Imparare a lasciare andare

Imparare a lasciare andare le cose, le situazioni, ci aiuta ad essere liberi

Un celebre personaggio ha raccontato di un suo incontro al Vittoriale degli Italiani con Gabriele D’Annunzio, poeta, vate, comandante e quant’altro. Camminando nelle stanze della grande villa, questi aveva espresso apprezzamento per i tanti cimeli, che lì sono un po’ dovunque. Alcuni straordinariamente belli.

D’Annunzio, scuotendo il capo, gli aveva chiesto di alzare lo sguardo a una scritta: “Io ho quello che ho donato”. Poi aveva preso un oggetto, e nonostante le sue cortesi rimostranze, glielo aveva regalato: “Ecco, te lo dono. Da questo momento è mio”. Una frase sbalorditiva. Non sorprende tanto che a dirla sia stato un tipo come D’Annunzio, sorprendono le parole in sé.

In genere si ha l’idea che donare significhi privarsi di qualcosa, anche se lo si fa volentieri, per un regalo che fa felice l’altro o l’altra. Ma le parole di D’Annunzio indicano che nel dono c’è di più. Sembrerebbe essere l’unico modo per possedere veramente qualcosa. Ma ha senso una cosa del genere? Pare di sì.

L’antropologo Marcel Mauss sostiene che l’essere umano nella sua natura più intima sia proprio un “donatore”. Secondo lui è nel dono, senza alcun contratto, senza alcun interesse, che c’è la base del vivere sociale e delle relazioni umane. Ma i suoi sono discorsi complicati.

Andando a qualcosa di più semplice, ma non meno profondo, a inizio anno lo scrittore Alessandro Baricco, reduce da una seria malattia, è stato intervistato a Che tempo che fa da Fazio. A conclusione dell’intervista, Baricco ha detto una frase sorprendente, il riassunto di quanto aveva compreso durante la lunga degenza: “ho capito che la felicità sta nella capacità di lasciare andare le cose”. Una frase in cui risuona quanto aveva detto D’Annunzio.

Questi due personaggi, con parole diverse, sottolineano che il donare, il lasciare andare, hanno la capacità di spalancare le porte dell’anima. Che rimangono chiuse se si è attaccati alle cose, che si aprono se se ne è distaccati. Solo mediante il distacco si può essere liberi, e godere di possedere tutto. Perché non si è più attaccati a niente. Se si riesce a fare  questa esperienza, ci si accorge di poter vivere una vita entusiasmante. L’hanno fatta in tanti, quest’esperienza.

San Francesco, ad esempio. Basta immergersi nel suo meraviglioso Cantico delle Creature, per capirlo. E la giovane Etty Hillesum, che prima di essere deportata a Auschwitz, dove sarebbe stata uccisa, annotava nel suo diario: “In me scorrono i larghi fiumi e s’innalzano le grandi montagne… Tutti i paesaggi sono in me, ho tanto posto ora, in me c’è la terra e c’è anche il cielo”. Possedeva tutto, Etty, perché era stata capace di distaccarsi da tutto. Anche dalla vita. Era libera.

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