Educazione civica, al via le nuove linee guida nella scuola

Si affida all'istituzione scolastica un compito che spetta a tutta la società. Bisogna lavorare per una nuova costituente della scuola.
Bambini

A partire dall’anno scolastico 2024/2025 entreranno in vigore le nuove linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica. Il testo sostituirà le linee guida precedenti, con l’aggiunta di ulteriori contenuti, e ridefinirà traguardi e obiettivi di apprendimento a livello nazionale.

Il ministro dell’Istruzione Valditara così presenta le nuove linee guida: “Coerentemente con il nostro dettato costituzionale, le nuove linee Guida promuovono l’educazione al rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, valorizzando principi quali la responsabilità individuale e la solidarietà, la consapevolezza di appartenere ad una comunità nazionale, dando valore al lavoro e all’iniziativa privata come strumento di crescita economica per creare benessere e vincere le sacche di povertà, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita”.

“Ispirandosi al concetto di ‘scuola costituzionale’, il documento conferisce centralità alla persona dello studente e punta a favorire l’inclusione, a partire dall’attenzione mirata a tutte le forme di disabilità e di marginalità sociale. Le nuove Linee guida – prosegue Valditara -vogliono essere uno strumento di supporto e di guida per tutti i docenti ed educatori chiamati ad affrontare, nel quotidiano lavoro di classe, le sfide e le emergenze di una società in costante evoluzione e di cui gli studenti saranno protagonisti. La scuola si conferma pilastro del futuro del nostro Paese”.

In linea di principio tutte affermazioni interessanti e condivisibili: individui responsabili, solidali, incardinati nella società, persone responsabili della crescita economica, del benessere, dell’ambiente e della qualità della vita collettiva; ciascuno protagonista di inclusione nella comunità. La scuola pilastro del futuro. Il Ministero enuncia tutti gli altri punti salienti del documento sul suo sito[1].

Il lavoro degli istituti scolastici ne trarrà ispirazione sicuramente, quanto a darne piena attuazione non è pensabile che siano sufficienti le 33 ore annuali. Cogliendo le carenze valoriali della società si cerca la stampella della scuola a cui si chiede di occuparsi dell’intero scibile dei comportamenti umani che la collettività non è più in grado di veicolare.

I valori si vivono e si assumono a seguito delle relazioni in cui si sperimentano. Per questo molti nella scuola stanno inseguendo l’educazione prosociale e le soft skills, andando controcorrente rispetto ad altre emanazioni del ministero che – rispolverando il merito, la competitività, la valutazione quantitativa – contrasta questo orientamento e contraddice lo stesso provvedimento oggetto di questo intervento.

Vale la pena allora di collegare qui il discorso a quello della comunità educante e pensare ai fini della scuola. Parafrasando un grande pedagogo torinese “bisogna formare buoni valori e buoni cittadini”. Ma i buoni valori nascono dalla vita e malgrado tutto il tempo passato a scuola, paradossalmente, spesso gli studenti pensano alla “vita” come a quanto vissuto al di fuori di questa. Lo vedo fin dalla scuola primaria negli occhi dei bambini quando si parla di norme di comportamento digitale, alimentare…, quando emergono sostegni familiari a comportamenti opposti a quelli proposti a scuola. Altrettanto paradossali sono tante situazioni: la scuola deve occuparsi di educazione alla salute mentre lo Stato lucra sulla vendita di tabacco e alcool; la scuola deve occuparsi di educazione alla convivenza ed all’inclusione mentre i media parlano di episodi di violenza e prevaricazione…

Quante sono le “educazioni” di cui dovrebbe occuparsi la scuola? Quante sono le diseducazioni di cui la società si fa mediatrice?

La parti politiche sono sempre portatrici di valori, scontato quindi che anche le indicazioni date alla scuola lo siano in grado più o meno esplicito. La scuola tuttavia dovrebbe essere sostegno del futuro e non stampella di punti di vista parziali.

Da tempo come “Rete Insegnanti Italia”, oganizzazione che riunisce centinaia di docenti di tutta Italia, collaboriamo tra insegnanti di tutti gli ordini scolastici e con associazioni di ogni orientamento e siamo concordi nel chiedere una “costituente della scuola” per arrivare ad avere delle scuole vive ed efficaci e rilanciare il tassello “istruzione” nell’alveo delle comunità educanti[2] e della società.

La scuola andrà avanti, i docenti ce la metteranno tutta, i valori della Costituzione saranno ancora proposti, vissuti, interiorizzati. Perché il mondo della scuola ha una sua resilienza che gli ha permesso di andare al di là delle mode e dei cambiamenti mantenendo saldo il timone dell’educazione.

[1] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-pronte-le-nuove-linee-guida-del-ministero-dell-istruzione-e-del-merito-per-l-insegnamento-dell-educazione-civica-valditara-valorizzati-principi

[2] La compartecipazione di soggetti pubblici e privati al progetto educativo dei cittadini è uno strumento riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione per promuovere e rafforzare l’alleanza educativa, civile e sociale tra la Scuola e le comunità educanti territoriali.  [  ]https://www.invalsiopen.it/patti-educativi-comunita/ ]

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