Piombino volta pagina: abbattute le due torri dell’ex centrale termoelettrica

Martedì 29 ottobre sono state demolite le due ciminiere dell’ex centrale Enel di Tor del Sale, a Piombino (LI). L’abbattimento è parte del progetto di dismissione dell’area che prevede smantellamenti, demolizioni ma anche il restauro di alcune strutture dell’ex centrale termoelettrica.
Abbattute, usando delle microcariche, la torre nord e quella sud della ex centrale Enel di Tor del Sale di Piombino (Livorno), alte 197 metri ciascuna, 29 ottobre 2024. NPK ANSA / Ufficio stampa Comune di Piombino

I due camini fumanti della centrale termoelettrica Enel di Tor del Sale, a Piombino (LI), dominavano l’orizzonte del golfo di Follonica dalla fine degli anni ’70 del 1900. La centrale era entrata in servizio nel 1977 ed era rimasta in funzione fino al 2012. Martedì 29 ottobre le due ciminiere in cemento armato, alte 195 metri e pesanti 14.000 tonnellate, sono state abbattute con microcariche esplosive.

La demolizione si inserisce in un progetto di riqualificazione in chiave turistica e di sostenibilità ambientale, avviato già dal 2021. Il piano prevede la bonifica dell’area da parte di Enel, e lo smantellamento e il restauro di alcune strutture dell’ex sito industriale secondo il progetto commissionato da Tor del Sale S.p.A. – costituita da Stigliano Sviluppo, che ha acquistato l’area da Enel – allo Studio Stoppioni di Bagno a Ripoli (FI).

Si tratta di «una demolizione storica che cambierà in meglio il profilo della Costa est di Piombino», si legge nel comunicato di Legambiente Toscana.

«L’intervento sulla ex Centrale Enel in generale e l’abbattimento delle ciminiere in particolare – ha dichiarato Francesco Ferrari, sindaco di Piombino – è il simbolo di una città che cambia: da area industriale a struttura turistico ricettiva, una transizione significativa del futuro su cui stiamo lavorando per la nostra città».

All’abbattimento era presente anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che ha commentato: «Quello di oggi è un evento storico, il segno tangibile della nuova progettualità per Piombino e per la costa toscana». E ancora: «Il progetto con Enel è forte del dialogo con le istituzioni, con il territorio e con l’Oasi Padule Orti Bottagone del WWF: oggi si restituisce il sito a nuova vita all’insegna della sostenibilità economica e ambientale».

L’ambizioso progetto di riconversione – secondo quanto si legge sul sito dello Studio Stoppioni – prevede: la realizzazione di un parco tematico-didattico dedicato alla storia dell’energia e della navigazione; il ripristino del piccolo porto con attività di scuola nautica e club velico; strutture per la riparazione delle barche e il rimessaggio; bacini per l’acquacoltura o la coltivazione di piante acquatiche; la ristrutturazione di alcuni resti significativi dell’antico impianto industriale; un museo multimediale del territorio; l’edificazione ex-novo di un grande centro commerciale di prodotti di lusso costruito su strutture simili a palafitte, un centro benessere, attività di ristoro a filiera corta per la valorizzazione del territorio e un grande giardino d’inverno. Anche «La preservazione delle due ciminiere, ormai landmark e punti di riferimento territoriale, o la loro sostituzione con strutture simboliche atte a preservarne la memoria».

Enzo Pranzini, professore di Dinamica e difesa dei litorali presso l’Università di Firenze, fa notare però che tutta l’area che si sta riqualificando è inserita in un territorio costiero soggetto, nei prossimi decenni, all’innalzamento del livello del mare. «Secondo uno studio dell’ENEA, con la crisi climatica in atto, entro il 2100, la costa di Piombino, rischia di essere tra le prime sommerse dal mare. Senza contare le esondazioni del fiume Cornia e il fenomeno della subsidenza, l’abbassamento della pianura causato dall’estrazione dell’acqua dal sottosuolo per le attività industriali e agricole. Forse, la dismissione della centrale poteva essere l’occasione per opere di mitigazione e adattamento, con la restituzione del territorio allo stato originario: si riformerebbe così l’antica laguna, una zona da lasciar allagare, a protezione della cittadinanza, spostando le attività umane verso l’interno».

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