Indonesia, fra controversie e instabilità
Qualche settimana fa abbiamo parlato dell’Indonesia che si prepara alla visita, ormai prossima, di papa Francesco. La chiave di lettura era soprattutto di carattere religioso, con una ovvia particolare attenzione al mondo dell’Islam, visto che l’arcipelago indonesiano ospita il numero più alto di musulmani al mondo.
Questa volta cerchiamo di approfondire alcuni aspetti della vita politica del Paese, che nelle ultime settimane ha vissuto un importante anniversario ma, allo stesso tempo, attraversa un momento controverso proprio nella fase conclusiva del secondo mandato del presidente Joko Widodo, spesso citato anche dai media con l’appellativo di Jokowi.
Il 17 agosto l’arcipelago indonesiano ha celebrato il settantanovesimo anniversario dell’Indipendenza, ottenuta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Per la prima volta, le solenni celebrazioni si sono tenute nella nuova capitale – Nusantara – che sarà costruita nel Kalimantan orientale, a circa 1.200 chilometri da quella attuale: Giakarta. Il progetto di trasferimento, di cui si parla da molto tempo, è legato al pericolo del progressivo sprofondamento sotto il livello del mare della metropoli. Tuttavia, la questione ha sollevato molte polemiche che continuano da tempo e si sono riacutizzate con la decisione del presidente Widodo di tenere le celebrazioni di quest’anno proprio a Nusantara.
A pochi mesi dal passaggio delle consegne al neo-eletto Prabowo Subianto, si stanno facendo sempre più pressanti le critiche a Widodo, che è accusato del ‘fallimento’’ del progetto per la nuova capitale lanciato durante la sua presidenza con l’assicurazione di attrarre investimenti dall’estero.
La località è isolata e la nuova capitale dovrà nascere dal nulla, anche se alcuni palazzi sono già pronti. Alle celebrazioni della settimana scorsa hanno infatti partecipato personalità politiche, amministrative, militari, religiose, ma non la popolazione locale impossibilitata ad arrivare sul luogo per mancanza di mezzi pubblici.
Nei mesi scorsi, il presidente aveva firmato un decreto per garantire investitori – sia locali che dall’estero – in grado di costruire e gestire la dimensione immobiliare della città per circa 190 anni. La questione ha suscitato polemiche e tensioni con le dimissioni di vari protagonisti del progetto.
Se la nuova capitale è stata una delle priorità del secondo mandato di Widodo, non sembra invece essere nella lista delle preferenze immediate del presidente entrante, Prabowo. In effetti, non pochi sono piuttosto dubbiosi sulla decisione di lasciare agli investitori – anche stranieri – la gestione degli immobili della nuova città per quasi due secoli.
Si tratta di una decisione che per molti rischia di creare non pochi problemi al Paese a causa deli interessi che suscita e alle tante realtà immobiliari che potrebbero avventurarsi anche senza fornire garanzie nella costruzione di Nusantara.
I costi, inoltre, appaiono stratosferici già oggi e, senza dubbio, sono destinati a lievitare nel tempo: trentacinque miliardi dollari. Inoltre, “Jokowi” terminerà il suo mandato senza poter operare dagli uffici presidenziali e amministrativi già completati, che avrebbero dovuto essere già utilizzabili e non lo sono a causa di problemi di collegamenti idrici ed elettrici. Comunque, anche se si procedesse, la nuova capitale, secondo il parere degli esperti, non potrebbe essere pienamente agibile e funzionante prima di trent’anni.
A poche settimane dall’arrivo di papa Francesco ciò che più preoccupa sono le diffuse manifestazioni che si stanno moltiplicando per le strade di Giakarta, capitale storica del grande arcipelago. Al centro delle proteste vi sono alcune proposte e pressioni da parte del presidente uscente al fine di realizzare “politiche nepotiste” che confermerebbero una concezione del potere come questione “familiare”.
La cosa non è così inusuale in molti Paesi asiatici, dove la vita politica è spesso gestita da gruppi familiari, anche per generazioni. Al centro della questione sta una controversa proposta di legge per una riforma elettorale che rafforzerebbe l’influenza dell’attuale Capo dello Stato e del suo alleato e successore, Prabowo Subianto, che entrerà in carica a ottobre.
La nuova proposta mira fra l’altro a eliminare lo sbarramento dei trent’anni di età per candidarsi alle elezioni regionali. Tale norma vigente è stata anche riconfermata da una sentenza della Corte costituzionale. Tuttavia, il presidente uscente sta facendo pressione per arrivare all’approvazione delle nuove norme. Queste permetterebbero, di fatto, a uno dei suoi figli, Kaesang Pangarep – 29 anni – di candidarsi a governatore dello Stato di Java centrale nelle elezioni di novembre 2024. Non solo. La riforma prevede anche altre modifiche che renderebbero impossibile la ricandidatura del governatore uscente di Jakarta, Anies Baswedan, il maggiore esponente dell’opposizione.
L’accusa di buona parte dell’opinione pubblica è che si tratti, quindi, di riforme ad personam e questo ha creato tensioni sociali non indifferenti, proprio perché già da tempo Widodo è stato accusato di aver attuato politiche favorevoli a membri della propria famiglia.
In occasione delle ultime presidenziali, infatti, l’Assemblea aveva approvato una norma che ha consentito al figlio maggiore di Widodo, Gibran Rakabuming Raka, di concorrere e poi di ottenere la carica di vice-presidente, assicurando così una successione di carattere quasi-dinastico ai vertici del Paese. Da qui il malcontento crescente e diffuso di ampi settori della società, soprattutto fra accademici e studenti universitari, sfociate in imponenti manifestazioni di piazza. Dalle notizie di questi giorni, sembra ci sia stata una retromarcia di Widodo, con la speranza che torni la serenità anche in vista dell’arrivo di papa Francesco.