La guerra vista dai ragazzi
Le guerre, tutte le guerre sono un orrore! Non ci si può voltare dall’altra parte ( Gino Strada ) Che cosa assurda : missili lanciati nello spazio per cercare la vita e missili lanciati sulla terra per sopprimerla ( Alberto Zuccalà )
Queste due frasi da me citate, penso che esprimano ciò che pensiamo di tutti i conflitti presenti sulla nostra terra. Pur essendo convinti che la guerra sia un orrore e un’ assurdità, il mondo è in guerra. Sono attivi 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della seconda guerra mondiale.
Su 163 Paesi, 97 registrano un peggioramento: è il dato che emerge dall’edizione 2024 del Global Peace index, pubblicato a giugno dall’Institute for Economics e Peace. L’ Islanda rimane il paese più pacifico, lo Yemen finisce in ultima posizione.
Siamo tutti un po’ smarriti, non ci siamo del tutto persi, ma i nostri punti di riferimento, quelli che avevamo, sono tutti cambiati. Ci troviamo all’interno di una crisi complessa, alla ricerca di una nuova stabilità. C’è da chiedersi però, se il mondo è mai stato stabile vista la corsa all’egemonia da parte di varie potenze in continua ascesa, anche considerando
soprattutto le enormi diseguaglianze, che rendono arduo tenere assieme sicurezza e libertà, giustizia sociale e crescita economica, sviluppo e salvaguardia nel nostro malridotto pianeta.
La chiave per costruire la pace in tempi di conflitti e di incertezze, conclude il rapporto, è la “pace positiva” definita come l’insieme degli atteggiamenti, delle istituzioni e delle strutture che creano e sostengono società pacifiche.
Ho incontrato recentemente partecipando ad uno zoom di un’ Associazione umanitaria, che opera in diversi Paesi in guerra, alcuni adolescenti che, hanno vissuto l’orrore di tanti conflitti in varie zone del mondo. Parlavano con il volto coperto, ma da ogni loro storia si coglieva un unico grido rivolto all’intera umanità: Basta sangue versato, basta conflitti, basta violenze e accuse reciproche!
Solo i bambini che hanno vissuto l’orrore della guerra penso che siano l’unica speranza di pace perciò mi affretto a condividere il momento vissuto insieme a loro con quanti leggeranno questo mio scritto
Ha parlato per primo James, di 18 anni da Khartum, capitale del Sudan, Stato dell’Africa nord-orientale «Ho visto la mia terra sconvolta da una guerra civile, poi da guerriglie varie, ho visto morire attorno a me parenti, conoscenti e tanti dei miei amici. Non pensavo di vivere sopra di me, nel mio cuore la scomparsa di tanti, non avrò mai più un futuro con loro, non giocheremo, né ci potremo raccontare più le cose belle e brutte della nostra vita, non sapranno se mi sposerò e se avrò dei figli. La guerra uccide e spazza via tutto.
André del Congo, di 16 anni, da Lumbumbashi dice che la situazione del suo paese è tragica perché senza pace da anni: Il mio Paese è diviso in due proprio dal fiume Congo. Ci sono etnie diverse, molta criminalità. Sono scoppiate tante guerre civili, non ci si può fidare di nessuno.
È difficile essere giovani in Congo: c’è molto egoismo e tanta indifferenza. Si crede ancora nella stregoneria, è difficile portare avanti i propri valori.
Jamila dello Yemen di 17 anni dice: – Vengo da Dhamar, una città a sud est del Paese sopra i 2500 metri anche se il clima è molto caldo. Io ho solo ricordi di guerra non di giochi, di un tempo di serenità: è come se le bombe hanno distrutto non solo le città, ma anche il passato mio e di tanti. Come sperare, come riuscire a ricostruire?
Vivo qui da tanti anni, fuggita insieme ad un numero impressionante di bambini! Chiedo agli adulti perché mettere al mondo dei figli per poi costringerli a vivere in una guerra che non finisce più? Dal 2011 non c’è stata più pace, non c’era più da mangiare, attacchi aerei. Entravamo in rifugi di pochi metri quadrati, l’aria ci mancava.
“ Non piangete, aspettiamo, stiamo in silenzio e passerà ” E invece, non passava mai. Solo morte, distruzione, incendi, vetri rotti: qui e là giochi e scarpine dei più piccoli a ricordare qualcosa di un passato lontano, che non ci apparteneva più. In circa 4, 5 milioni siamo sfollati, tra questi 2 milioni di bambini. Piange Jamila e noi con lei per questo mondo in guerra!
Concludo con le parole dello scrittore Yousif Latif Jaralla pronunciate da un adolescente che ha tra le braccia il suo fratellino di due anni: «Sono tuo padre, sono tua madre, non mi chiedere, fratellino, come mai. Sono l’unica cosa che ti rimane, e non mi chiedere del resto del mondo, non esiste. Fuori da queste mie braccia è tutto buio pesto, né luce né segnali di vita. Sono la tua casa e il tuo custode almeno fino alle prossime bombe».
Annamaria Carobella
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