Lo sguardo di Paolo Ricca

Si è spento il pastore e teologo valdese. Luminoso testimone di autentica vita cristiana. Un ricordo

È morto Paolo Ricca, pastore valdese e teologo, esponente di punta del protestantesimo in Italia nel mondo. Così ne ha dato notizia Nev l’organo di stampa della Chiesa Valdese. Ma le numerose attestazioni di stima e i messaggi di cordoglio fanno emergere un profilo di alto livello soprattutto sul piano ecumenico.

L’ho conosciuto personalmente in occasione di interviste per la Radio Vaticana. Mi impressionava il suo sguardo aperto sulle diverse anime del Cristianesimo. Nel rapporto a tu per tu, e sono molte le testimonianze, «lo si sentiva un vero fratello, profondamente guidato dallo Spirito Santo».

Gloria Iani, per anni alla segreteria ecumenica del Movimento dei Focolari, ricorda l’invito a far conoscere la Chiesa Valdese ad una scuola internazionale di ecumenismo e il suo sogno di una Chiesa unita nella «diversità riconciliata».

Come ebbe a dire in un’intervista ad Aurora Nicosia per Città Nuova in preparazione allo scorso Giubileo, ora di grande attualità, a lui stava a cuore ciò che è l’essenza del Cristianesimo comune a tutti i cristiani: la fede in Gesù «vero Dio e vero uomo e che come tale ci manifesta i due volti di Dio. Anzi – aveva aggiunto – direi che ci rivela il volto divino dell’uomo e il volto umano di Dio, ricordandoci che siamo fatti a sua immagine».

E ancora, quale punto di incontro verso cui tutti possono convergere indicava il ritorno «al significato biblico della conversione del cuore», «cuore quale centro della persona”, «vuol dire conversione anche della mente, degli atteggiamenti, dei sentimenti, dei comportamenti, tale che comporta una trasformazione completa, un passaggio dalla morte alla vita che va alla radice stessa dell’essere». Questo il suo stile di vita.

Nel 2022 era stato protagonista di un fatto storico: per la prima volta nella storia millenaria della Basilica di s. Pietro, un pastore valdese aveva preso la parola «in piena libertà e fraternità». Ed aveva calato nella vita quotidiana di ogni cristiano la figura di Pietro, “roccia” su cui poggia la costruzione della Chiesa: «Gesù – aveva detto – ha bisogno di molti Pietro, non basta uno solo».

«Forse questa sera – sono ancora sue parole – vuole fare di noi dei piccoli Pietro. Delle piccole rocce domestiche sulle quali lui vuole costruire la sua Chiesa in un’Europa largamente secolarizzata e anche in questa città».

Il prof. Ricca è ora riconosciuto, come scrive il vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, mons. Derio Olivero, «un fratello nella fede che ha fatto del dialogo un annuncio vero, schietto e sincero, perché le profetiche indicazioni del Concilio Vaticano II (a cui aveva partecipato come osservatore) potessero trovare nelle comunità cristiane l’autentica rivoluzione dello Spirito di unità».

Davvero un «luminoso testimone di autentica vita cristiana e instancabile costruttore di nuove e profetiche strade di fraternità nel comune cammino ecumenico», come hanno scritto nel loro messaggio i responsabili del Movimento dei Focolari in Italia, Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, manifestando  vicinanza e affetto alla famiglia e alla comunità valdese.

Venerdì, dalle 9 alle 11, è allestita la Camera ardente presso l’ospedale San Camillo di Roma. Sabato i funerali a Torre Pellice, dove è nato nel 1936, mentre il 14 settembre un saluto “ecumenico” a Roma.

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