Insieme contro la dispersione scolastica, se ne discute in Senato

U'ulteriore tappa in sede istituzionale del Tavolo contro la dispersione scolastica e le povertà educative. Per cambiare la scuola è urgente una seria ed organica riforma condivisa tra maggioranza e opposizione. Il lavoro comune di associazioni di diversa estrazione e forze politiche. Link per il convegno in programma presso il Senato della Repubblica il 3 ottobre 2024
Scuola italiana GANSA/ SIMONE VENEZIA

Da alcuni anni, Città Nuova ed il Movimento Politico per l’Unità, insieme alle principali associazioni, sono impegnate per dare una risposta al grave problema della dispersione scolastica esplicita e implicita e delle povertà educative.

Il primo risultato è stato la costituzione spontanea dal basso di una costituente della scuola per dialogare con il mondo della politica e con la società civile organizzata.

Il secondo è stato la costituzione di un Intergruppo parlamentare su dispersione scolastica e povertà educative. In particolare, in Parlamento il 23 marzo 2023, il 9 novembre 2023 e l’11 aprile 2024 sono emerse convergenze programmatiche importanti tra tutte le componenti nonostante le diverse sensibilità.

In questi incontri non è mancato l’ascolto reciproco con la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti, con l’on. Irene Manzi, coordinatrice dell’Intergruppo e con una decina di parlamentari di maggioranza e di opposizione.
In questa occasione del 3 ottobre prossimo in Senato, a partire dalle 14.00, si vuole coinvolgere tutti i parlamentari delle due Commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato e di quella bicamerale per i problemi dell’Infanzia e Adolescenza.

L’ obiettivo, infatti, è creare uno spazio di ascolto reciproco e di condivisione su questioni fondamentali per favorire l’unità per il bene comune tra maggioranza, opposizioni, associazionismo del mondo della scuola.

L’educazione, la formazione dei docenti, la qualità dei processi di insegnamento-apprendimento rappresentano infatti investimenti  strategici  per l’Italia in Europa e nel mondo, sia per l’inclusione dei soggetti fragili sia per l’aumento della competitività del sistema, valorizzando tutti i talenti.

Per ridurre gli abbandoni e per contrastare la diminuzione di conoscenze e competenze in uscita dal sistema scolastico, per cambiare la scuola, è urgente una seria ed organica riforma condivisa tra maggioranza e opposizione di programmi, ordinamenti e reclutamento dei docenti guardando al 2050.

In questi giorni, due influenti intellettuali, Galli della Loggia e Cacciari, invocano una riforma radicale del sistema di istruzione ed educazione. 
Una grande parte del mondo politico non si rende conto della profondità della crisi del sistema. Il Parlamento è chiamato pertanto a stabilire cosa devono avere nel loro bagaglio gli studenti nei prossimi decenni, al termine della scuola secondaria superiore. Quale “sapere di civiltà” e quale curricolo nazionale ed europeo?

Un “sapere di civiltà” deve essere assicurato a tutti gli studenti a prescindere dall’indirizzo degli studi. Pensiero critico, filosofico e scientifico, diritto ed economia, elementi di Latino per un italiano ricco, musica e storia dell’arte, il saper parlare adeguatamente in inglese devono essere assicurati a tutti i giovani italiani.

Il sistema poi deve promuovere un accesso personalizzato al patrimonio culturale e civile nazionale. La riforma degli ordinamenti e dei cicli deve infine garantire  un’uscita  a 18 anni, come negli altri Paesi europei, con  almeno sufficienti livelli di competenze per accedere all’Università,  all’istruzione e formazione tecnica superiore o per entrare nel mondo del lavoro.

La vasta rete di associazioni del mondo della scuola ha indicato una priorità per la prevenzione della dispersione esplicita ed implicita: una valida formazione iniziale ed in servizio di docenti con vocazione da verificare sul campo tramite tirocinio attivo seguito seriamente da un tutor. Occorre costruire il percorso che porta all’insegnamento, a partire dagli ultimi due dei cinque anni universitari. La laurea magistrale abilitante all’insegnamento sarà data per una quota dall’Università garantendo il possesso dei saperi. L’altra quota deve venire da una Scuola nazionale degli insegnanti sulla base dei giudizi espressi  dalle singole scuole sugli apprendisti-insegnanti, riguardo alla capacità  di gestire relazioni con i ragazzi e di trasmettere saperi.

Il convegno del 3 ottobre sarà un’occasione ufficiale per fare il punto, dopo tre anni di seminari di approfondimento sulla dispersione, con la sottosegretaria Paola Frassinetti, con l’on. Irene Manzi e altri parlamentari delle Commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato. Partiamo da una notizia positiva: in Italia la dispersione esplicita è in calo.

Secondo i dati di Eurostat, nel 2022 l’11,5% dei cittadini tra i 18 e 24 anni aveva al massimo la terza media e non era inserito in un percorso di istruzione e formazione. Nel 2013, questa percentuale è stata del 16,8%.

La realtà appare meno rosea se approfondiamo i dati. In diverse regioni del Nord si scende anche sotto il 10%, ma nel Sud siamo al 13,8 mentre nelle Isole si sfiora il 18%.

Il dato più grave riguarda gli studenti di origine straniera: siamo al 30 1%. Per chi è entrato in Italia tra i 16 ed i 24 anni la quota raggiunge il 49,6 %, si riduce al 20,8% se entrati tra i 10 ed i 15 anni.

Bisogna capire bene il significato di dispersione. Può avvenire a diversi stadi del percorso scolastico e può consistere nell’abbandono, nell’uscita precoce dal sistema formativo, nell’assenteismo, nella frequenza passiva o nell’accumulo di lacune e ritardi che possono compromettere le prospettive di crescita culturale e professionale degli studenti.

Soprattutto dopo la pandemia sono in aumento i casi di chi arriva in qualche modo al diploma senza però avere competenze da spendere nel mercato del lavoro. Cresce la dispersione implicita.

Nel convegno ascolteremo il caso di Catania, la città con il maggior numero di ragazzi che si allontano dalla scuola, fino al 25%. Sono i giovani invisibili di cui ci parlerà Giuseppe Di Fazio, autore di un libro sul tema. Altre buone pratiche ci saranno presentate da Raffaella Milano di Save the Children e da Marco Rossi Doria, già sottosegretario all’Istruzione.

Le proposte del tavolo pluriennale delle associazioni di docenti, dirigenti, famiglie, studenti verranno illustrate da Paola Bortoletto, presidente di Andis, da Adriano Bordignon, presidente del Forum Associazioni familiari, e da Francesco Lotito del Msac per i movimenti studenteschi.

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