Zanzare “allevate” combattono la dengue

Ogni anno in tutto il mondo vengono segnalati circa 390 milioni di casi di dengue, con un'incidenza aumentata di 30 volte negli ultimi 50 anni. In Italia nell’ultimo anno sono stati registrati 324 casi. Ma la stessa zanzara vettore della dengue e di altre malattie tropicali altamente trasmissibili può diventare veicolo per la neutralizzazione locale del contagio. Promettenti i risultati in alcune città del Brasile e della Colombia.

La febbre dengue non è più solo la malattia delle città dei paesi in via di sviluppo, complici il cambiamento climatico, la crescita dei viaggi internazionali e della popolazione urbana. Mal di testa, febbre alta, dolori muscolari, nausea, vomito, irritazioni cutanee e, in casi limitati, emorragie nasali o gengivali, indicatori di forme gravi che possono portare anche alla morte, sono i sintomi di questa infezione trasmessa dalle zanzare aedes aegypti e da zanzare tigre infette.

Questi insetti vivono e si riproducono in ambienti tropicali e subtropicali urbani e suburbani e possono trasmettere agli umani anche i virus zika e chikunguña, e la febbre gialla. Il contagio diretto tra persone non è possibile: è la zanzara che punge un infetto che trasmette le malattie alle sue “vittime” successive.

L’aumento delle temperature a livello mondiale e fenomeni meteorologici come il Niño hanno esteso la loro presenza fuori delle aree subtropicali, giungendo a regioni temperate dell’America del Sud, con presenza di casi anche nel Mediterraneo orientale. In Italia, sono stati confermati dall’Istituto superiore di sanità, 324 casi di dengue, tutti “importati” da viaggi, nessuno dei quali ha però causato la morte del paziente.

Basta poca acqua stagnante per permettere all’insetto di deporre le uova. Le autorità sanitarie dei paesi più colpiti realizzano campagne di sensibilizzazione per la disinfestazione domestica di giardini, grondaie, scoli, vasi, e qualsiasi oggetto in grado di raccogliere acqua pulita.

In America Latina, il dengue batte ogni record con proiezione esponenziale. Oltre 9 milioni di casi (con 4.500 morti) nei primi sei mesi del 2024, il doppio di quelli di tutto il 2023, anno del massimo storico rilevato.

In alcune città della regione come Niteroi (Brasile) o Medellín, un metodo messo a punto da una università australiana ha offerto risultati promettenti nella lotta contro la malattia. Il professor Scott O’Neill dell’università Monash di Melbourne, attivo in questo campo sin dai primi anni 90, scoprì che il batterio wolbachia, presente nel 50 % degli insetti – tra cui le api, le farfalle e i moscerini della frutta, ma non nelle zanzare aedes aegypti e tigre – bloccava la crescita del virus della dengue e di alcuni altri virus.

Dopo la fase di sperimentazione, insieme alla sua equipe, O’Neill ha messo a punto il “metodo wolbachia”, che consiste nell’immettere il batterio nelle uova delle zanzare i cui giovani esemplari, rilasciati nelle zone dove sono presenti le malattie in oggetto, si incrociano con la popolazione di aedes aegypti portatrice di malattia per gli umani. Le successive generazioni di zanzare non saranno più in grado di trasmettere i virus all’uomo. Il batterio wolbachia non provoca rischi per l’uomo nè per l’ambiente, giacchè non altera l’equibrio ecologico e non apporta modificazioni genetiche.

Oggi il World Mosquito Program (Wmp), organizzazione del terzo settore con finanziamenti privati e pubblici, partner dell’università Monash di Melbourne, ha al suo attivo interventi in 14 paesi di America Latina, Asia e Oceania.

Dopo Jakarta, in Indonesia, l’esperimento è stato realizzato nel 2015 a Medellín, in Colombia, e a Niterói, nella zona metropolitana di Rio de Janeiro, in Brasile. A distanza di nove anni, l’incidenza della dengue nella regione di Antiochia, a Medellín, in cui vivono 4,4 milioni di abitanti, si è ridotta del 95%. A Niterói, periferia di Rio de Janeiro, del 70%.

«La differenza del nostro metodo rispetto ad altri è che non puntiamo a sterminare le zanzare, bensì a sostituire la popolazione di aedes aegypti con le nostre “zanzare con wolbachia”», spiega a El Pais la biologa Catia Cabral, incaricata del laboratorio-allevamento del Wmp di Niterói.

Il programma di intervento presenta alcune sfide. Occorre anzitutto convincere le amministrazioni comunali a un investimento che varia dai 6 ai 10 euro per abitante, che per i municipi latinoamericani non è poco, anche se l’esborso si effettua una sola volta. L’altro aspetto in cui occorre lavorare è l’informazione alla cittadinanza. L’efficacia dell’intervento si basa sul rilascio di zanzare per le strade cittadine, cosa che può preoccupare i residenti.

A Medellín, l’anno scorso un gruppo di persone ha protestato davanti al laboratorio del programma, accusando Bill Gates, uno dei finanziatori del Wmp, di disseminare microchips in grado di influire sulle menti attraverso le zanzare. Episodi analoghi con denunce di cospirazioni di varia indole sono accaduti in altre città. A Niterói, città di mezzo milione di abitanti, vincere la disinformazione è stato possibile grazie al paziente e capillare lavoro dei medici di famiglia nei quartieri.

Nelson Grisales, responsabile del progetto a Medellín, auspica che l’iniziativa sia assunta dai governi nazionali. Attualmente parte da una proposta del Wmp autorizzata dai municipi. «Quando si comprenderà che i metodi di controllo biologico sono naturali e non implicano manipolazione, i governi cominceranno a richiederli», ha affermato Grisales in dialogo con Radio France Internationale. «Ci vuole tempo, perchè è un approccio rivoluzionario, ma credo che siamo sulla strada giusta».

«Come? Tutti i sindaci stanno cercando di sterminarle e voi volete che io liberi zanzare in città?», fu la reazione del sindaco di Niterói nel 2015, ricorda l’assessore alla Salute Anamaría Schneider. Ma poi accettò, confidando nella scienza. Il monitoraggio del processo ha poi dimostrato che ogni real investito ottiene un ritorno tra i 44 e i 550 reais di risparmio nelle spese sanitarie (tra gli 8 e i 101 euro).

In seguito, altre quattro città brasiliane hanno avviato il processo, alle quali se ne sono aggiunte nel giugno scorso altre sei, che hanno cominciato a ricevere e diffondere zanzare con wolbachia.

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