Dopo la tragedia, la solidarietà avvolge Valencia
Li hanno chiamati “ponti della solidarietà”. Sono due ponti pedonali sul letto del fiume Turia che collegano Valencia con alcuni quartieri a sud della città, permettendo pure di raggiugere a piedi altre piccole città dell’area metropolitana, perché in macchina non è stato possibile andarci. Con una popolazione di oltre 801 mila abitanti (dati ufficiali del comune) Valencia è il centro di un’area metropolitana che supera complessivamente il milione e mezzo di abitanti, cioè la terza città della Spagna dopo Madrid e Barcellona.
L’orografia del territorio dove si è sviluppata Valencia storicamente ha subito fenomeni atmosferici disastrosi. Non è la prima volta che subisce inondazioni, ma mai come quelle del 29 ottobre scorso, da molti qualificata di dantesche e anche apocalittiche dimensioni. Nessuno si aspettava che uno tsunami potesse arrivasse non dal mare, ma dalla terra ferma. Le immagini che tutti abbiamo visto sembravano tratte da un film, ma erano vere e reali, catturate dai tanti dispositivi mobili oggi a portata di tutti. Quanta paura e quanta angoscia in quella residenza per anziani dove alcuni sono morti perché non è stato possibile portarli in tempo al primo piano.
Le oltre 200 vittime fino al momento in cui scrivo queste righe non sono proprio di Valencia, ma nell’area metropolitana. La capitale si è salvata appunto perché negli anni ’60 è stato costruito un “letto nuovo” per il fiume Turia, che prima attraversava la città e ora la circonda verso sud. Da quel letto, normalmente quasi secco, il giorno dell’inondazione sono stati registrati perfino 2.000 m3 al secondo di acqua in alcuni momenti.
La solidarietà dimostrata ai cittadini di Valencia e altre località vicine all’area della catastrofe, anche da gente arrivata da Madrid e altri posti lontani, non farà certo risuscitare i morti, né salverà quelle persone sorprese dall’acqua nei parcheggi sotterranei. Ha portato però ondate di sollievo e speranza ai sopravvissuti, in attesa che le comunicazioni fossero ristabilite e potessero entrare camion di rifornimenti e macchinari adeguati per pulire le strade dalle montagne di fango e automobili. Man mano le vie di acceso all’area della catastrofe si sono aperte, sono arrivati militari dell’esercito, la polizia nazionale, carabinieri, pompieri a supporto di diecimila agenti delle forze dell’ordine. I macchinari pesanti necessari per rimuovere tante auto e tanto fango sono al lavoro. Nella mente però rimarrà lo sforzo di miglialia di volontari, tantissimi giovani, che si sono lanciati solo con una scopa o con una pala.
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