Il mondo del calcio saluta Totò Schillaci

Si è spento il 18 settembre scorso, all’età di 59 anni, Salvatore "Totò" Schillaci, l’eroe che ci ha fatto sognare nelle "notti magiche" a Italia ‘90. Oggi, 20 settembre, i funerali
La camera ardente per il calciatore Totò Schillaci, scomparso il 18 settembre a 59 anni, allo stadio di Palermo, 19 settembre 2024 ANSA/IGOR PETYX

Dai bassifondi di Palermo a eroe delle “notti magiche” durante i mondiali casalinghi, ecco chi è stato Totò: il calciatore del popolo, il sognatore dentro e fuori dal campo.

Da Palermo… a Palermo

Si è spento all’età di 59 anni nella sua amata Palermo Totò Schillaci. Si è dovuto arrendere ad una recidiva del tumore al colon che aveva sconfitto anni fa. Si è spento, ma la sua luce rimane accesa, dalla sua Palermo al resto d’Italia. A Palermo ha iniziato e da qui si comincia la storia della leggenda che ha fatto sognare intere generazioni, quelle che hanno avuto la fortuna di vederlo giocare, segnare, sognare.

Nato e cresciuto nel popolare quartiere palermitano di San Giovanni Apostolo, il giovane Totò inizia a giocare nelle giovanili dell’AMAT Palermo, squadra di quartiere che rappresentava l’omonima azienda municipalizzata palermitana. Dopo poco la proposta del Palermo di acquistare sia lui che il compagno Carmelo Mancuso, quello che poteva essere un sogno per i due ragazzi, ma che è, poi, sfumato per un nulla. «La società rosanero per entrambi offrì 28 milioni di lire; ma i dirigenti dell’AMAT sapevano che da noi due dovevano guadagnare il massimo per sopravvivere e giocarono al rialzo chiedendo 35 milioni. Così, per soli 7 milioni non andammo al Palermo».

Passa quindi, nel 1982, dall’altra parte della Sicilia, nel Messina allenato da Franco Scoglio che di lui diceva «aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno». Il Messina quell’anno partiva dalla Serie C2 e, nella stagione 1985-86, grazie anche alle 11 reti di Schillaci, arrivava alla promozione in Serie B. Sotto la guida di Zdeněk Zeman, subentrato a Scoglio nel 1988-1989, Schillaci, con 23 gol, diventa capocannoniere del campionato cadetto. Nei 7 anni nel messinese, tra Serie C2, C1 e B, aveva giocato 256 gare coi peloritani, delle quali 37 in Coppa Italia: ed è ancora oggi il secondo giocatore più presente per il Messina in campionato (219 presenze, dietro solo ad Angelo Stucchi con 235) e con i suoi 77 gol totali (61 in campionato, 16 in Coppa Italia), è il secondo cannoniere assoluto – preceduto solo da Renato Ferretti (89 reti) – nella storia del club giallorosso.

Nel 1989 viene ingaggiato dalla Juventus per 6 miliardi di lire ed esordisce, quindi, in Serie A. Nella sua prima stagione in bianconero conquista subito il posto da titolare e realizza 15 gol in 30 partite di campionato, acquisendo il soprannome di Totò-Gol; ma tra liti, questioni personali e una contemporanea involuzione del suo calcio, fu presto venduto all’Inter. «Riparto da zero a 27 anni e cerco una rivincita»: queste le sue parole all’esordio nella stagione neroazzurra nel 1992. Molto buoni i suoi inizi in nerazzurro e anche i rapporti con il presidente Ernesto Pellegrini, ma la mancanza di continuità e i problemi fisici impediscono a quello che era stato il fuoriclasse dei Mondiali appena qualche anno prima, di rendere al meglio e per questo, nell’aprile del 1994, messo ai margini dall’Inter ancora prima del termine della stagione, si trasferisce in Giappone nelle file dello Júbilo Iwata, che gli aveva proposto un ottimo contratto dal punto di vista economico.

Schillaci diventa così il primo calciatore italiano a militare nel campionato giapponese e , nel 1997 vince con la sua squadra la J. League, ma subisce anche un serio infortunio che lo relega definitivamente lontano dai campi di gioco, fino al ritiro ufficializzato nel 1999.

E a Palermo si ritorna, dopo il ritiro, una Palermo che in realtà non aveva mai abbandonato e che non lo aveva mai lasciato, neanche nei suoi anni migliori. Perché, in quei terribili anni ‘90, non c’erano solo i Mondiali, c’era anche la mafia e Totò, da siciliano, aveva sempre quell’ombra addosso. «Una sera, in ritiro, Trapattoni si avvicina e mi fa: avete ucciso anche Falcone. Gli risposi: mister, ero con Baggio, chieda a lui cosa ho fatto. Non scherzava, l’aria era pesante. Ma andai a ripeterglielo quando lasciai la Juve: non l’ho ucciso io, né quei siciliani che non meritano pregiudizi» e per dimostrarlo, Totò torna a Palermo e gestisce il centro sportivo “Louis Ribolla” per realizzare il suo ennesimo sogno. Dopo aver ricevuto la sua rivincita, infatti, Totò prova a permettere lo stesso ai tanti ragazzi che cercavano una via d’uscita dai brutti giri della criminalità palermitana per non permettere più a nessuno di dire che Palermo, che la Sicilia è solo mafia.

L’eroe delle “Notti Magiche”

“Notti magiche inseguendo un goal sotto il cielo di un’estate italiana…e negli occhi tuoi voglia di vincere un’estate, un’avventura in più”: così recita la canzone più bella dei Mondiali, quella canzone che ci fa venire sempre la pella d’oca, quella che sembra proprio parlare di lui, di Totò Schillaci, di quella sua esultanza con gli occhi al cielo, le braccia aperte, la voglia di giocare, di segnare.

Perché sì, Totò è stato tanto, ma è stato soprattutto l’eroe di Italia ‘90. È in quell’estate che Salvatore Schillaci è diventato Totò, il grande Totò, l’eroe di quelle magiche notti, in quei Mondiali che non abbiamo vinto ma che ricorderemo sempre per lui, per il calciatore che ha trascinato gli azzurri fino alla semifinale persa poi con l’Argentina di Maradona, per il capocannoniere del campionato, per colui che è arrivato a un soffio dal pallone d’oro, per lui che non avrà vinto un Mondiale ma che, con il suo calcio, con i suoi gol, ha conquistato un’intera nazione e si è fatto ricordare in tutto il mondo per le sue magie.

«Nemmeno un folle avrebbe mai potuto immaginare cosa mi stava per accadere. Ci sono periodi nella vita di un calciatore nei quali ti riesce tutto. Basta che respiri e la metti dentro. Per me questo stato di grazia è coinciso con quel campionato del mondo. Vuol dire che qualcuno, da lassù, ha deciso che Totò Schillaci dovesse diventare l’eroe di Italia ’90. Peccato che poi si sia distratto durante la semifinale con l’Argentina. Una disdetta: abbiamo preso solo un gol in quell’edizione dei mondiali, e quel gol ci ha condannati». Queste le sue parole dopo quelle notti magiche, questo quello che ricorderemo di lui, di quel ragazzo che, dalla Sicilia della mafia è sbucato come un lampo nelle notti magiche, e fu subito Totò. Quindi, a Dio Totò, a portare anche in cielo quel miracolo che hai fatto ai Mondiali, la tua Sicilia, la tua Palermo, i tuoi sogni.

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons