Camerun, giornalisti in pericolo permanente
Nonostante il gran numero di media (più di 600 giornali, circa 200 stazioni radio e più di 60 canali televisivi), la produzione di informazione indipendente rimane un percorso a ostacoli in Camerun. L’associazione internazionale degli editori continua a reclamare il rilascio immediato e incondizionato di Thierry Patrick Ondoua, direttore editoriale del quotidiano Le Point Bihebdo, detenuto da quasi una settimana in una stazione di polizia di Yaoundé, mentre la giornalista Atia Azonhwi che era stata rapita venerdì scorso a Bamenda, nel nord-ovest del paese, è stata poi rilasciata dai suoi rapitori nel fine settimana.
Thierry Patrick Ondoua ha risposto ad una convocazione presso la direzione regionale della polizia giudiziaria per notizie false, diffamazione e insulti agli organi costituiti. Secondo i suoi collaboratori, il suo arresto è legato ad un’inchiesta su un pasticcio tra il ministero dell’Edilizia e una società immobiliare riguardo alla costruzione di case popolari. L’Associazione internazionale degli editori ritiene che l’incarcerazione di Ondoua sia «un attacco alla libertà di stampa e alla libertà di espressione».
Il 24 settembre scorso, il giornalista indipendente Kingsley Fumunyuy Njoka è stato condannato a dieci anni di carcere dal tribunale militare di Yaoundé per «secessione e complicità con una banda armata». In realtà sarebbe stato perseguito per alcune pubblicazioni critiche del 2020 sul conflitto armato che infuriava nel nord-ovest del Paese.
L’ex direttore generale della Radio e Televisione Pubblica Camerunese (Crtv), Amadou Vamoulké, è stato condannato a 20 anni di carcere per «appropriazione indebita di fondi pubblici». Nel dicembre 2022, dopo oltre sette anni di detenzione preventiva, il giornalista era già stato condannato a 12 anni di reclusione per un caso simile. Dovrà quindi scontare una pena detentiva di 32 anni complessivi. Una procedura ingiusta per un giornalista riconosciuto per la sua professionalità e integrità.
Stéphane Zambo Nguema, reporter del settimanale Le Zénith, è stato arrestato il 4 settembre 2024 presso la stazione di polizia del 7° arrondissement di Efoulan, un quartiere della capitale Yaoundé. Il giornalista stava conducendo un’indagine approfondita su molteplici casi di appalti pubblici e appropriazioni indebite da parte di personale del ministero dell’Istruzione secondaria. La sua indagine si è concentrata in particolare sul caso della signora Bridget Ngomba Namomdo, secondo consigliere del ministero, accusata di insider trading e coinvolgimento in appalti pubblici non realizzati.
Nel suo Rapporto analitico sulla situazione dei giornalisti in Camerun, l’Adisi-Cameroun in collaborazione con African Freedom of Expression Exchange (Afex), rivela che tra il 2017 e il 2019 una dozzina di giornalisti camerunesi sono stati arrestati, intimiditi o minacciati da attori statali e non statali, principalmente a Douala, Yaoundé, Buea, Bamenda e Kumba. Il 23% sono donne e il 77% uomini. Ma ci sono altri casi, nel recente passato, di persecuzione nei confronti di giornalisti ben noti.
Brenda Kiven, giornalista di Radio Hot Cocoa, fin dal 2017 vive lontana dalla sua famiglia, in un luogo dove ha trovato rifugio. Dopo aver subito minacce da parte della Polizia giudiziaria, la giornalista allora residente a Bamenda, nella regione nord-occidentale del Camerun all’epoca paralizzata dalla crisi socio-politica cosiddetta “anglofona”, è stata costretta a lasciare la famiglia per evitare un arresto annunciato. L’8 febbraio 2017, infatti, la Polizia giudiziaria aveva fatto irruzione nella sua abitazione senza alcun mandato di perquisizione. Ha frugato l’abitazione da cima a fondo e sequestrato il suo portatile, il suo principale strumento di lavoro, che fino ad oggi non le è stato restituito.
Paul Chouta, reporter trentunenne e amministratore della piattaforma di notizie online Le Tgv de l’info, critico nei confronti del governo, vive costantemente nella paura. Non è solo lo stress conseguente alla sua incarcerazione a provocare questo panico, ma soprattutto il non sapere quando verrà nuovamente sequestrato e quale destino gli sarà riservato, dopo aver subito quattro attentati di questo tipo perpetrati da uomini non identificati. L’ultima volta che è stato rapito, i suoi sequestratori lo hanno caricato su un furgone nero e lo hanno portato in un luogo isolato alla periferia di Yaoundé, colpendolo ripetutamente durante il viaggio di una dozzina di chilometri. Gli aggressori hanno sfigurato orribilmente Chouta, lo hanno torturato con pietre e bastoni e lo hanno abbandonato nudo, credendolo morto. È un miracolo che sia sopravvissuto a tanta violenza.
Altri giornalisti, invece, non ce l’hanno fatta. Nel mese di gennaio 2023 fu scoperto nei pressi di Yaoundé il cadavere mutilato del conduttore radiofonico Martinez Zogo, scomparso da cinque giorni. Martinez Zogo, giornalista e direttore della radio privata Amplitude FM, era stato rapito da uomini non identificati il 17 gennaio. Stava indagando e diffondendo informazioni sulla presunta appropriazione indebita di centinaia di miliardi di Franchi Cfa (1 Euro equivale a 656 Franchi Cfa) da parte di esponenti economici e politici vicini al governo. Il capo della Direzione generale della ricerca esterna (il servizio di controspionaggio del Camerun) e un importante uomo d’affari e magnate dei media sono stati arrestati e accusati di complicità nella tortura di Martinez Zogo e posti in custodia cautelare.
Nel gennaio 2023, mentre la tensione era ancora al culmine in seguito al rapimento e all’assassinio di Martinez Zogo, un altro presentatore radiofonico, Jean-Jacques Ola Bébé, è stato trovato morto vicino alla sua casa a Yaoundé, con segni di ferite da arma da fuoco. Jean-Jacques Ola Bébé era uno stretto collaboratore di Martinez Zogo e chiedeva giustizia per il suo collega assassinato.
Cinque giornalisti si trovano attualmente nella temuta prigione di Kondengui e quattro di loro – Tsi Conrad, Mancho Bibixy, Thomas Awah Junior e Kingsley Njoka – sono accusati di agire contro gli interessi dello Stato nel contesto del conflitto in corso nell’area anglofona.
Molto prima di loro, anche i giornalisti Josiane Kouagheu dell’agenzia Reuters e Mathias Mouendé del quotidiano Le Jour erano stati arrestati a Douala nell’ambito di manifestazioni non autorizzate.
Oltre all’Egitto e all’Eritrea, il Cpj (Committee to Protect Journalists) rileva che oggi il Camerun è il Paese che imprigiona i giornalisti più a lungo, come dimostrano i lunghi periodi di incarcerazione prima del processo, le detenzioni arbitrarie durante le quali i giornalisti non possono comunicare con il mondo esterno e le condanne da parte di tribunali militari, oltre ad altre gravi violazioni della legge che ledono il diritto ad un giusto processo.