Giotto ritrovato
Che storia, quella degli affreschi con le vicende di san Francesco dipinte da Giotto e dalla sua bottega forse dopo il 1317. Coperti da una scialbatura nel 1730, riscoperti nel 1851, restaurati con integrazioni ”di stile”, è un miracolo che siano ancora lì.
Salendo sui ponteggi insieme ad un piccolo gruppo si sta occhi con occhi su quei muri dove il pittore ha detto una delle sue ultime parole. Si notano dettagli stupendi, la linea che racchiude le sagome con una curva molto dolce, le tinte curate fin nei dettagli, e si sente la mano stessa di Giotto negli incarnati dei volti, nelle espressioni dei sentimenti di sorpresa o di dolore. Certo, ci sono le cadute di colore – non troppe per fortuna – che verranno”colmate” con un tratteggio adeguato al resto delle tinte, ma la meraviglia è tanta.
Nella Apparizione di san Francesco ad Arles, i frati seduti ad ascoltare sant’Antonio sono un coro di fisionomie diverse, di stati d’animo i più vari: stupore, ammirazione, gioia. Formidabile il giovane frate raccolto nell’ascolto con la mano al mento, gli occhi chiusi, il cappuccio tirato sul capo. Memorabile la figura del Santo a braccia spalancate come un crocifisso, il saio marrone acceso da ombre scure che ne accentuano la luminosità, il volto chiaro. Alcuni dettagli rivelatori, nuovi: il giovane frate coi baffetti, quello rubicondo incantato.
Nel Funerale del Santo, il gruppo dei frati giovani che portano una croce sono ritratti di ragazzi fiorentini del tempo,sani, dai tratti ancora infantili, mentre spiccano due personaggi indugianti sulle stimmate: il frate che bacia i piedi e l’uomo di spalle che le contempla in ginocchio. Mirabili anche per sapienza plastica e prospettica.
Forse però il momento più intenso e per chi c’era commovente è la figura del Santo steso, morto: la bocca schiusa da cui si vedono i denti, gli occhi anch’essi socchiusi, il pallore mortale di un corpo adagiato con una linea marrone assai dolce. Realismo e meditazione come i nobili – i banchieri committenti? – che osservano sereni la scena. Questo è Giotto.
Quello che i l restauro fa scoprire è l’intensa pacatezza e gentilezza del vecchio pittore nel raccontare un fatto ormai molto noto, ma che egli rende nuovo con insolita freschezza di ispirazione e di sapienza tecnica. Lascia un diffuso sentimento di pace.
Il restauro, che finirà il prossimo agosto, è ora visitabile ai fiorentini sin da ora, e poi da tutti fino alla inaugurazione nell’ottobre 2025.
Qui il link al sito dell’Opera Santa Croce
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