Olimpiadi 2024: fine dei Giochi e bilancio

Calato il sipario sull'edizione parigina dei Giochi Olimpici, a mente serena è il momento di fare un bilancio.
Olimpiadi 2024: Federico Alessandro, Giorgio Malan e Matteo Cicinelli - EPA/Tamas Kovacs HUNGARY OUT

Iniziamo subito bene: obiettivo 40 medaglie raggiunto con ben 2 ori in più rispetto alla scorsa edizione. Ma non sono solo i metalli ad essere pesanti, è anche il legno che pesa a Parigi…

Le ultime medaglie…e il record di legno

Obiettivo Tokyo raggiunto, sì, facile dirlo ora che tutto è finito ma difficile, quasi impossibile anche solo pensarci a qualche giorno dalla fine. La mattina del terzultimo giorno erano ben 10 le medaglie che ancora mancano all’appello e sembrava ormai difficile replicare la magia di Tokyo. Ma ecco che, una dopo l’altra, sono arrivate tutte le medaglie che ci servivano: sei venerdì, tre sabato e l’ultima, quella assicurata dalla finale di pallavolo femminile, nell’ultima giornata di gare. Quaranta medaglie esatte: stesso bottino di Tokyo, ma con un peso diverso perché sono 12 ori, 13 argenti e 15 bronzi che gli azzurri portano a casa, al posto dei 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi della passata edizione. Un risultato impressionante, certo, che lo diventa ancora di più se si pensa anche al record di 25 “medaglie di legno”, 25 quarti posti che, come minimo, avrebbero potuto essere dei bronzi.

Ma andiamo in ordine e ripartiamo dalle ultimissime medaglie delle magiche giornate parigine, ripartiamo dalla medaglia numero trentatré, appena accennata, per ripercorrere insieme gli ultimi podi azzurri.

“Penso che se ce l’avessero detto non ci avremmo creduto. Pensiamo sempre che le altre sono più forti, ma stavolta lo siamo state noi” queste le parole delle neo campionesse del mondo Vittoria Guazzini e Chiara Consonni che, nella gara pesantissima del Madison in cui non partivano affatto da preferite ed avevano iniziato “ un po’  confuse” riescono a fare un miracolo nell’ultima parte di gara e, in particolare, negli ultimissimi giri in cui si sono portate sul gradino più alto del podio, sul tetto del mondo a festeggiare la seconda medaglia – dopo quella del quartetto dell’inseguimento maschile – al Velodrome di Saint-Quentin-En-Yvelines. Ma non c’è due senza tre perché – e qui facciamo un salto avanti di 24 ore (siamo nel tardo pomeriggio di sabato)- dal ciclismo su pista arriva anche la medaglie numero tre. A portare questa medaglia a casa Italia, stavolta, sono Elia Viviani e Simone Consonni, sempre nella madison. Una gara folle, la loro, dominata dall’inizio fino alla fine, con un oro sfumato solo a causa di una brutta caduta di Simone che, comunque, ha deciso di non mollare per regalare al suo compagno, il veterano Elia Viviani l’argento che completa la sua collazione di metalli a cinque cerchi e, alla sua famiglia, la medaglia numero tre di queste Olimpiadi, dopo il suo bronzo all’inseguimento e l’oro della sorella nella madison.

E, così come nella madison, anche nella ginnastica una medaglia tira l’altra perché, dopo il bronzo della nostra formichina atomica, ecco arrivare il bronzo della squadra di ginnastica ritmica nel pomeriggio di sabato: le Farfalle, infatti, dopo il bronzo a Tokyo, si riconfermano di bronzo nella finale dell’all-around a squadre con Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Agnese Duranti, Daniela Mogurean e Laura Paris che chiudono con il punteggio di 68.100 alle spalle di Israele (68.850) e Cina (oro con 69.800).

Ma ritorniamo indietro, a quell’ultimo venerdì che ci ha regalato ben 6 medaglie e chiudiamo con l’ultima – prima di passare a quelle dell’atletica – che ci arriva dal taekwondo con il  numero 1 al mondo: è il livornese Simone Alessio che, nella categoria –80 kg porta a casa un altro bronzo nella finale per il terzo posto ai danni del numero 2 del ranking mondial, lo statunitense CJ Nickolas.

E chiudiamo con il sabato con una medaglia attesa 36 anni dall’Italia, quella che nella prima, regale apparizione a cinque cerchi, Giorgio Malan riporta a casa. Arriva direttamente dai giardini della Reggia di Versailles, infatti, il bronzo di pentathlon moderno del nostro Giorgio. Una medaglia che mancava dal bronzo di squadra a Barcellona 1992 per la disciplina e, per l’individuale, dal bronzo di Carlo Massullo a Seul 1988.

Medaglie, nuove promesse e sogni dall’atletica

E una menzione speciale merita, invece, l’atletica. Sì, è vero, non si è replicato il capolavoro di Tokyo, non abbiamo rivissuto quei magici trenta minuti, i nostri campioni non si sono riconfermati, Sì, è vero, ma quante emozioni, quanta storia, quanti sogni e nuove promesse da questa atletica.

Parlavamo prima di quarti posti e da qui ripartiamo, ripartiamo da quei quarti posti che sembrano quasi un record negativo, quei quarti posti che potrebbe sapere di sconfitta eppure, quei quarti posti per cui, in realtà – togliendo quelli frutto di assurdi errori arbitrali – si dovrebbe gioire a scapito di chi pensa o dice “ma c’è o ci fa?” perché quei quarti posti sanno non di sconfitta, ma di crescita, di potenziale, di nuove promesse e sogni che si realizzeranno, di medaglie che arriveranno.

Medaglie che arriveranno, poi, nemmeno troppo tardi perché non possiamo iniziare a parlare di atletica se non da lei: il quarto posto subito diventato d’argento, la nostra magica Nadia Battocletti. Un bronzo sfiorato nei 5000 metri per lei, arrivata quarta ma con il bronzo al collo per la squalifica di un’avversaria, poi il ricorso e l’amaro risveglio: ricorso accolto e Nadia chiude senza medaglia. Poi la voglia di riscattarsi, di rimettersi al collo quella medaglia accarezzata ma che, alla fin dei conti, non sentiva neanche tanto sua ed ecco la finale dei 10.000: tosta ma Nadia c’è, sta in testa per un po’, poi si rimette nel primo gruppo, è una gara lunga, la resistenza si vede alla fine, alla fine solo chi ne ha di più nelle gambe vince ed ecco gli ultimi giri: Nadia c’è ancora, fa qualche sorpasso, si porta avanti quinta, quarta, terza, seconda, sta per prendere la prima, qualche metro ancora e ce l’avrebbe fatta ma va bene, sarà per la prossima, intanto Nadia è argento nei 10.000 metri, è un sogno, è storia, è magia.

“È un sogno. Oggi mi sono lasciato andare, sono contento” queste le parole di Andy Diaz che, nelle stesse ore che hanno consacrato Nadia regina della resistenza e della velocità, si è appeso al collo la sua prima medaglia in maglia azzurra e la prima, per noi, nel salto triplo dopo quella del suo allenatore, Fabrizio Donato, a Londra. Di bronzo, come quella di 12 anni fa, è anche quella di Andy, l’atleta, di origine cubana che ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2023 e che, però, promette: “Con la maglia azzurra voglio fare ancora molto”.

Una nuova stella che nasce per la nostra nazionale Andy, ma non è l’unico, ci sono quei 25 quarti posti insieme a lui e, tra questi, c’è un certo Stefano Sottile. Nella serata di sabato sera, quella di Tamberi nel salto in alto, quella poi rovinata dai malori del nostro capitano che, comunque, ha saltato e ci ha fatto sognare e sperare, ecco una piccola luce che si accende per Stefano. Salti con molto margine i primi, poi percorso netto fino a 2,31, è tra i primi, un errore, supera il suo record, salta 2,34, potrebbe bastare, ma se non avesse fatto errori, e invece chiude quarto in una gara che non ci ha regalato le stesse emozioni di quattro anni fa, quarto, sì, ma con il suo nuovo record personale, con la stessa altezza finale di chi è arrivato primo e con la consapevolezza, per tutti noi, che si è appena accesa una stella.

A mente serena, ma con il cuore ancora pieno, quindi, possiamo dire che il nostro bilancio si chiude in positivo, in positivo così come ci prepariamo ad accogliere, tra poco più di una settimana, i Giochi Paralimpici perché anche lì abbiamo record da superare e stelle che aspettano di accendersi.

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