Chi riempie il vuoto dei giovani?

Pubblichiamo la riflessione di un nostro lettore sui recenti e tragici fatti di cronaca che hanno avuto come protagonisti, in storie drammatiche, dei giovani.
Fiori lasciati a Paderno Dugnano, nel Milanese, dove un 17enne ha confessato di avere ucciso i genitori e il fratello di 12 anni, 03 settembre 2024. ANSA/ SERGIO PONTORIERO

Molti dei casi di cronaca più o meno recenti portano con sé una drammatica domanda. Ma il grido soffocato di aiuto quasi sempre presente nei protagonisti, e purtroppo non percepito, chi lo sente? Pare non da chi sarebbe deputato a prestare cura e ascolto. Solitamente vengono definiti per praticità “Servizi” – a cui ciascuno può aggiungere – a seconda dei casi – i termini sociali, sanitari, psicologici, psichiatrici e via discorrendo… Parliamo di storie caratterizzate dalla tragicità delle conclusioni, quasi tutte terminano infatti con uno o più omicidi.

A questo si aggiunge l’abisso di malessere e del disagio adolescenziale e giovanile che molti vogliono datare al momento delle “chiusure” da Covid. Dal mio piccolo spiraglio di osservazione direi che la datazione è da considerarsi ben prima e la cosa è più preoccupante perché dovremmo tornare parlare, con l’aiuto di Freud, di assenza del padre e di altre concause già viste e sentite.

La transizione tra infanzia, adolescenza ed età adulta non è mai del tutto lineare, ma si configura un work in progress che non è esente da aspetti critici o traumatici. Per questa ragione, in una certa misura, aspirazioni e frustrazioni, aspettative e ansie; irrequietezza e delusioni sono tutti stati d’animo connaturati alle fasi dello sviluppo. E accompagnano la crescita, che attraverso questi passaggi consente alla persona di assumere la consapevolezza di sé e del suo ruolo nel mondo che lo circonda.

Oggi abbiamo due fattori importanti che ci incalzano: l’urgenza e il grande vuoto da riempire.

Infatti, sembra evidente che tra gli adolescenti ci sia un “vuoto emotivo”. Ed inoltre, grazie ai social, è abbastanza sdoganato l’odio che monta fino ad avere un bisogno di tirarlo fuori perché troppo spesso non si riesce a verbalizzare.

Negli anni ‘70 c’è stata la violenza politica, poi negli anni ’80 il dilagare della droga e sembra che oggi sia l’odio la nuova droga che si “consuma”. Spesso tanti giovani e giovanissimi hanno con sé un coltello non tanto per un vezzo di moda, ma proprio per usarlo se capita la giusta occasione. Occorre tenerne conto per genitori, educatori e forze dell’ordine.

Ma allora cos’è che accomuna situazioni tanto diverse? La radice comune, come sottolineato anche nell’ultima relazione della garante dell’infanzia, si ritrova spesso nella fragilità dei legami sociali e familiari.

In questo senso, si capisce come il ruolo della comunità educante sul territorio costituisca un fattore cruciale nel contenere questi fenomeni. Fenomeni che si alimentano proprio nella carenza di senso di comunità, di rispetto verso sé stessi e gli altri, di modelli educativi. Sicuramente abbiamo perso alcuni fondamentali compagni di viaggio che sono famiglia e comunità.

Si mette, dunque, sotto accusa spesso il carattere “smidollato” dei genitori o la frammentazione della famiglia ipermoderna, la sua incapacità di dire no ai vezzi e ai vizi dei figli. Loro non sanno stare in piedi di fronte ad una sconfitta.

Evocare il padre col bastone, rimpiangere la sua vecchia autorità simbolica? Restaurare l’ordine della famiglia tradizionale, rafforzare gli strumenti di controllo o di repressione? Condannare le cattive pratiche e i comportamenti irresponsabili? Sembra assurdo che alcuni delitti recenti raccontino l’invidia della felicità o della tranquillità delle vittime. Tutto ciò è indice di una visione sbagliata e dell’incapacità di essere empatici e di accettare gli altri.

Sembrano esistere due modi di prendere la vita. Uno inabissato in un godimento illimitato che ne sopprime la spinta generativa. Il desiderio si affloscia in una vita troppo piena di oggetti per essere desiderante. Uno invece neo-depressivo, che sembra invece più semplicemente spegnersi, disattivarsi, non esistere più. Anziché vivere pienamente, si preferisce chiudere i ponti con la vita, creare sistemi di difesa, isolarsi appunto, separarsi dal mondo. L’indebolimento del desiderio è il vero tema che attraversa il disagio giovanile contemporaneo: la fatica di desiderare, l’eclissi, la scomparsa del desiderio come forza generativa. Cosa fare allora? Come uscirne?

Bisognerebbe sempre ricordare che il disagio giovanile non coincide con il mondo giovanile. Per evitare la sua estensione bisognerebbe innanzitutto avere fiducia nei giovani e nella loro audacia. 

Occorre includerli il più possibile nella vita civile e sociale. Potenziare la scuola e i luoghi di formazione, credere nelle loro capacità, offrire occasioni di lavoro, di espressione, di parola. Insomma, il contributo delle vecchie generazioni non può limitarsi a segnalare il disagio giovanile delegando agli psicologi la sua cura, ma deve aprire le porte, coltivare i talenti, trasmettere la potenza vitale del desiderio, favorire gli spazi anche pubblici, collettivi, della sua esistenza.

Non si tratta tanto di sorvegliare e di punire, ma di scommettere davvero sulle nuove generazioni. L’esistenza dei figli dovrebbe costringerci a decentrarci da noi stessi, a pensare che il tempo ha una profondità che non coincide con la nostra vita, che i nostri figli ci sopravviveranno. Dovrebbe ricordarci che il compito delle vecchie generazioni non è quello di ostacolare le nuove, ma quello di favorire la loro crescita. 

Facile a dire, ovviamente, difficile assai da praticare specialmente dopo un lungo periodo di abbandono della cura anche nel senso di “care” – interesse. E così pure l’incapacità di creare e sviluppare Comunità, spazio extra familiare, ma con tanti ingredienti in comune.

Concludo con una provocazione, senza farmi prendere da scontri ideologici o paventare incursioni politiche, suggerirei di cambiare una trilogia nota: Dio Patria e Famiglia in – viste le premesse – in Dio (lasciamoci il suo aiuto…) Cura e Comunità.

 

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