Cop29 sul cambiamento climatico avvio in salita

L’annuale conferenza mondiale sul clima inizia però con non poche difficoltà, soprattutto per l’assenza di molti ministri o capi di Stato. Il rapporto dell’organizzazione meteorologica mondiale diffuso a inizio lavori afferma che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, con i suoi +1.54 gradi sui livelli pre industriali. Ma il neo presidente Usa ha annunciato di voler uscire dall'accordo di Parigi
COP29 in Azerbaijan United Nations Climate Change Conference (COP29) EPA/ANATOLY MALTSEV

Dodici giorni di lavori alla Conferenza Onu sul Clima, la Cop29 a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Da lunedì 11 novembre fino a venerdì 22 lo stadio, trasformato in un centro congressi, accoglierà i partecipanti dei vari Paesi che dovranno trovare soluzioni per scongiurare la catastrofe ambientale globale.

L’annuale conferenza mondiale sul clima inizia però con non poche difficoltà, soprattutto per l’assenza di molti ministri o capi di Stato. C’è molto da discutere, ma il tema di fondo è sempre quello di ridurre le emissioni di gas serra. Il rapporto dell’organizzazione meteorologica mondiale diffuso a inizio lavori afferma che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, con i suoi +1.54 gradi sui livelli pre industriali.

Finanza per l’ambiente

«La crisi climatica è arrivata – ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres -. Non possiamo rimandare la protezione. Dobbiamo adattarci, ora». Sebbene i finanziamenti per l’adattamento siano di gran lunga inferiori a quanto richiesto, «i fornitori di tutta questa distruzione raccolgono enormi profitti e sussidi».

Già, perché il Nord del mondo ha un enorme debito climatico verso il Sud. L’Onu valuta che «i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di 1 miliardo di dollari al giorno per pagare gli impatti climatici».

La finanza quindi è in cima all’agenda della Cop29, ma non sarà facile trovare una soluzione su chi pagherà cosa, e come pagherà.

«Chiediamo ora l’acconto di un debito molto grande, un acconto di 5 trilioni di dollari (all’anno)», ha detto Tasneem Essop, direttore esecutivo di Climate Action Network, alleanza globale di oltre 1900 organizzazioni della società civile in oltre 130 Paesi. «I governi là fuori sono assolutamente in grado di trovare il denaro che serve. Hanno trovato i soldi per le spese militari. Hanno trovato i soldi per il genocidio di Gaza. Trovano i soldi per sovvenzionare e sostenere l’industria dei combustibili fossili. Venire qui e dire che non hanno soldi è assolutamente falso e inaccettabile».

«L’onere non può ricadere interamente sulle casse del governo – dichiara Mukhtar Babayev, ministro dell’Ambiente dell’Azerbaigian e presidente della Cop29 -. Liberare i finanziamenti privati per la transizione dei Paesi in via di sviluppo è stata a lungo un’ambizione dei colloqui sul clima. Senza il settore privato, non c’è soluzione per il clima».

Riduzione combustibili fossili

Un altro nodo da sciogliere riguarda la necessaria graduale eliminazione dei combustibili fossili, principale motore della crisi climatica. Se ci sarà qualche segno che la “transizione” dai combustibili fossili sia in atto, potrebbe arrivare con la pubblicazione del Global Carbon Budget 2024, attesa per mercoledì. Non sarà facile anche in questo caso.

Il neo eletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha mai appoggiato una politica in favore dell’ambiente, contro il fossile. Ed è preoccupante la notizia, apparsa sul Wall Street Journal secondo la quale fra i primi provvedimenti che saranno firmati dal nuovo presidente Usa, c’è l’uscita dagli Accordi di Parigi sul clima. Secondo Trump si può stare nella soglia di +2 gradi rispetto ai dati pre-industrializzazione. Nessuno vuole rinunciare alla crescita del Pil con la produzione (inquinante) industriale. Ma il benessere occidentale oltre ad inquinare causa crisi climatiche.

Lo sappiamo bene in Italia dove in questo 2024 (che ancora deve finire) secondo il Centro di Ricerca Enea sono stati registrati 1.900 fenomeni atmosferici fuori norma fra tornado, nubifragi, grosse grandinate. Come lo sanno bene i cugini spagnoli con la drammatica situazione a Valencia. Bisogna intervenire subito, altrimenti la crisi climatica non arretrerà.

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