Il peso della scuola media

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore e collaboratore, sul tema delle criticità che coglie nella scuola secondaria di primo grado così come è oggi.
(Foto: Pixabay)

Nessuno ne parla e il silenzio da parte delle famiglie copre la problematica realtà scolastica che i nostri figli sono costretti a vivere nella prima classe della scuola secondaria di primo grado [come è oggi chiamata l’ex scuola media, ndr] in molte scuole italiane.

Una mole di libri spaventosamente grande con migliaia e migliaia di pagine, che costringono i nostri ragazzi ad andare a scuola con zaini pesantissimi.

Una densità cognitiva che è letteralmente spropositata per la quantità e l’estensione dei contenuti trattati.

Basta prendere tra le mani alcuni testi di storia, di scienze, di matematica e di lingua straniera per renderci conto da cosa vengono sommersi i nostri ragazzi undicenni: da una valanga cognitiva offerta senza alcuna considerazione pedagogica relativa alla loro età e senza tener conto che hanno appena lasciato la quinta elementare.

Se poi, per esempio, sfogliamo il primo volume di scienze, si resta basiti di fronte alla doviziosa e completa informazione di concetti e di conoscenze di chimica e di fisica, con spiegazioni “spettacolari” per la loro completa ed organica presentazione e illustrazione: finanche le onde elettromagnetiche e la teoria della relatività di Einstein.

Per non parlare poi dei testi di educazione tecnica, educazione musicale, educazione artistica e scienze motorie che inducono spesso i docenti a ridurre, dannosanente e sempre più, la parte laboratoriale a tutto vantaggio della parte teorica.

Si dirà che sono i programmi ministeriali che lo impongono. Si dirà che la scuola è una cosa seria. Si dirà che bisogna puntare al merito e che il ragazzo deve essere all’altezza. Si diranno tante altre cose a sostegno di questo ingozzamento di conoscenze, pari solo secondo Albert Camus, a quello delle oche.

Ebbene, se è così significa che in Italia  si sta distruggendo quella scuola nata dalla Costituzione che si apriva a tutti i ceti sociali e cercava di rimuovere le cause che impedivano un avanzamento culturale di ogni ragazzo. 

Se è così, i nostri ragazzi di prima media sono in pericolo in quanto subiranno tutti un’azione psicologica deterrente che li potrà demotivare senza più favorire quell’individuale processo di apprendimento con possibilità di recupero.

Posso sbagliarmi, ma penso che molti dei testi scolastici rovesciano addosso ai nostri figli una sovrabbondanza di conoscenze che loro non sono in grado di assimilare e che può  può provocare una intima e pericolosa disaffezione allo studio, in quanto la mente di un undicenne non è assolutamente  in grado di assorbire una così vasta mole di informazioni.

Se a questo poi si aggiunge un sistema orario ottocentesco al quale il ministero non osa ancora avvicinarsi per una vera riforma, il quadro diventa veramente problematico.

È ormai accertato che i tempi di apprendimento non sono tempi orari, ma tempi lunghi, nei quali l’alunno può e deve sostare senza essere disturbato dal suono della campanella che segnala la fine dell’ora.

E invece l’alunno oggi viene ancora costretto al suono della campanella a mettere in cartella la matematica, per girare pagina e passare alla grammatica, poi alle scienze, poi alla musica e così via.

Un vero balletto che vanifica e indebolisce non solo la mente del ragazzo ma anche l’assimilazione dei contenuti ricevuti, in un frazionamento rapsodico che è una delle cause principali di molti disadattamenti e rifiuti scolastici.

È il prevalere di una falsa idea di scuola che impone dall’alto e non una scuola a servizio di ogni alunno dal primo all’ultimo e che tiene conto delle intelligenze multiple (sono circa dieci le diverse intelligenze che i nostri alunni presentano), dei diversi ritmi di apprendimento e delle soste necessarie.

Purtroppo ancora prevale il sistema gentiliano che imponeva agli alunni di uniformarsi alle richieste della scuola e non viceversa, e non ancora si tiene conto delle scoperte ultime della psicologia dell’educazione nell’età evolutiva.

Sì, penso seriamente che i nostri ragazzi di scuola media siano in pericolo, nel senso che potranno sentirsi incapaci di affrontare l’esperienza scolastica così come si presenta oggi e non svilupperanno quelle reali capacità dell’intelletto necessarie per affrontare un domani gli studi superiori. 

Sta infatti crescendo spaventosamente la curva degli abbandoni scolastici nei bienni post scuola media anche al Nord, dove prima non accadeva mai.

Va ricordato che i contenuti delle singole materie non sono il fine della scuola dell’obbligo, ma solo strumenti per lo sviluppo delle capacità intellettive perché la scuola dell obbligo deve essere primariamente formativa.

Alla fine di un percorso scolastico non si valuterà la quantità di conoscenze acquisite ma lo sviluppo delle singole capacità, quali la volontà, lo sviluppo del pensiero logico, l’osservazione, la capacità di analisi e di  sintesi, il coordinamento, ed altre ancora.

Fortunatamente ci sono scuole pedagogicamente avanzate che considerano le proposte ministeriali puramente indicative, adeguano i programmi alle reali condizioni della classe e svolgono nei primi mesi un grande lavoro di accoglienza e di conoscenza dei singoli alunni, creando gruppi di lavoro che lavorano intorno ad unità didattiche ben definite.

Significative in tal senso le scuole che applicano il metodo didattico di Maria Montessori, dove i testi  vengono in parte creati con gli alunni e nelle classi si realizzano veri laboratori di apprendimento senza appesantire molto il tempo post scuola, nel convincimento che il lavoro fondamentale deve essere svolto tutto in classe, lasciando a casa solo qualche processo avviato e non concluso.

Cosa fare quando tutto ciò non avviene e vediamo i nostri figli in serie difficoltà con grosse disaffezioni per lo studio?

Occorre mettersi insieme agli altri genitori che vivono le stesse problematiche e andare dal preside dell’Istituto e chiedere un adeguamento del programma alle reali possibilità dei ragazzi, perché la scuola media dell’obbligo resta una scuola per tutti e a misura di ciascuno.

Pasquale Lubrano Lavadera

(autore dei libri Signurì Signurì tra gli scolari della Napoli che non conta  e I ragazzi non sanno odiare)

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