Primi segni di una serie A senza padrone
Tutte le favorite racchiuse in soli tre punti e ben 13 club in soli 5 punti di differenza, ecco gli esordi di una serie A che, già al termine della quinta giornata, fatica ancora a trovare una leader.
La grande favorita e il derby perso
Partiamo dall’Inter, la grande favorita, secondo gli addetti ai lavori, prima dell’inizio del campionato. Il motivo è molto semplice, un duplice vantaggio rispetto a quasi tutte le altre big: la continuità tecnica (tra le altre “grandi”, solo Roma e Atalanta non hanno cambiato allenatore) e un mercato funzionale, con Zielinski e Taremi pronti ad innalzare la qualità delle seconde linee. Dopo il debutto con un pareggio contro il Genoa, la squadra di Inzaghi aveva convinto con le vittorie contro il Lecce e, soprattutto, quella contro l’Atalanta vinta 4-0 per i neroazzurri. Poi, il pareggio contro il Monza e la sconfitta nel derby contro l’altra milanese.
E, poco importa che probabilmente Inzaghi sia solo la prima vittima della nuova e cervellotica formula della Champions perché se i due pareggi della prima e della quarta giornata erano stati abbonati come “distrazioni”, ecco arrivare la sconfitta del derby a pesare come un macigno sulla favorita. Dopo ben sei vittorie consecutive nei derby, ecco infatti il tabù dell’Inter spezzato con un Paulo Fonseca che salva la panchina e regala una vittoria più che meritata che mancava da tanto, troppo tempo in un derby. Ed ecco che, per Simone Inzaghi, sembra di essere tornati indietro di un paio d’anni: una scelta discutibile nel momento più delicato della partita con il cambio del trio di centrocampo e i due laterali che ha finito con l’indebolire la squadra che, nonostante sia stata designata come favorita, si ritrova con gli stessi punti del Milan e a meno tre dall’attuale leader, il Torino.
Juventus: non si passa e non si segna
Passiamo poi alla Juve che, dopo le prime due giornate di vittorie contro Como e Hellas Verona, arriva al termine della quinta giornata con 0 gol subiti – è l’unica squadra del campionato a non aver subito gol – ma pochi gol segnati, solo sei nelle prime due partite e una serie di pareggi, ben tre consecutivi, che ci fa tornare indietro nel tempo di ben 32 anni. Era infatti dal 1992 che i bianconeri non infilavano una serie di tre pari senza reti di fila in Serie A. Peruzzi, Luppi, Galia, Kohler, Julio Cesar, Alessio, Reuter, Marocchi, Schillaci, Baggio, Casiraghi: questa l’ultima formazione capace di pareggiare tre volte di fila per 0-0 in Serie A nel 1992 quando in panchina c’era Giovanni Trapattoni ed era il finale di un campionato che vedeva i bianconeri, secondi, già staccati dal Milan. E adesso, oltre 32 anni dopo, quel poco invidiabile record si aggiorna con la Juve di Thiago Motta, che contro Roma, Empoli e Napoli ha chiuso la partita senza segnare né subire. Per il tecnico brasiliano è, poi, il secondo anno consecutivo che questo gli succede perché anche nella passata stagione, quando era alla guida del Bologna, aveva collezionato una serie di tre 0-0 tra la 4ª e la 6ª giornata contro Verona, Napoli e Monza. Un record che ci restituisce la realtà di una squadra che, come un bicchiere, potremmo vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. La parte mezza piena è, senza ombra di dubbio la difesa di ferro che, in ben 450 minuti di gioco, ha concesso appena 7 tiri in porta e ha portato la Juventus ad essere l’unica squadra che, nei cinque più importanti campionati europei (Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania), non ha subito neanche una rete.
D’altro canto, ecco poi la parte mezza vuota del bicchiere che si ritrova nella metà offensiva della squadra di Motta che, nonostante le sei reti nelle prime due partite, dimostra la debolezza di un attacco che sembra non riuscire a sbloccare la partita se non lo fa entro la prima mezz’ora. Un attacco, quindi, che preoccupa con delle statistiche in negativo: solo 15 tiri in 5 partite, una distanza media di tiro di 18,7 metri, a significare la fatica che i bianconeri fanno a rendersi pericolosi da dentro l’area e il terzultimo posto per gol previsti. A Thiago Motta, quindi, l’arduo compito di riempire anche l’altra metà del bicchiere, magari con una buona dose di energizzanti, se vuole evitare di battere il record di Trapattoni contro il Genoa.
Lotta scudetto e lotta salvezza
E quindi, in un campionato che non palesa ancora il suo leader, con attualmente il Torino in testa con 11 punti, ma marcato da molto vicino dal Napoli che – dopo la prima giornata con la sconfitta 0-3 a Verona – sembra essersi ripreso con i discorsi motivazionali di Conte e dall’ Udinese, a un solo punto di distanza dalla capolista, la lotta scudetto è più aperta che mai. A distanza molto ravvicinata dal podio della classifica attuale, ecco infatti Juve ed Empoli con 9 punti, le due milanesi con 8 e, a seguire le laziali con la Lazio a 7 punti e la Roma che, colpita dalla sfortuna per l’infortunio di Saelemaekers che rimarrà fuori tra le 10 e le12 settimane e un mercato partito in ritardo, si ritrova attualmente con 6 punti insieme ad Atalanta, Hellas Verona, Fiorentina e Bologna.
E se la lotta allo scudetto è più aperto che mai con tutte le big che, racchiuse in un soffio, stanno ancora cercando di nascondere le loro debolezze, ecco che sul fronte della lotta salvezza, la situazione non può che essere pressappoco la stessa con una bagarre nelle retrovie che interesserà probabilmente le tre neopromosse, Venezia, Como e Parma che, se hanno lasciato intravedere delle potenzialità interessanti, non sono però riuscite a nascondere delle lacune importanti e anche, quasi certamente l’Empoli, l’Hellas Verona, il Lecce, il Monza e il Cagliari che hanno, però, il vantaggio di essere maggiormente abituate al campionato di massima serie.
Un campionato, quindi, che con un mercato aperto fino a fine settembre e la nuova formula della Champions, sembra destinato a rimanere ancora molto aperto almeno per qualche altra giornata ed è, quindi, ancora in cerca del suo padrone.