Ecodesign per l’Europa

Nuove norme europee mirano a rendere sostenibili, durevoli ed ecocompatibili tanti prodotti.
Ecodesign. Tavolo in acciaio inox con legno di eucalipto certificato FSC made in Brazil, Rio de Janeiro. È un esempio del corretto uso dell'ecodesign e dei materiali rispettosi dell'ambiente. (Design by Palmetal - Alex Rio Brazil wikipedia)

Prodotti durevoli, sicuri, energeticamente efficienti, riparabili e riciclabili, con un minore impatto ambientale: è la progettazione ecocompatibile che nuovi standard europei stabiliscono all’interno dell’Unione europea (Ue). La progettazione ecocompatibile, o ecodesign, implica che si realizzino valutazioni ambientali quando si sviluppano dei prodotti, con l’obiettivo di concepire manufatti con il minimo impatto ambientale durante l’intero arco del loro ciclo di vita.

Infatti, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, i processi industriali e l’uso dei prodotti sono responsabili del 9,10% delle emissioni di gas serra nell’Ue, mentre la gestione dei rifiuti rappresenta il 3,32%. Pertanto, creare prodotti più efficienti e sostenibili fin dall’inizio aiuterebbe a ridurre il consumo di energia e risorse, poiché si stima che oltre l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto è determinato durante la fase di progettazione.

I produttori europei sono già tenuti a rispettare norme di ecodesign per elettrodomestici come frigoriferi, aspirapolveri, computer e riscaldatori, con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico e mitigare l’impatto ambientale negativo sin dalla fase di progettazione. Il nuovo regolamento sulla progettazione ecocompatibile, entrato in vigore lo scorso 18 luglio, riguarda quasi tutti i tipi di prodotti, ma primariamente quelli ad alto impatto ambientale, come ferro, acciaio, alluminio, tessuti, mobili, pneumatici, detergenti, vernici e prodotti chimici.

Queste norme, come anche quelle previste dal regolamento sul diritto alla riparazione, puntano inoltre a contrastare il fenomeno della cosiddetta obsolescenza programmata, per evitare che i prodotti perdano la propria funzionalità a causa delle caratteristiche proprie del design, della mancanza di pezzi di ricambio o dell’impossibilità di aggiornare il software.

Inoltre, le nuove norme puntano a contrastare la distruzione dei prodotti invenduti che è uno spreco di preziose risorse economiche e sta diventando un problema ambientale, considerando che l’Ue produce ogni anno più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti, dei quali ben 180 chili di rifiuti di imballaggio all’anno per ogni cittadino europeo. Ancora, secondo dati della Commissione europea, si stima che nel 2021 ci sia stato un risparmio annuale sul consumo energetico del 10% grazie ai prodotti ecodesign.

Nello specifico, i requisiti minimi di ecodesign dei prodotti sul mercato dell’Ue, che saranno stabiliti precisamente in seguito, miglioreranno la durabilità, l’affidabilità, la riutilizzabilità, l’aggiornabilità, la riparabilità, la possibilità di manutenzione e ristrutturazione, la possibilità di ristrutturazione e riciclaggio, l’uso o l’efficienza delle risorse, il contenuto riciclato, la presenza di sostanze chimiche pericolose, gli impatti ambientali e la generazione prevista di materiali di scarto.

Il nuovo regolamento introdurrà un passaporto digitale del prodotto per gruppi di prodotti specifici, che fornirà informazioni su prestazioni, tracciabilità, documentazione tecnica, sostanze chimiche nocive, manuali utente, ecc. In tal modo, i consumatori avranno la possibilità di confrontare le informazioni dei passaporti dei prodotti, attraverso un portale web gestito dalla Commissione europea, migliorando la propria capacità di scelta.  Oltre che facilitare i controlli da parte delle autorità pubbliche, il passaporto digitale semplificherà anche la riparazione o il riciclaggio dei prodotti e il monitoraggio delle sostanze problematiche lungo la catena di fornitura.

Infine, saranno introdotti requisiti di trasparenza per le aziende che scartano prodotti di consumo invenduti, mentre la Commissione europea potrà vietare, in una fase successiva, la distruzione di particolari gruppi di prodotti che hanno impatti ambientali significativi. Così, le grandi aziende saranno obbligate a comunicare il numero di prodotti di consumo invenduti scartati all’anno e le ragioni per cui ciò si è reso necessario, mentre la distruzione di prodotti di abbigliamento, accessori e calzature invenduti sarà vietata due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento. I prodotti che riveleranno delle alterazioni delle loro prestazioni durante i test saranno vietati.

Infine, i mercati online saranno tenuti a collaborare con le autorità di vigilanza del mercato per garantire misure di vigilanza efficaci, mentre le autorità di vigilanza del mercato potranno a ordinare alle piattaforme online di rimuovere i prodotti che non sono conformi ai requisiti di progettazione ecocompatibile.

La Commissione europea stabilirà anche dei requisiti di progettazione ecocompatibile per gli appalti pubblici, comprese le specifiche tecniche obbligatorie e i criteri di selezione. Gli Stati membri, poi, potranno fornire incentivi ai consumatori per fare scelte sostenibili, in particolare quando i prodotti più sostenibili non sono abbastanza accessibili, ad esempio, introducendo buoni ecologici e tasse verdi.

Il nuovo regolamento sulla progettazione ecocompatibile, fa parte di un pacchetto di misure che sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Piano di azione dell’economia circolare del 2020, quel modello di produzione e consumo che prevede la condivisione, il noleggio, il riutilizzo, la riparazione, la ristrutturazione e il riciclo di materiali dei prodotti esistenti il ​​più a lungo possibile, in modo da estendere il ciclo di vita dei prodotti.

Le nuove norme contribuiranno ad aiutare l’Ue a raggiungere i suoi obiettivi ambientali e climatici, raddoppiando il suo tasso di circolarità nell’uso dei materiali e raggiungendo i suoi obiettivi di efficienza energetica entro il 2030 e di economia circolare entro il 2050. Del resto, le stime indicano che, oltre aumentare la competitività e stimolare l’innovazione, a un’economia più circolare potrebbe dare impulso alla crescita economica e creare 700.000 nuovi posti di lavoro nella sola Ue entro il 2030.

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