Fuoco vicino ad Atene

Dopo 4 giorni, gli incendi divampati in Grecia nella regione di Maratona non sono ancora estinti ma sembrano sotto controllo. I danni sono ingenti e molte famiglie sono senza casa. La solidarietà europea ha certamente aiutato, ma restano non affrontate le carenze del sistema di prevenzione e allerta
Incendio sul monte Penteli, nell’Attica nordest, Grecia, 12 agosto 2024. ANSA/GEORGE VITSARAS
epa11546311 A fire approaches houses at Penteli mount, northeast Attica, Greece, 12 August 2024. Despite efforts by civil protection forces throughout the night, the fire raging in northeast Attica had advanced rapidly and was moving in the direction of Penteli, having spread over the Penteli mountain range. Authorities evacuated the Penteli Children's Hospital and the 414 Military Incendio sul monte Penteli, nell’Attica nordest, Grecia, 12 agosto 2024. ANSA/GEORGE VITSARAS

Ancora una volta i greci sono spettatori nello stesso film.

Dal pomeriggio della domenica scorsa, 11 agosto, fuochi feroci a Nord-Est di Atene hanno bruciato quasi 100 mila ettari, decine di case, imprese e macchine, in più c’è stata anche una vittima – una donna di 60 anni che lavorava in una delle imprese bruciate cosa che succede quasi ogni estate, questa volta però non si tratta solo di fuochi boschivi ma di furiosi incendi che sono arrivati a meno di trenta chilometri dal centro di Atene.

L’incendio principale si è sviluppato tra Varnavas e Grammatiko (pochi chilometri a nord di Maratona), ha quindi salito e disceso tre colline arrivando al monte Pentele (1.100 metri, dove si trova la cava del famoso marmo pentelico) poi al sobborgo balneare di Nea Makri  e alla città di Maratona per piegare infine verso Vrillissia e Chalandri, proprio ai confini del cimitero delle due località e a poco più di 20 Km dal Partenone di Atene.

Nonostante lo sforzo immenso di 560 vigili di fuoco, supportati da aerei ed elicotteri, e di numerosi volontari, il risultato è stato devastante. Si deve sottolineare che le case bruciate non erano case di campagna o di vacanza ma vere e proprie case di residenti, il che vuol dire che molte persone si trovano adesso proprio a zero, in attesa di un aiuto del municipio o dello stato, che in ogni caso non basterà.

Una delle case distrutte dal fuoco apparteneva a una delle persone condannate per incendio colposo per aver provocato il disastroso incendio di Mati (23 luglio 2018), in cui morirono 104 persone: tragica ironia oppure autentica nemesi? E se nessun vicino in questi giorni ha tentato di aiutarlo, è pur vero che nessuno è felice o prova consolazione per quello che gli è accaduto. 

Il governo greco ha fatto ricorso al Meccanismo Europeo di Protezione Civile e parecchi paesi hanno risposto alla richiesta di aiuto, come Francia, Italia, Serbia, Romania e Cipro. Anche la Turchia si è dichiarata disponibile al soccorso. Però la catastrofe è ormai avvenuta. 

Come succede in simili circonstanze, in politica l’intera opposizione attacca e accusa  il governo, e non senza ragione. È vero che la crisi climatica è un fatto noto da decenni, e si sa che la siccità colpisce specialmente i paesi mediterranei, ed è innegabile che le alte temperature e il vento forte che cambiava continuamente il percorso del fuoco hanno contribuito non poco al disastro, ma non si possono ignorare le carenze di personale e di mezzi aerei; e rimane il fatto che i vigili di fuoco, questi veri eroi, sono pagati pochissimo e che la maggior parte del personale è stagionale.

Per tutto questo, per i periodi in cui sono frequenti fuochi e incendi si può fare di  più con un’adeguata programmazione e il coordinamento dei servizi pubblici a molti livelli. Si dice che chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla, solo che questa storia degli incendi che si ripresentano ogni anno sta costando moltissimo alla natura, all’economia e alla vita quotidiana di molte, troppe persone. E alla qualità di vita di moltissime altre.   

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