Frate Pio d’Andola e la Terra santa
Con i suoi 93 anni, a ragione, Pio d’Andola, frate minore del convento della Madonna della Vetrana di Castellana grotte, in provincia di Bari, può ben dire di aver speso la sua vita al servizio della gente e in particolare della Terra Santa. A riconoscerlo con l’ufficialità del caso è stato proprio il Patriarca di Gerusalemme dei latini, card. Pierbattista Pizzaballa che ha voluto presenziare la celebrazione in occasione dell’anniversario dei settant’anni di sacerdozio del frate pugliese.
Era il 1985 quando Pio d’Andola per la prima volta andò in Terra Santa. «Mi sono innamorato di tutto ciò che si riferisce a quella terra benedetta e martoriata – ha riferito a Giuseppe Caffulli che lo ha intervistato per la rivista Terra Santa –. Da allora collaboro strettamente con la Delegazione di Roma».
Commissario di Terra Santa per la Puglia e il Molise, Pio d’Andola ha operato in vari modi in Terra Santa. Ha guidato oltre 3 mila pellegrini, si è occupato della organizzazione logistica dei programmi, ha dato il suo contributo di tecnico radioamatore e geometra. Le pietre della Terra Santa portano il segno di questo attivissimo frate. «Il daffare non manca in Terra Santa», dice.
Negli ultimi vent’anni si è dedicato alla scansione dell’imponente archivio fotografico conservato presso il monastero della Flagellazione, un lavoro di straordinaria importanza per la Terra Santa, la cristianità e il mondo intero. Sono stati scansionati oltre 200mila scatti ad alta definizione, fotografie in bianco e nero, a colori, negativi e diapositive.
Un patrimonio iconografico inestimabile che documenta l’attività centenaria dello Studium Biblicum Franciscanum a partire dagli anni Trenta del scorso secolo. Fu Michele Piccirillo, archeologo della Custodia, morto nel 2008, a intuire l’importanza di convertire tutta la documentazione fotografica in supporti digitali. Dopo la catalogazione il materiale potrà essere messo a disposizione per lo studio e di consultazione.
Pio d’Andola se n’è occupato fin dal 2005 aiutato, in seguito, da Francesco Clemente, cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Per quest’opera, il 9 marzo scorso, presso il Convento della Flagellazione, il Custode di Terra Santa, Francesco Patton ha consegnato ai protagonisti la medaglia Grato Animo. Un riconoscimento importante.
Il ministero di Pio d’Andola, vissuto nell’umiltà francescana, è longevo e ricco di esperienze formative di livello. Il frate, infatti, è sacerdote, musicista, teologo, dottore in Scienze naturali, radioamatore e geometra. Si accosta ai frati minori a dieci anni, in seguito ad un incontro con padre Gaetano Melillo. Entra nel Collegio serafico di Ascoli Satriano.
«“Ho la coscienza – ha detto nel corso della celebrazione per il settantesimo di sacerdozio – che già nella fanciullezza Dio mi dette un segno. La chiamata arrivò attraverso un sorriso di un giovane frate, che seguii, appena decenne, ancora per gioco e ancora inconsapevole del disegno divino. Con altri due confratelli approdai avventurosamente al noviziato, a rivestire questo saio che è stato il mio guscio, il mio passaporto, la mia protezione per muovere lieto il cammino sul passo nudo di Francesco fino a essere consacrato prete, sempre frate, ma non prete per me, soltanto per gli altri».
Con Pio d’Andola il convento di Castellana Grotte è diventato un punto di riferimento per la Terra Santa. Il commissariato, infatti, ha il compito di organizzare la colletta “pro Terra Sancta” del Venerdì Santo, promuovere solidarietà e giornate ad hoc a sostegno della missione francescana in Terra Santa, organizzare pellegrinaggi nei luoghi biblici e diffondono materiale informativo e oggetti religiosi.
Ma l’impegno maggiore del frate è nel sollecitare volontari. Ne ha procurati al Monte Nebo, a Emmaus e alla Flagellazione. Affinché la Terra Santa non sia un luogo qualsiasi, ma la perenne memoria del soffio di Dio nella storia.
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