Spreco di cibo, dieta mediterranea nei cassonetti

Nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia cresce del 45,6%. Bisogna investire sull’educazione alimentare nelle scuole per cambiare la cultura, il comportamento e lo stile di vita dei consumatori
Spreco di cibo foto Pixabay

È uno spreco enorme di cibo e di risorse ambientali. Gli italiani forse senza rendersene conto, ogni giorno buttano via quasi un etto di prodotti alimentari a testa. Un anno fa ne buttava meno di 70 grammi.

Ogni settimana quindi finiscono nel bidone della spazzatura ben 683,3 grammi di cibo pro capite rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023. In dodici mesi è aumentato il dato dello spreco alimentare in Italia segnando un preoccupante +45%. Lo certifica l’ultimo rapporto Campagna spreco zero 2024 dell’Osservatorio internazionale Waste Watcher, una collaborazione fra l’Università di Bologna e la società specialista in ricerche di mercato Ipsos.

Cosa sprechiamo di più? Si parla innanzitutto di frutta fresca, verdure, pane, insalate, cipolle, aglio, tuberi: trentasette italiani su cento dimenticano cosa hanno in frigo. E tre su quattro non vogliono o non sanno riutilizzare il cibo avanzato: il 75% degli italiani infatti non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli. Un paradosso visto che la cucina italiana è invidiata in tutto il mondo!

Ma molti italiani – tre su cinque – lamentano che spesso i prodotti non sono freschi prima ancora di acquistarli e poi si deteriorano presto. Il 42% delle risposte infatti individua la causa dello spreco casalingo nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. O ancora il 37% sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi.

Che strategie adottare? Per contrastare il fenomeno gli italiani mostrano una disponibilità marcata ad adottare comportamenti anti-spreco, con l’87% disposto a congelare i cibi e l’86% a utilizzare il cibo appena scaduto se ancora buono. Tuttavia, la disponibilità a donare cibo cucinato in eccesso (63%) e ad acquistare grandi quantità di cibo per surgelarlo (62%) è inferiore. La mancanza di una rete adeguata a tali pratiche potrebbero limitare l’adozione di queste strategie.

Bisogna inoltre prevenire sullo spreco investendo sull’educazione alimentare, soprattutto nelle scuole affinché le famiglie possano apprezzare il valore di un’alimentazione sana e sostenibile basata su prodotti alimentari di qualità. Passi avanti sono stati fatti, basti pensare che ormai tutti i ristoratori si sono adeguati per portare a casa il cibo in tavola non mangiato.

La speranza dell’Osservatorio Waste Watcher è che il tema trovi spazio al prossimo G7 agricoltura a Siracusa i prossimi 26-28 settembre, vigilia della giornata mondiale della consapevolezza su sprechi e perdite alimentari. Solo con un confronto con altri Paesi più virtuosi si possono trovare soluzioni più efficaci nella lotta allo spreco alimentare e migliorare il comportamento e lo stile di vita dei consumatori.

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