La resistenza umana contro killer robots e armi nucleari
Se Giorgio Parisi, scienziato noto per la sua aperta professione di ateismo, si è recato a Piazza San Pietro, come avvenuto a dicembre 2023, per consegnare al papa la dichiarazione della fraternità proposta da un certo numero di premi Nobel, vuol dire che lo scenario del mondo è davvero preoccupante e “il tempo si fa breve” per poter invertire la rotta verso l’irreparabile.
Lo stesso Nobel per la Fisica 2021 ha scritto la prefazione e presentato un testo curato da Francesca Farruggia “Dai droni alle armi autonome. Lasciare l’Apocalisse alle macchine?” che l’editore Franco Angeli rende disponibile sul suo sito per chi vuole capire la novità dell’applicazione dell’intelligenza artificiale in un campo che ha sempre coltivato l’illusione di poter agire in maniera letale contro il nemico con le minori perdite possibile.
Sono accessibili sul web la performance dei droni kamikaze utilizzati dall’esercito azero nello scontro vittorioso contro le truppe dell’Armenia nel 2020. Un vantaggio competitivo che spiega anche la rapidità operativa dell’Azerbaijan nell’operare la pulizia etnica del Nagorno Karabakh tra la sostanziale indifferenza dei media mainstream rivolti ad un’opinione pubblica che ignora la nostra dipendenza dalle forniture di gas azero.
I brevetti dei droni kamikaze, largamente usati nei conflitti in corso, sono vantati dalle industrie della difesa alla ricerca di nuove commesse ma costituiscono solo un esempio delle armi letali autonome (LAWS) in grado di realizzare l’incubo di tanti racconti di fantascienza dove lo strumento sempre più evoluto finisce per sfuggire al controllo umano.
Molto più banalmente è la stessa formulazione dell’algoritmo che apre alla possibilità di arrivare alla scelta di colpire il bersaglio anche in presenza di effetti collaterali accettabili entro alcuni limiti. Dobbiamo al serio giornalismo di due testate israeliane on line «+972 magazine» e «Local call magazine», riprese dal «The Guardian», la denuncia sui criteri di tollerabilità di vittime civili definiti dall’Idf (Israeli defence force) di Tel Aviv nel colpire miliziani definiti come terroristi da abbattere dopo il loro riconoscimento elettronico facciale.
L’affidamento della decisione estrema da compiere in tempi brevissimi richiede l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale in grado di trattare una massa di informazioni in frazioni infinitesimali di secondo. È la stessa logica che sovraintende alle armi nucleari e giustifica la simulazione della Federazione degli Scienziati americani che spostano sempre più vicino alla mezzanotte nucleare le lancette dell’orologio dell’Apocalisse davanti all’innesco della reazione a catena in barba alla distinzione tra ordigni tattici e strategici. La simulazione del plan B elaborata dall’università di Princeton per mostrare l’effetto di una guerra nucleare in Europa rende il senso di ciò che un intenso film di Sidney Lumet del 1965 (“A prova di errore”) ha saputo esprimere in un periodo ancora segnato dalla memoria dello spettrale fungo atomico del 1945, mentre ora la questione risente di un lungo processo di rimozione di massa.
L’assegnazione del Nobel per la pace 2017 alla campagna per l’abolizione delle armi nucleari e quello del 2024 all’organizzazione giapponese “Nihon Hidankyo” – che ha dato voce per decenni ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, gli hibakusha – dimostra l’urgenza di arrivare al disarmo nucleare globale come proposto nel nostro Paese dalla campagna “Italia ripensaci” sostenuta da oltre 40 realtà organizzate dell’associazionismo cattolico.
Un impegno che non finora sortito alcun effetto da parte dei governi che si sono alternati a Palazzo Chigi nel riprendere il discorso sulle armi nucleari.
L’Italia è invece tra i sostenitori della risoluzione Onu intesa a istituire, entro il 2026, «un trattato internazionale per regolare/bandire le armi autonome e prevenire la clamorosa minaccia ai diritti umani e alla dignità umana imposta da questi sistemi», come ha ribadito il professor Peter Asaro, vice presidente della campagna internazionale Stop Killer Robots, che martedì 8 ottobre 2024 è stato ricevuto al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella assieme alla delegazione dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo. Quest’anno il premio Colombe d’oro per la pace istituito da Iriad è stato assegnato infatti, per la sezione delle personalità internazionali, alla Campagna Stop Killer Robots, un network di 250 associazioni in tutto il mondo formate da cittadini, ricercatori, esponenti della società civile è impegnato a sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici sul tema della Intelligenza Artificiale applicata alle armi. Per la sezione del giornalismo di pace il premio è stato assegnato a Veronica Fernandes, della redazione Esteri di Rainews24, Matteo Pucciarelli, della redazione politica del quotidiano La Repubblica, Safwat Al Kahlout (corrispondente di Al Jazeera a Gaza) e Meron Rapoport (editorialista di +972 Magazine, rivista online israelo-palestinese e direttore del sito gemello in lingua ebraica, Local Call).
Secondo il professor Fabrizio Battistelli, presidente di Iriad, «l’uso della Intelligenza artificiale, in particolare di algoritmi per l’identificazione e azione contro esseri umani, è quanto di più delicato possa esistere nel caso dell’impiego della forza militare. Anche a prescindere dalle difficoltà pratiche di individuare in combattimento un bersaglio effettivamente ostile, è inaccettabile che la decisione di colpire possa essere affidata a una macchina».
Ripartire dallo sguardo verso le vittime dell’uso mai rinnegato dell’arma atomica contro due città giapponesi nel 1945, proposto con l’assegnazione del Nobel, è un invito a restare umani. «Ricordate la vostra umanità e dimenticate tutto il resto» è stato il messaggio lanciato nel 1985 da Joseph Rotblat, lo scienziato ebreo polacco che abbandonò il progetto Manhattan, destinato a trascinarci nella nuova era della possibile autodistruzione del genere umano.