperienze ascoltate, almeno nel gruppo che ho animato, erano raccontate da studenti e professori provenienti da Kenya, Usa, Germaniam, Belgio, e riferivano di progetti che hanno coinvolto e stanno tuttora coinvolgendo la polizia carceraria oltre ai detenuti a Nairobi, il tentativo di riconciliare la memoria della guerra civile degli anni Ottanta in Salvador, la possibilità di coinvolgere positivamente i giovani anche durante rave-party e così di seguito.

Come si vede, progetti che non hanno nulla in comune se non l’impegno a lavorare con chi ha bisogno di aiuto sul territorio accanto alle università. È un esercizio, come spesso afferma papa Francesco, che mette in moto mente, mani e cuore. Ed è molto significativo che al centro del logo di Uniservitate ci sia proprio un cuore. Mi è tornata alla mente l’antica sapienza indiana – in questo per nulla lontana da quella greca – nella quale fra i tanti modi di dire cuore ce n’è uno che identifica il cuore con la mente, a significare che non si può apprendere solo con il cervello, ma che il cuore è vitale ed essenziale nei processi di apprendimento.

Il SL aiuta a realizzare un apprendimento che si fissa nel cuore e nella mente dello studente, ma anche del docente, creando, fra l’altro, un legame profondo ben più coinvolgente di quello di lezioni cattedratiche o limitate dentro un’aula. Dalle esperienze raccontate e dai rapporti che si notavano all’interno dei lavori di questi giorni era spesso difficile distinguere studenti da docenti se non nei casi in cui la differenza di età diventava lampante. Ma anche in questi ultimi, il rapporto suggeriva visibilmente una intesa e una mutua crescita, ovviamente con competenze e ruoli diversi.

Al termine delle 2 giornate, nel corso dell’udienza concessa da papa Francesco che ha voluto salutare personalmente ciascuno dei partecipanti, è emersa una nuova categoria pedagogica, antica come l’uomo e la donna, si potrebbe dire. Eppure spesso dimenticata o considerata banale: è invece il punto di partenza dei processi educativi. Si tratta della curiosità. Ecco le parole di papa Francesco. «L’istruzione cattolica dovrà promuovere una “cultura della curiosità”. Avete ascoltato questo? Lo ha detto un grande saggio: cultura della curiosità. […] valorizzando l’arte di fare domande. È quello che ci insegnano i bambini nell’età dei “perché”. L’arte di fare domande».

Papa Francesco ha incoraggiato i docenti a sostenere i giovani in questa esplorazione di sé e del mondo, senza ridurre la conoscenza all’abilità della mente, grande limite dei processi educativi attuali. È necessario – ha affermato il papa – completare l’apprendimento intellettuale «con la destrezza di mani operose e con la generosità di un cuore appassionato.

L’educazione non è solo con la mente: si fa con la mente, con il cuore, e con le mani. Dobbiamo imparare a pensare quello che sentiamo e facciamo, a sentire quello che facciamo e pensiamo, a fare quello che sentiamo e pensiamo. Questa è l’educazione: il triplo linguaggio». È proprio questo, come già accennato, l’obiettivo del SL – o forse uno degli obiettivi – che aiuta a formare costantemente docenti e allievi. Una vera scuola di conoscenza e sapienza.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons