Nuove conoscenze amazoniane

La galassia digitale, in cui l’intelligenza artificiale ha sempre più peso, pretende di avere raggiunto l’ultima tappa dell’apprendimento e della coscienza del mondo
Algoritmi Image by Gerd Altmann from Pixabay

Stavo guidando tranquillamente, quando mi arriva una telefonata da un numero italiano sconosciuto. Rispondo, dicendomi che non essendo un +33 o un +49, indicativi che di questi tempi nascondo non poche truffe telefoniche, debbo star tranquillo. La gentile voce femminile che tanti incubi ci dà, attacca, ma con una frase insolita che mi lascia allibito: «Buongiorno caro cliente. L’algoritmo di Amazon sa tutto di te. Lasciati consigliare da chi ti conosce». Ohibò, chiudo la conversazione via telefono, ma apro i canali della mente.

Dunque, ci sarebbe qualcuno, anzi qualcosa, un algoritmo, che conoscerebbe tutto di me. Però, non credevo che esistesse qualcosa del genere, visto che io stesso molto spesso non mi conosco e non mi riconosco. Ma cosa può conoscere di me l’egregio e gentile Signor Algoritmo di nome Amazon? Egregio e gentile, non riesco a stabilire relazioni che non contemplino il rispetto del galateo: anche quando faccio le mie ricerche su ChatGPT concludo sempre le richieste con un grazie che mi sembra doveroso.

Dunque, cosa conoscerà? I miei dati anagrafici, poco male; il conto della mia carta di credito, che comunque dovrebbe essere protetto (e ci sono pochi soldi); so quello che ho acquistato su Amazon, qualche libro e qualche CD, il tappetino anteriore sinistro della mia auto, una libreria a buon mercato, una guida del Canada…

Con i suoi addentellati invisibili e con le sue elaborazioni seriali avrà saputo che frequento siti web poco raccomandabili di notizie vaticane, che sono abbonato al The New York Times, sa bene i viaggi nazionali e internazionali che ho intrapreso negli ultimi mesi o anni, forse sa pure che partecipo spesso a dibattiti pubblici sulle guerre in Ucraina e Gaza, saprà certamente le mie abitudini nell’organizzare la mia giornata, saprà forse pure quanto dormo e come dormo, quanti passi faccio ogni giorno, immaginerà gli ambienti che frequento.

Però, Amazon sa tanto di me! Sa prevenire premuroso le mie esigenze: nel momento in cui traslocavo mi ha inviato un sacco di proposte interessanti per arredare il mio ufficio, mentre stavo programmando un viaggio in Canada mi ha inviato tante proposte diverse per impiegare colà il mio tempo. E ha intuito che forse a breve farò un viaggio in Spagna. Con tutta probabilità mi ha classificato tra i credenti, categoria in calo netto, sa che insegno in un’università di nicchia. Bene, insomma, non proprio.

E cosa non sa Amazon? Forse non conoscerà le mie preferenze sportive? No, sa bene che tifo Milan, seguo le partite. Non saprà allora che ho in mente di pubblicare un libro sul giornalismo dialogico? No, lo sa. Ho fatto troppe ricerche al riguardo su vari motori di ricerca, appena tocchi la tastiera del computer sei “profilato”, come i listelli delle finestre.

Ma, non appena entriamo nel campo delle motivazioni e dei sentimenti, Amazon comincia a trovarsi in difficoltà. Per capirmi di più, dovrebbe farmi compilare quotidianamente una quantità notevole di form con decine di domande. Solo così potrebbe cercare di intercettare la qualità dei miei comportamenti e delle mie decisioni.

Di più, il gentile ed egregio Signor Algoritmo Amazon non sa nulla della mia vita spirituale e religiosa, se non che ho fatto alcuni acquisti di teologia e filosofia, e che frequento ambienti accademici cattolici (e musulmani, ed ebrei…).

Cosa sa della mia preghiera? Cosa sa dei miei moti d’amore e misericordia, cosa sa delle good vibration che provo ascoltando Arvo Pärt o Leonard Cohen? Sì, potrà costatare che con alcune persone chatto (che orribile neologismo!) più che con altri, sa che guardo le produzioni vestimentarie di un amico stilista su Instagram e che di un politico nostrano, amico mio, seguo i movimenti su Facebook. Ma non sa nulla delle profondità nascoste delle nostre amicizie. Forse ha addirittura analizzato il vocabolario dei messaggi che ci scambiamo e ha quantificato la nostra amicizia in una scala da uno a dieci, ma cosa sa di qualitativo su di noi e soprattutto sulle nostre relazioni? Pochissimo.

Leggo nel Vangelo di Matteo: «Quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa». Gesù di Nazareth aveva un account solo col Padre suo.

 

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