Il Brasile blocca X, il social network di Elon Musk

Dal 31 agosto, le autorità brasiliane hanno bloccato l'accesso a X (ex Twitter), il social network di Elon Musk, dopo ripetute inosservanze di disposizioni giudiziarie. Musk denuncia quella che ritiene una censura. X è stata sanzionata anche da Regno Unito, Unione Europea e Australia
Elon Musk, proprietario della piattaforma X, ex Twitter. Foto Ansa EPA/ZBIGNIEW MEISSNER POLAND OUT

La giustizia brasiliana ha dato un segnale importante: il mondo non è obbligato a sopportare il “tutto vale” dell’estrema dell’estrema destra di Musk solo perché è ricco”. Così il presidente Luiz Inácio “Lula” da Silva ha commentato la ratifica della Suprema Corte di Giustizia alla sentenza di sospensione di X (ex Twitter), che dal 31 agosto è inattiva in Brasile.

Secondo il suo proprietario, Elon Musk, si tratta di una persecuzione e di una censura da parte del governo brasiliano: “Semplicemente perché non abbiamo obbedito ai loro ordini illegali di censurare i loro avversari politici”.

La decisione della Corte, adottata all’unanimità, conferma la sentenza del giudice Alexandre de Moraes emessa dopo il rifiuto dell’azienda di nominare un rappresentante legale, come richiede l’ordinamento giuridico brasiliano per tutte le realtà commerciali che operano nel paese. Il Brasile rappresenta per X il sesto mercato a livello mondiale con 21,5 milioni di utenti (dopo Usa, Giappone, India, Indonesia e Regno Unito).

La vicenda dura ormai da molti mesi. Nell’ambito delle indagini per determinare le responsabilità dell’assalto al Congresso e ai palazzi federali di Brasilia da parte di seguaci dell’ex presidente Jair Bolsonaro, l’8 gennaio 2023, la Corte Suprema intimò a Facebook, Twitter, Telegram, TikTok e Instagram di bloccare gli account di persone accusate di incitare alla violenza, all’intervento militare contro le istituzioni democratiche, di sostenere o permettere l’invasione e gli atti vandalici di quel giorno.

Mentre in un modo o nell’altro, le altre piattaforme hanno collaborato o almeno dialogato con la giustizia (Telegram, oggetto della stessa intimazione, ha nominato un rappresentante legale e l’oscuramento è stato revocato), Twitter (poi divenuto X), già di proprietà di Elon Musk da pochi mesi, ha sistematicamente ignorato le intimazioni della Corte, incorrendo in multe e provvedimenti che ha volutamente ignorato.

“Da quando Elon Musk ha acquistato Twitter ci sono grandi difficoltà a denunciare post violenti e discriminatori“, conferma in dialogo con Città Nuova Manoela Mayrink, giornalista, ricercatrice e dottoranda in Comunicazione presso l’Università Federale Fluminense. Lei stessa ha denunciato post che esprimevano «apertamente razzismo, misoginia, violenza contro animali… e la risposta della piattaforma è stata, in tutti i casi: “questo post non infrange le regole della piattaforma”».

La Costituzione e le leggi brasiliane hanno una posizione molto definita sulla difesa dei diritti umani e della democrazia, e Musk ha dimostrato di non volerle rispettare o di cercare un confronto”, considera Mayrink. Lo conferma Bruna Santos, esperta di diritto digitale, citata dall’Agencia Brasil, secondo la quale sono comuni in X “contenuti illegali, tra i quali quelli che fanno apologia di droghe o pornografici“. Ricordando che in Brasile la libertà di espressione non permette, ad esempio, l’incitazione alla violenza, al delitto o al colpo di Stato, l’esperta aggiunge che in altri paesi, X ha collaborato con governi allineati con le posizioni dell’imprenditore. Per esempio, la monarchia saudita è uno degli azionisti della piattaforma.

Autoproclamatosi “assolutista della libertà di espressione”, apertamente trumpiano e bolsonarista, Elon Musk pubblica sistematicamente attacchi al giudice De Moraes dal suo account personale. L’ultimo post appoggiava una manifestazione di piazza di bolsonaristi nella quale si chiedeva l’impeachment del giudice. Musk lo accusa di censurare “la fonte della verità numero 1 in Brasile” e di congelare illegalmente gli attivi di Starlink, l’azienda di connettività digitale di Musk sulla quale la Corte intende rivalersi, vista l’attuale assenza di personale, uffici o conti bancari di X in Brasile.

La sospensione di X è avvenuta infatti dopo la chiusura della sede brasiliana dell’azienda, con licenziamento istantaneo del personale e dei rappresentanti legali, il 17 agosto scorso, decisione che il multimilionario ha attribuito alle “istanze di censura” di De Moraes. In un comunicato, X ha informato che il giudice avrebbe minacciato il rappresentante legale di arresto se la piattaforma non avesse rispettato le precedenti risoluzioni giudiziarie.

Manoela Mayrink concorda con l’opinione di alcuni analisti, secondo i quali Musk ha usato il Brasile per “testare fino a che punto poteva forzare la mano in un sistema democratico per poi eventualmente ripetere il suo modus operandi in Europa o negli Usa” (X è attualmente oscurato in Cina, Corea del Nord, Iran, Myanmar, Russia, Turkmenistan, Venezuela).

Secondo Mayrink, l’acquisto di Twitter-X non si inquadra nell’espansione commerciale di un gruppo economico: “Non si tratta di affari, ma di un mezzo di diffusione delle sue idee…”. Il valore dell’azienda è infatti sceso in modo esponenziale dopo le prese di posizione di Musk.

Tra gli account e i post che la giustizia brasiliana aveva intimato di sospendere o bloccare si contano posizioni neonaziste, video con violenza esplicita su animali e persone, incitazioni al vandalismo e alla presa del potere da parte dei militari.

Nell’era Musk di X si sono anche rimosse le etichette che su Twitter segnalavano i media vincolati a governi (Vaticano compreso), cosa che ha permesso agli account filo-statali di aumentare la loro visibilità e la loro propaganda del 70%, misurata in termini di like e interazioni nei 90 giorni precedenti e seguenti il cambiamento di policy, secondo una ricerca dell’ong statunitense News Guard che ha seguito l’andamento di 12 account di Cina, Iran e Russia.

X è stata sanzionata anche da Regno Unito, Unione Europea e Australia. Il premier australiano Anthony Albanese (descritto da Musk come “il commissario della censura”) ha definito Musk “un milionario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge”, perché la piattaforma ha rifiutato di rimuovere video che per la giustizia australiana incitano all’odio e alla violenza, come riporta Agencia Brasil.

La risposta delle istituzioni brasiliane agli abusi permessi da X è stata chiara, afferma Mayrink. “Pur con tutti i suoi limiti, qui esiste un sistema democratico con istituzioni che funzionano, e la giustizia è intervenuta”. E aggiunge: con la sospensione, il Brasile manda anche “un messaggio a Europa e Stati Uniti”.

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