A “Scuola di famiglia”
Un percorso che è interessante già nel suo titolo: “Scuola di famiglia”, una scuola dove tutti, dai relatori ai partecipanti, hanno da imparare da tutti. Questo il senso dell’iniziativa promossa dalla diocesi di Isernia, fortemente voluto dal vescovo del luogo, mons. Camillo Cibotti, e realizzato dall’ufficio di pastorale familiare, con don Enzo Falasca in prima linea.
Sette tappe, da qui a giugno, che aiuteranno a riflettere sui rapporti all’interno della coppia, sulle relazioni coi figli, sulla gestione dei conflitti, sull’importanza delle regole, dell’educazione nell’era digitale, dell’educazione alla fede, per essere preparati ad affrontare la vita. Un giro a 360° nel pianeta famiglia a partire da un punto essenziale: che la Chiesa stessa è una famiglia, grande, aperta, universale e sempre in cammino.
Parlare di famiglia oggi, in una società in continua trasformazione, è complicato. A partire dal concetto stesso che questo nome evoca, non più per tutti il classico nucleo composto da marito, moglie e figli. La famiglia è mutata nella sua composizione, nelle sue relazioni, nelle sfide quotidiane che deve affrontare, nei ritmi talora insostenibili coi quali deve fare i conti. Una situazione variegata e articolata a cui la Chiesa non può non porre attenzione, con uno sguardo illuminato e un nuovo approccio pastorale all’altezza dei tempi che viviamo.
Abbiamo acquisito che la famiglia modello “Mulino bianco” esiste solo nella pubblicità che ancora oggi scorre ogni tanto sui nostri schermi. Flash che, purtroppo, vengono di gran lunga oscurati dai tanti terribili fatti di cronaca nera che succedono all’interno delle mura domestiche.
Non solo femminicidi che avvengono molto spesso per mano del partner/ex partner, ma anche le tante tragedie familiari balzate agli onori della cronaca negli ultimi mesi: figli che hanno ucciso genitori e fratelli, madri che hanno ucciso figli, padri che hanno sterminato intere famiglie, ragazzi che si sono tolti la vita.
Una sequenza di morte che ci lascia attoniti, sconvolti. Drammi della follia e, molto spesso, forse ancor di più, drammi della solitudine, all’interno della famiglia stessa come al di fuori di essa, che evidenziano, se mai ce ne fosse bisogno, quanto bisogno di famiglia c’è oggi. Una famiglia che accoglie, che ama, che protegge, che perdona, che accompagna, che sostiene, che incoraggia, che condivide, e potremmo continuare in questa indispensabile presa di coscienza collettiva del ruolo insostituibile che ogni famiglia singolarmente, le famiglie insieme, la Chiesa-famiglia, hanno, nella costruzione della società.
La famiglia può dare tanto alla Chiesa e alla società. C’è tanto da imparare dal modo in cui in famiglia ci si prende cura gli uni degli altri, ci si supporta e sopporta, ci si ascolta, ci si accompagna nelle diverse tappe della vita. Ma le famiglie oggi, più che mai, vanno accompagnate e sostenute. Lo deve fare la comunità cristiana, lo devono fare la società civile, la politica, con leggi ed interventi che non scoraggino i giovani desiderosi di coronare il loro sogno d’amore, messo a repentaglio dalla mancanza di prospettive, così come le diverse famiglie in ogni fase della vita.
Investire nella famiglia, potremmo dire, è un impegno non rimandabile.
Si capisce, quindi, la sollecitudine con cui mons. Cibotti ha voluto realizzare questo ciclo di appuntamenti. Lo ha ribadito fortemente nei primi due realizzati lo scorso 12 e 13 ottobre, presso l’Auditorium della città. Un pomeriggio dal titolo “Famiglia dono dell’unità”, aperto dall’intervento dei coniugi Anna e Alberto Friso, già responsabili del Movimento Famiglie Nuove e con una lunga collaborazione, (come consultori e membri), col Pontificio Consiglio per la Famiglia, e seguito da cinque testimonianze forti, incisive, provocatorie. Come quella di Tiziana che condivide un percorso matrimoniale a ostacoli, una vicenda molto dolorosa che, però, si apre alla speranza. E genera un impegno in prima fila per un’esperienza ecclesiale ispirata all’Amoris laetitia. O quella di Angela, vedova da 20 anni con 5 figli. Qualche anno fa, una situazione inaspettata: una delle figlie fa “coming out”. Non è facile, né immediato per la mamma, accogliere questa novità. Ma ne nasce un percorso nuovo e fecondo.
Graziella e Franco condividono coi presenti tante piccole grandi attenzioni che consolidano il rapporto di coppia, l’apertura verso le scelte dei figli, l’accoglienza di famiglie in crisi, fino a un’esperienza davvero particolare per cui le mura della propria casa si allargano e travalicano i confini. Miriam e Giovanni raccontano la loro esperienza attraverso tre parole: fiducia, condivisione, accoglienza. Pietro e Marina fanno entrare nel vivo di una famiglia a tu per tu con tante sfide e impegnata a livello ecclesiale, sociale, politico.
Il primo appuntamento si conclude con Anna Maria Rossi, ricercatrice del Centro Chiara Lubich, che fa dono ai presenti di vere e proprie perle sull’unità, tratte da scritti della fondatrice dei Focolari.
Il giorno dopo ci si ritrova con lo psicologo e psicoterapeuta Ezio Aceti: un dialogo profondo che ha come focus l’importante sfida della relazione coi figli, tutta e sempre da imparare.
Un pubblico attento e un ascolto profondo dicono la cifra dell’iniziativa che ha riscosso un grande successo, segno che ha colto nel segno, intercettando un bisogno reale con cui la comunità cristiana e cittadina non può non confrontarsi, come testimoniano i commenti di tanti partecipanti, felici di far parte di una Chiesa in grado di porsi in ascolto e a fianco.
Ne emerge la famiglia come destinataria delle attenzioni e del sostegno da parte della Chiesa e della società civile, da un lato, e dall’altro, come soggetto capace di iniziativa con quella creatività e generatività dell’amore che le sono tipiche.