Olimpiadi 2024: gli azzurri spiccano il volo

 Meno tre alla fine delle Olimpiadi e gli azzurri, dalla ginnastica all’atletica, passando per la Senna, vincono medaglie inaspettate.
Alice D'Amato (ANSA - EPA/CAROLINE BREHMAN)

Siamo a quota trentatré medaglie a meno tre dalla fine dei Giochi e ormai la quota 41 non sembra neanche così difficile da raggiungere ma, anche oltre i numeri, i nostri azzurri non smettono di stupirci.

La ginnastica artistica si colora di azzurro a Parigi

“Meraviglioso. Incredibile. Indimenticabile” queste sono le parole della Federginnastica al termine di una gara di ginnastica artistica storica che ha coronato, per la prima volta nella storia, un’italiana campionessa olimpica di ginnastica artistica. L’italiana in questione è la 21enne Alice D’Amato che ha messo al collo il metallo più pesante nella gara di specialità alla trave davanti alla cinese Zhou e all’azzurra più giovane della spedizione: la 17enne Manila Esposito. Un risultato straordinario, non solo perché prima di questa gara l’Italia aveva vinto solo tre argenti: di squadra nel 1928 e nel 2024, pochi giorni fa, e individuale nel corpo libero di Vanessa Ferrari nel 2021, ma anche perché a gareggiare con le nostre due azzurre c’erano delle atlete a dir poco affermate e decisamente favorite, tra queste la regina: Simone Biles. Tutti erano arrivati a Bercy con l’dea di veder trionfare la magica Simone, poi però una caduta che ha abbassato il punteggio della stella statunitense e un errore che ha penalizzato anche l’altra favorita per una medaglia, la brasiliana Rebeca Andrade. Ed ecco qui arrivare la nostra Alice in punta di piedi, ma decisa a fare la storia: un esercizio impeccabile che l’ha consegnata alla storia e le ha consegnato il pubblico della Bercy Arena che era entrato per assistere all’esibizione di un’atleta storica e si è, invece, ritrovato ad applaudire un’atleta che ha fatto un’impresa storica. Un oro, un bronzo, la storia e i complimenti della Regina che ha così commentato gli esercizi delle nostre azzurre: “Hanno fatto un esercizio fantastico e saranno d’esempio per le giovani ginnaste italiane”.

Ma questo, per la ginnastica, è stato solo l’inizio perché, dopo l’argento delle fate e questa splendida doppietta, arriva anche il bronzo – il primo individuale della storia della ginnastica ritmica italiana- della nostra fantastica Sofia Raffaeli che, dopo essere partita dalla prima posizione nella finale del concorso generale, si è confermata ad altissimi livelli e, nonostante due errori nella palla e nel nastro, è riuscita nella storica impresa di salire sul podio dell’ around individuale con un punteggio finale di 136,300 che poco si allontana da quello della bulgara Kaleyn (140,600) e della neo campionessa olimpica, la tedesca Varfolomeev (142,850).

Ruggero Tita and Caterina Banti (ANSA – EPA/OLIVIER HOSLET)

Ancora medaglie, dal mare di Marsiglia alle acque della Senna

E, a proposito di veterani come la nostra Sofia, ormai una garanzia a soli 20 anni, non ci deludono sul campo di regata di Marsiglia, i due veterani della vela Ruggero Tita e Caterina Banti. La coppia, dopo l’oro a Tokyo, si riconferma sul tetto del mondo anche a Parigi portando, grazie alla loro Nacra 17, la medaglia d’oro numero 10 alla spedizione azzurra che, con questa, raggiunge lo stesso numero di ori della precedente edizione di Giochi.

E tornando alle medaglie inattese, invece, ci spostiamo al Vaires-sur-Marne Nautical Stadium dove l’argento nella canoa sprint C2 500 di Gabriele Casadei e Carlo Tacchini, riporta una canadese biposto tricolore sul podio olimpico dopo ben 64 anni dall’ultima, quella di Aldo Dezi e Francesco La Macchia a Roma 1960. La medaglia d’argento «significa molto perché dimostra che il Mondiale dell’anno scorso non è stato il risultato che meritavamo (settimi, ndr). Le Olimpiadi sono la competizione più grande. Quinti tornare a casa con una medaglia è sempre soddisfacente» queste le parole di Carlo Tacchini al termine di questa storica gara.

Altra medaglia inaspettata arriva, infine, dalle acque non proprio cristalline della Senna, da una fantastica Ginevra Taddeucci che sale sul terzo gradino del podio nella 10 km di fondo di nuoto femminile. L’azzurra, fuori dai Giochi fino a un mese fa per non essere riuscita a strappare il pass per le Olimpiadi ai Mondiali di Doha, è riuscita a riportare il Tricolore sul podio olimpico otto anni dopo Rachele Bruno a Rio 2016. La fiorentina classe 97, ancora incredula, commenta così la sua gara nella location più criticata e temuta dagli atleti di questa edizione olimpica: “Non è mai finita fino a che non tocchi il tabellone. (…)Non pensavo di prendere una medaglia, è stato bellissimo”. Sempre nella 10 km, poi, da segnalare, anche il quarto posto di Domenico Acerenza e il nono di Gregorio Paltrinieri – dopo una gara passata in testa fino agli ultimi km – nella gara maschile di stamattina.

Diana Bacosi (L) and Gabriele Rossetti (R) (ANSA – EPA/VASSIL DONEV)

Medaglie e soddisfazioni dallo skeet all’atletica

E dalle medaglie inaspettate, torniamo a quelle a cui siamo quasi abituati come quella che ci arriva dallo Skeet a squadre miste dalla ormai coppia fissa Diana Bacosi e Gabriele Rossetti. La coppia azzurra, dopo una qualificazione ai limiti della perfezione con un punteggio di 149/150 ha vinto l’oro nella finale di Skeet Mixed Team di Parigi 2024, battendo gli americani Smith e Hancock per 45-44.Non solo una medaglia, però, ma anche un record assoluto per Diana Bacosi che diventa la prima italiana a vincere tre medaglie in tre edizioni di Olimpiadi e che commenta così il suo record “Tre medaglie in tre Olimpiadi per me è tanta roba, ora continuo fino a Los Angeles” e un regalo al suo papà e primo CT per Gabriele Rosetti che, dopo la perdita del padre nel 2018, dedica a lui ogni sua vittoria.

Altra conferma arriva poi, nel primo pomeriggio di oggi anche da Antonino Pizzolato che, dopo il bronzo a Tokyo, si riconferma di bronzo anche a Parigi portando, in extremis, la medaglia numero 31 a casa Italia. L’azzurro, nella categoria 89 kg del sollevamento pesi, infatti, con 172 nello strappo e 212 nello slancio totalizza 384 e conquista il gradino più basso del podio, superando di un soffio il romeno Robu (383).

E, tornando alle coppie assodate, passiamo ad un quartetto ormai più che assodato, quello composto da Filippo Ganna, Jonathan Milan, Francesco Lamon e Simone Consonni. Il magico quartetto del ciclismo su pista, ex campione olimpico e record del mondo a Tokyo 2020, ha sì dovuto cedere lo scettro, ma non si allontana dal trono grazie ad un bronzo che si aggiunge ad un ricchissimo palmarès che vede, oltre a questo e un altro bronzo, ben otto ori e tre argenti in questa specialità.

Mattia Furlani – ANSA – EPA/CHRISTIAN BRUNA

Avrà ancora tempo per arricchire il suo palmarès, invece, il nostro Mattia Furlani che, a 19 anni, dopo il bronzo nel salto in lungo con la misura di 8 metri e 34 centimetri, è diventato il più giovane atleta italiano a vincere una medaglia olimpica nell’atletica leggera nell’ultimo secolo. “Mi sono stufato di piangere, sennò sembra che sono un piagnone. È stato incredibile, ci ho creduto fino alla fine, questa è stata l’emozione più grande avuta nella mia vita” queste le parole della giovane promessa del salto in lungo che, reduce da una stagione magica, in cui ha superato più volte il record under 20 del salto in lungo, non fa che continuare a stupirci portando a casa la prima medaglia dell’atletica di queste Olimpiadi e la seconda medaglia nella storia del salto in lungo maschile dopo quella di Giovanni Evangelisti a Los Angeles 1984.

Impresa, quella di Mattia, che anche la nostra Larissa ha provato a replicare nella sua finale di salto in lungo che ha, però, concluso ai piedi del podio dopo, comunque, un’ottima gara.

Ultima medaglia di giornata, la numero trentatré – l’undicesima di oro – arriva a sorpresa, proprio negli ultimissimi giri, dalla madison femminile con la coppia Vittoria Guazzini e Chiara Consonni che, nonostante l’assenza della coppia Balsamo-Paternoster, sono riuscite a portare in alto, altissimo, i colori della bandiera italiana…ma avremo tempo per parlarne e adesso, reduci da queste splendide medaglie, non smettiamo di guardare in alto perché, oltre alle tante finali ancora da giocare, ci sono in finale per la prima volta nella storia le nostre ragazze della pallavolo e il nostro portabandiera Gimbo che, nonostante tutti i problemi, sappiamo già che ci farà spiccare il volo.

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