La sinodalità, forza della missione

Chiusura del Sinodo 2024, l'Assemblea sinodale indica una direzione da seguire, in continuo divenire, frutto di un cammino svolto in tre anni con un cambio di rotta nello stile ecclesiale
Sinodo (Foto Ansa, FABIO FRUSTACI)

«Per vivere davvero non si può restare seduti: vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro». Le parole di papa Francesco nell’omelia della S. Messa di chiusura del Sinodo 2024 incoraggiano la chiesa a continuare a camminare. «Dinanzi alle domande delle donne e degli uomini di oggi, alle sfide del nostro tempo, alle urgenze dell’evangelizzazione e alle tante ferite che affliggono l’umanità, sorelle e fratelli, non possiamo restare seduti», continua il papa. «E se restiamo seduti nella nostra cecità, continueremo a non vedere le nostre urgenze pastorali e i tanti problemi del mondo in cui viviamo».

La direzione da seguire è tracciata nel Documento Finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi  approvato con la maggioranza di due terzi dall’Assemblea Sinodale. Un cammino che tuttavia, per alcuni aspetti, è ancora in fieri: non sono ancora state definite le scelte riguardanti i temi affidati ai dieci “Gruppi di Studio” che continueranno a lavorare fino a giungo 2025.

I tre anni appena trascorsi hanno segnato un cambio di rotta nello stile ecclesiale cui eravamo abituati, una crescita guidata dallo Spirito Santo, vero protagonista del cammino svolto. Un itinerario unico, di cui papa Francesco ha voluto riconoscere il valore con una scelta inedita: «non intendo pubblicare una “esortazione apostolica”, basta quello che abbiamo approvato – ha detto -. Nel Documento ci sono già indicazioni molto concrete che possono essere di guida per la missione delle Chiese, nei diversi continenti, nei diversi contesti: per questo lo metto subito a disposizione di tutti, per questo ho detto che sia pubblicato».

Il Documento raccoglie i frutti di un percorso di ascolto destinato a diventare lo stile permanente della Chiesa. Si ribadisce che «la Chiesa è chiamata a mettere al centro della propria vita e della propria azione il fatto che in Cristo, attraverso il Battesimo, siamo affidati l’uno all’altro. Il riconoscimento di questa realtà profonda si trasforma in un dovere sacro che ci rende capaci di riconoscere gli errori e ricostruire la fiducia».

Una «conversione relazionale», dunque, è alla base del cammino. «Il modo sinodale di vivere le relazioni è una testimonianza sociale che risponde al bisogno umano di essere accolti e sentirsi riconosciuti all’interno di una comunità concreta. È una sfida al crescente isolamento delle persone e all’individualismo culturale, che anche la Chiesa ha spesso assorbito, e ci richiama alla cura reciproca, all’interdipendenza e alla corresponsabilità per il bene comune».

Proprio dalla mancanza di relazione si trova, infatti, l’origine dei «mali che affliggono il nostro mondo, a partire dalle guerre e dai conflitti armati, e dall’illusione che una pace giusta si possa ottenere con la forza delle armi. Altrettanto letale è la convinzione che tutto il creato, perfino le persone, possa essere sfruttato a piacimento per ricavarne profitto» (par. 54 ndr.).

La chiesa, nel riconoscere il dono di ogni vocazione, il valore unico di ogni persona e il contributo di cui ognuno è portatore, si impegna a sostenere e a valorizzare ciascuno e a formare un popolo di discepoli missionari. La formazione dovrà essere «integrale, continua e condivisa», cosa che «richiede la presenza di formatori idonei e competenti, capaci di confermare con la vita quanto trasmettono con la parola: solo così la formazione sarà realmente generativa e trasformativa».

Nel promuovere la corresponsabilità di tutti i battezzati, si sollecita a offrire ai fedeli laici «maggiori opportunità di partecipazione, esplorando anche ulteriori forme di servizio e ministero in risposta alle esigenze pastorali del nostro tempo, in uno spirito di collaborazione e corresponsabilità differenziata» e si sottolinea il ruolo delle persone con disabilità, riconosciute come «soggetti attivi di evangelizzazione». Si legge nel documento: «Riconosciamo le loro esperienze di sofferenza, emarginazione, discriminazione, a volte patite anche dentro la stessa comunità cristiana, per atteggiamenti paternalistici di commiserazione. Per favorire la loro partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa si propone la creazione di un Osservatorio ecclesiale della disabilità».

Il paragrafo 60, che riguarda il ruolo delle donne nella Chiesa, viene approvato con poco più di due terzi dei consensi (sono 97 i voti contrari). L’assemblea sinodale invita «a dare piena attuazione a tutte le opportunità già previste dal diritto vigente relativamente al ruolo delle donne, in particolare nei luoghi dove esse restano inattuate. Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo». Riguardo, invece, all’accesso delle donne al ministero diaconale, si dice che occorre proseguire il discernimento.

A conclusione dell’Assemblea Sinodale, papa Francesco ricorda: «Tutto questo è dono dello Spirito Santo: è Lui che fa armonia, Lui è l’armonia». Poi, citando una frase di Madeleine Delbrêl, dice: «ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi».

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